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Sequestrati beni per dieci milioni di euro al clan Di Rocco

Teramo | L'impero immobiliare sarebbe stato realizzato attraverso l'usura e il traffico di droga. Misure di prevenzione nei confronti di 16 appartenenti al clan.

Si tratta di un maxi blitz che si è sviluppato tra le province di Teramo (in particolare Giulianova, Alba e Martinsicuro) , Ascoli e Macerata ed ha coinvolto complessivamente 200 militari, anche dei reparti speciali dell'Arma.

L'operazione è stata coordinata dal comando provinciale dei carabinieri ed ha portato al sequestro di 14 tra ville e appartamenti, tre appezzamenti di terreno, quote societarie e licenze di attività commerciali, polizze di credito su pegno e assicurative, depositi su conti correnti bancari e postali, 21 auto di media e grossa cilindrata, alcune delle quali di lusso.

L'accusa è di aver concesso prestiti usurai a imprenditori in difficoltà e di aver gestito la riscossione delle quote anche ricorrendo a minacce e violenze. Per finanziare l'attività di usura, inoltre, il gruppo si sarebbe dedicato al traffico di stupefacenti, reinvestendo poi i guadagni nell'acquisto di immobili e auto di lusso. Preceduto da un briefing con cui sono stati individuati gli obiettivi e assegnate le squadre operative, il blitz è scattato alle sette di ieri mattina. I carabinieri si sono presentati nella villa di 15 stanze abitata da Fiorello Di Rocco, considerato dagli investigatori il capo del clan, e da sua moglie Clorinda Ciarelli.

Una villa da 15 stanze situata sul lungomare di Giulianova e dotata di finiture extralusso, dall'enorme vasca a idromassaggio ad imponenti attrezzature elettroniche e palestre interne, il cui valore, da sola, si aggira intorno ai tre milioni.

Contemporaneamente, a Martinsicuro, i militari facevano irruzione in varie unità immobiliari di Martinsicuro: due villini nelle vie Colombo e Umbria, appartamenti condominiali in via verona e via Molise. Sotto sequestro anche un negozio d'abbigliamento a Martinsicuro e un ristorante pizzeria a Porto Sant'Elpidio. Sequestri anche a Mosciano e Roseto.

Non si è trattato di un sequestro "formale" ma effettivo. Gli occupanti, donne e bambini compresi, in buona sostanza sono stati costretti a fare i bagagli e lasciare le proprie case trovandosi immediatamente una sistemazione alternativa.

Il provvedimento della magistratura teramana che ha messo in moto il maxiblitz dei carabinieri, integra una manovra investigativa avviata già nel 2006. Lo scopo era quello di colpire il sodalizio anche sotto il profilo patrimoniale privandolo delle risorse finanziarie accumulate attraverso traffici e usura e, di fatto, depotenziandone le capacità imprenditoriali.

Un durissimo colpo, in buona sostanza, nei confronti di un clan che per anni sarebbe stato in grado di creare un diffuso senso d'insicurezza e d'intimidazione nella collettività locale, finendo per esercitare un concreto controllo su tutto il territorio della provincia di Teramo e, in qualche misura, anche nelle vicine Marche.

08/01/2009





        
  



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