Il regista Cremagnani al Bizzarri
Grottammare | Due gli appuntamenti che hanno destato interesse e grande partecipazione alle proiezioni e il dopo film della Fondazione Bizzarri. Ospiti d'onore i registi Repetto e Cremagnani.

Massimo Consorti e Beppe Cremagnani
Al primo appuntamento, quello con ThyssenKrupp Blues, erano presenti uno dei due registi, Monica Repetto, e l'operaio protagonista della storia Carlo Marrapodi, scampato per "fine turno" alla morte la notte del rogo (5 Dicembre 2007), che uccise sette operai dell'Acciaieria di Torino.
Il secondo appuntamento, promosso in collaborazione con i ragazzi della sezione IL NOSTRO TEMPO E' ORA, si è svolto alla sala Kursaal di Grottammare in due momenti di sabato 28, alla presenza del regista Beppe Cremagnani. Al mattino, è stato proiettato il doc d'indagine storico-politica sui morti del regime fascista di Francisco Franco, L'ultima Crociata, di Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio. Al pomeriggio, sempre degli stessi autori, si è passati ai fatti di casa nostra con G8/2001 Fare un golpe e farla franca.
In entrambe le giornate, alle proiezioni sono seguite discussioni incentrate sul "fare" documentario: dove si trovano (o non si trovano), i finanziamenti per la produzione; quanto tempo occorre per realizzarne uno; quali scelte stilistiche si adottano e perché; come veicolare opere fuori dall'ordinarietà delle proposte cinematografiche e televisive attuali. Oppure basate sui "contenuti": commoventi e dolorosi, come nel caso del racconto dell'ex operaio della Thyssen; o inquietanti, come quelle scaturite dalle immagini dei doc di Deaglio e Cremagnani sulle ferite aperte di due Paesi che, con il fascismo alle spalle, stentano ancora a criticizzare il vissuto storico, arrivando (l'Italia) a un revisionismo e una riabilitazione postuma di un passato criminale imbarazzanti.
Ascoltando Beppe Cremagnani, si pensa immediatamente a come il "marchio dell'inchiestista" sia parte integrante di un dna che si porta appresso la curiosità di vedere quello che c'è oltre l'apparenza, e nel momento in cui qualcuno cerca di occultarlo. «A me piace porre e pormi domande - ha sottolineato -. Nonostante il titolo G8/2001 Fare un golpe e farla franca, ci abbia creato non pochi problemi di distribuzione, non abbiamo mai pensato di cambiarlo. Era la nostra tesi e, attraverso le immagini e le testimonianze, siamo riusciti a dimostrarlo.
La discussione è servita soprattutto a ricordare quello che fu il motivo vero della manifestazione contro il G8: quelle centinaia di migliaia di manifestanti riuniti a Genova intendevano protestare solo contro quel «genere di globalizzazione» che gli Otto Grandi stavano disegnando e che, parole di un Giulio Tremonti ravveduto, «ci ha portato all'attuale crisi economica mondiale». Ragazzi, donne, anziani e perfino qualche suora, picchiati a sangue e torturati solo per essere stati più lungimiranti di statisti ed economisti laureati ad Harvard, e per aver chiesto più giustizia sociale e più solidarietà in un momento in cui il profitto a danno dei più deboli si stava delineando in tutta la sua ferocia.
I due appuntamenti hanno riaffermato quella che è la nuova linea artistico-strategica della Fondazione, tesa a privilegiare più gli aspetti "etici" che non quelli "estetici" della proposta legata al fare e vedere il documentario.
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01/03/2009
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