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La Cuneo Pinerolo a Di Luca

Pinerolo | L'abbruzzese ora ha 1' e 20" su Menchov, 2' e 30" su Basso, 2'e 58" su Simoni e 5'e28" su Armostrong

di Renato Novelli

Danilo Di Luca (Foto AP) Gazzetta dello Sport

Tappa con due volti. Ha vinto Di Luca, bravissimo, potente spinge sui pedali lungo le rampe dell'ultimo strappo. Bravo anche Garzelli, protagonista di una fuga lunga e solitaria sulle grandi ed uniche salite, rigorosamente lontane dall'arrivo. Di Luca non solo vince la tappa, ma ridisegna a suo favore la classifica. E' il più forte di questa prima parte del Giro, ha la sicurezza della buona condizione, l'intelligenza del corridore forte e determinato. La nuova classifica è un risultato brillante della sua corsa. La liquigas di Basso ha scatenato Pellizzotti, che incendia la gara,dopo che la squadra si è mobilitata ad inseguire Garzelli. Alla fine i conti sono per l'Abbruzzese del ciclismo.

Menchov e Sastre limitano i danni. Basso e Leipheimer: si ritrovano ad avere una classifica non tranquillizzante (rispettivamente a 1'40'' e 2'3'' dal capolista). Dietro Lovqvist: lo svedese, brillante sulle prime salite, paga la velocità della frazione. Il dubbio è legittimo: lavorare come un luogotenente qualsiasi per gli sprint di Cavendish è stata la scelta giusta? Nel suo giro individuale va sempre meglio Lance Armstrong. Simoni perde,ma soprattutto Cunego, mostra limiti insormontabili al momento.

Ora Di Luca affronta la cronometro di dopodomani con maggiore tranquillità. La sua condotta in questo giro è scaltra, pianificata, politica. Affermare con forza una dittatura dolce gli permette un'azione a doppio effetto: la dittatura dissuade le squadre della complessa geografia del gruppo dallo schierarsi con avversari, la dolcezza procura alleati diretti. Basso, invece, non esercita dittatura, se non virtuale, ma sembra correre per farsi nemici (vedi oggi Garzelli).

Se la retorica della vittoria mutilata ebbe successo nel 1918, il silenzio del 2009 al Giro non nasconde la tappa mutilata. Cuneo - Pinerolo fu una leggenda per merito di Fausto Coppi. Nel 1949, Bartali conosceva prima quei cinque colli mortali. Aveva vinto due tour de France su quelle salite, Coppi no, ma le prese di petto, il suo petto da uccello con sterno carenato, deforme della stessa deformità che caratterizzava un particolare del corpo degli eroi omerici. Bartali arrivò a 11'52.


Dino Buzzati, inviato del Corriere della Sera al Giro scrisse che era tornato ai tempi della scuola, quando aveva imparato che Ettore era stato ucciso da Achille. La tappa di questo centenario artificiale non è disegnato per i grandi distacchi, ma per gli strappi. Se fossimo al mercato del porto, diremmo che gli strappi corrispondono alla frittura di totani locali, zanghette, vesbanelle rare, merluzzetti. Ottima e bella esperienza culinaria.

Il complesso brodetto è fatto di pesci diversi e accende passioni complesse. Come le fughe di Fausto, la caparbietà di Bartali e quel mondo dei grandi narratori. Però Di Luca ci piace. Reggerà fino alla fine ? Oggi ha avuto il merito di distrarre tutti da quel boomerang mediatico che è la partecipazione di Armstrong, capo gruppo, a questo Giro. Milano piange. Speriamo che da domani la Liguria rida. Il Giro passa a Castellana, sotto la casa di Fausto Coppi. L'epica omerica è solo un ricordo non un ricorso storico.

19/05/2009





        
  



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