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Rifiuti alla Sentina, partito il processo

San Benedetto del Tronto | Imputato è Primo Di Lorenzo, rinviato a giudizio per danneggiamento e smaltimento non autorizzato di rifiuti. Sotto accusa anche la S.I.T.A. S.r.l.

Si è celebrata oggi (26.6.2009) presso il Tribunale di Ascoli Piceno - Sezione distaccata di San Benedetto del Tronto, dinanzi al Giudice monocratico dott.ssa Giuliana Filippello, la prima udienza dibattimentale del processo penale contro Primo Di Lorenzo, rinviato a giudizio per danneggiamento e smaltimento di rifiuti perché, nel corso del 2006, «quale affittuario di un fondo agricolo in località Sentina, attraverso uno scavo lungo m 190, danneggiava il canale d'irrigazione realizzato dal Consorzio di Bonifica del Tronto nonché per m 80 effettuava l'attività di riempimento utilizzando oltre al terreno anche polistirolo e residui di cemento della condotta irrigua demolita, e così smaltendo senza autorizzazione i predetti rifiuti non pericolosi».

L'ingente quantità di polistirolo interrato nell'area della Sentina è costituito dalle cassette nelle quali vengono acquistate le piantine che i coltivatori mettono poi a dimora per le intensive coltivazioni che da qualche anno caratterizzano la zona in questione ed i materiali cementizi di risulta altro non sono che le canalette dell'impianto centralizzato di irrigazione di proprietà del Consorzio di Bonifica del Tronto, il quale ne ha denunciato il danneggiamento.

Tali canalette non sono infatti conformi alle avanzate tecniche di irrigazione utilizzate dai coltivatori professionali in Sentina, seppur mai dismesse e comunque utilizzate dai piccoli agricoltori diretti.

All'udienza si è costituita parte civile la Riserva Naturale Sentina, difesa dall'avv. Stefano Quevedo, la quale, individuata per l'assetto naturale dei luoghi, come sistema omogeneo di aree terrestri, fluviali e lacuali, fu istituita nel 2004 allo scopo istituzionale di conservare, mantenere e proteggere gli habitat, la flora e la fauna dell'area della Sentina e di promuovere le attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica alla stessa correlate.

La Riserva ha, dunque, esercitato l'azione civile nel processo penale perché le azioni contestate al Di Lorenzo sono idonee a modificare sia gli habitat di flora e fauna presenti, sia le tecniche di irrigazione che pesantemente influiscono sugli equilibri per la cui tutela la Riserva è stata istituita. D'altronde è sotto gli occhi di tutti la modifica del tipo di coltivazione verso modelli intensivi, vietati dalla delibera istitutiva della Riserva ed estranei alla storia e alle finalità di conservazione della stessa.

Si è, dunque, perpetrato un attacco alla integrità territoriale della Riserva, nel più totale dispregio delle sue finalità di tutela e della sua autorità sull'area interessata, con compromissione della sua immagine.

La Riserva ha inoltre prodotto copia di un contratto di affitto di fondo rustico dal quale si evince che le aree interessate dalle condotte criminose contestate era, in quel periodo, affittata dal Comune di Ascoli Piceno alla S.I.T.A. S.r.l. con divieto di cessione, subaffitto e quant'altro. Dal che si deduce che il Di Lorenzo verosimilmente non coltivava in proprio i terreni siti nella Sentina, ma su incarico e sotto la vigilanza della detta società.

Pertanto l'avv. Stefano Quevedo ha chiesto ed ottenuto la citazione in giudizio della S.I.T.A. S.r.l. quale responsabile civile, chiedendo alla stessa ed al Di Lorenzo il risarcimento dei danni materiali e morali consistenti nella alterazione dell'ordine e dell'equilibrio naturale della Riserva e nella lesione dell'immagine della Riserva stessa che vede compromesse le istituzionali finalità di tutela ad essa affidate.

26/06/2009





        
  



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