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"Il primo figlio": l'ultimo romanzo di Isabella Bossi Fedrigotti presentato alla Palazzina Azzurra

San Benedetto del Tronto | Tre donne sono le protagoniste del suo romanzo, Teresa, Maria e Sofia, che l'autrice accompagna in una storia che si snoda in un lungo arco di tempo, dall'inizio del novecento agli anni del secondo dopoguerra.

di Maria Teresa Rosini

L'autrice ha presentato il suo ultimo romanzo "Il primo figlio", edito da Rizzoli, nell'ambito della manifestazione "Incontri con l'autore" (organizzata dall' Amministrazione comunale con la libreria "La Bibliofila").

Il colloquio con l'autrice è stato condotto dall'assessore Margherita Sorge, che con le sue domande ha consentito alla scrittrice di fornirci una conoscenza esauriente del suo mondo letterario e professionale.

Personalità autentica, quella di Isabella Bossi Fedrigotti, per la verità e l'umiltà, non sempre scontati in un personaggio pubblico, con le quali ci ha consegnato la sua scrittura, ma anche, in fondo, un po' della sua vita. L'abbiamo ascoltata con piacere, si è creato tra lei e il pubblico un canale naturale di comunicazione, non formale, non scontato.

Tre donne sono le protagoniste del suo romanzo, Teresa, Maria e Sofia, che l'autrice accompagna in una storia che si snoda in un lungo arco di tempo, dall'inizio del novecento agli anni del secondo dopoguerra.
Non potrebbero essere più diverse: per estrazione sociale, per esperienze, per livello culturale. Le accomuna però la specificità di una condizione femminile che il trascorrere del tempo, i mutamenti del costume, della cultura, delle condizioni materiali, non accennano a sradicare in molte realtà ancora oggi: svalutazione e autosvalutazione, arrendevolezza alla volontà altrui, tendenza a restare un passo indietro, prigioniere di pensieri e riflessioni spesso non agiti, in un desiderio di amore e considerazione che un ancestrale pudore impedisce spesso di manifestare e che trovano inevitabilmente origine nell'infanzia.
Tutte e tre le protagoniste affronteranno esperienze che le porteranno a dover cercare e trovare in se stesse caratteristiche opposte a quelle manifestate inizialmente: così le più forti scopriranno la loro fragilità, le deboli troveranno risorse che non pensavano di possedere.
L'autrice ci rivela che le donne, nel nucleo iniziale del romanzo, dovevano essere solo due e che la terza figura è "arrivata" successivamente, nel corso della stesura; inoltre, inizialmente, non era neppure previsto che le tre donne si incontrassero: questo a testimonianza di come i suoi romanzi non siano il risultato di una meticolosa progettazione, bensì si sviluppino e trovino la loro articolazione durante l'itinerario, spesso travagliato, della loro scrittura.
Attraverso l'espressione "inventato dal vero" che l'autrice mutua dal poeta Attilio Bertolucci, ci spiega come, seppure le storie raccontate non possano considerarsi di natura autobiografica, non può non essere presente il vissuto dell'autrice nello sguardo attraverso il quale il "mondo" del romanzo viene costruito. In fondo, ci dice, non è importante il livello autobiografico del testo, cioè ciò che c'è di realmente accaduto, quanto quello che del romanzo diviene autobiografico per chi legge: per ottenere questo risultato e toccare il cuore e la mente del lettore è indispensabile un costante lavoro di elaborazione interiore, di scavo nel proprio mondo emotivo.
Riguardo al suo rapporto con la scrittura ce lo descrive tormentato: "croce e delizia" della sua esistenza, in continua tensione tra lo sforzo della ricerca, la difficoltà della rilettura e della correzione e la estrema gratificazione suscitata dall'aver conseguito un efficace risultato.
Fondamentale nel suo lavoro è anche la curiosità per il genere umano, per le persone, che si sposa bene col suo lavoro di giornalista (tiene una rubrica di posta e un forum sul Corriere della sera): le vicende dei lettori che le scrivono contribuiscono a offrirle uno sguardo allargato e sempre attuale sull'umanità, "vita che entra", così definisce questo legame quotidiano col suo pubblico.
Giornalismo e lavoro letterario sono complementari nella sua vita professionale sollecitandola entrambi verso una scrittura sempre più incisiva ed efficace.
Il suo bisogno di migliorarsi continuamente, l'umiltà nei confronti di un lavoro creativo che coinvolge interamente, il mettersi costantemente in dubbio ci sembrano gli ingredienti essenziali del suo successo, oltre che le caratteristiche che ce l'hanno fatta percepire umanamente così vicina.

 

17/07/2008





        
  



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