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Dopo lo sciopero vince Cavendishd

Milano | Alta la protesta per la pericolosità del percorso. Promotore Armstrong. Polemiche poi per come si è conclusa la gara, corsa a bassa velocità.

di Renato Novelli

Cavendish(Foto AP) Gazzetta dello Sport

Parte la corsa a Milano da Piazza Castello. Dopo un giro del percorso di 16,5 Km. il gruppo si ferma. Prima dell'alt, Armstrong è andato a parlare con la giuria, poi con Di Luca ed altri. C'è stata una caduta di venti corridori. Di Luca da un microfono dice che il circuito non è sicuro. Verrà percorso ad andatura lenta.

Gli organizzatori sono furibondi, con loro gli sponsor, i proprietari delle squadre, i giornalisti ce l'hanno su (per dirla in milanese) con i girini. Le ragioni dei ciclisti si scontrano con la "ragione" degli organizzatori. Le rotaie del tram costituiscono un pericolo, lo sanno anche i pensionati milanesi che usano il ciclo per gare la spesa. Gli organizzatori e i supervisori del tracciato del Giro, evidentemente non lo sanno.

Il capo dei cobas di turno si chiama Lance Armstrong, Se ne parlerà nei media di tutto il mondo. Prevedo che Al Jazzira, dirà che c'erano auto in sosta lungo il percorso, transennate da una sottile striscia bianco rossa, la stessa che cinge le rovine delle case ad Aquila. La BBC che per un lungo tratto il traffico circolava diviso dai ciclisti da semplici segnali di plastica, quelli che si mettono per segnalare i rallentamenti.

L'organizzazione azzera la tappa per la classifica. Non basta. I corridori si fermano Poi corrono a 33 all'ora. Alla fine la volata c'è lo stesso. I velocisti si staccano dal resto del gruppo durante l'ultimo giro. Altro giallo: Di Luca dice che proprio i velocisti hanno chiesto la protesta perché l'annullamento della validità dei distacchi nella classifica generale non riguarda loro e sono loro quelli più esposti all'insicurezza del tracciato.

Vince con una volata potente Cavendishd, Petacchi ha perso il treno ai settecento metri dal traguardo. Ora si discute se la protesta faccia male al ciclismo o se sia un insulto al pubblico. Ma é la città dell'Expo del 2015 ad uscirne con le ossa rotte. Nel mondo.

Anche questa dell'inefficienza per iper - sicurezza e presunzione è un volto non ordinario di Milano. Horrillo, precipitato ieri in un burrone sta meglio. E' uscito dal coma e mentre scrivo, lo stanno operando. Una buona notizia, tra le polemiche. Cosa sia mai Milano è difficile dirlo: una città fraintesa alla quale si chiede tutto, ma non la bellezza. Oggi, invece questa si respirava negli sfondi dei viali, nelle vetrine di Corso Buenos Aires, negli alberi vicini a Piazza Repubblica. Molte Milano ci sono state nella storia di questa città.

Gadda, ottanta anni fa, il milanese per eccellenza scrive " E' la più popolosa del Nord, una delle più ricche, attivissima. Chi non mangia, non lavora. Qualcosa in pentola deve bollire ad ogni costo: perché il martello abbia a ceder pieno sul ferro o adempiersi a un cenno lo smistamento dei veicoli indemoniati, senza urti, senza risucchi.

Prima di lui, gli Scapigliati avevano fatto di Milano, anzi delle sue osterie come lo Gnocchi, l'osteria del Polpetta, di Monforte, di Marietta, i centri della resistenza antimanzoniana. Don Lisander non c'entrava, la sua Milano era un'altra ancora. Scrive Praga a Boito, quando già i capelli cadevano che la loro Milano, quella Milano del vino arrivato nelle botti, del formaggio che vien giù con le mucche stracche (lo stracchino è più di ogni altro il formaggio di Milano, non c'era più. Eppure cento anni dopo c'erano ancora trattorie col pergolato, piene di operai, scambisti, facchini e affini, dove fumavano il minestrone e quel miracolo della fantasia combinata che è il risotto alla milanese.

A Bergamo nascono i girini, a Milano furono e sono partoriti da sempre i Giri. E proprio il Giro della città di Milano che celebra i 100 anni ha fallito. Che ironia. Ma la bici resta un culto. Ecco Piazza Castello: Ciclisti d'ogni qualità e costume fendevano incurvi la greve consistenza dell'aria(che i mortali respirano deliziati) esibendo quadrettati calzoni e calzettoni, strane maglie ricamate da un nome. Molti ancora senza fanale. Non è il quadro della partenza della tappa odierna, ma un saggio della prosa di Carlo Emilio Gadda. I ciclisti sono i pionieri del ciclismo, i bisnonni di Di Luca e Basso, forse anche un trisnonno di Cavendish, venuto nel paese del sole e perdutosi nella nebbia padana.

17/05/2009





        
  



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