Un 2008 nel segno del Tarpato
Grottammare | Presentato il calendario artistico con le opere del pittore grottammarese.Il sindaco Merli:"Nelle sue tele esalta il nostro paese, le leggende della nostra terra, è doveroso un degno riconoscimento alla sua arte". Per questo si vuole allestire un museo...

Colorato, tra il fiabesco ed il visionario. Ecco il calendario artistico 2008 del Tarpato, artista naif di Grottammare, definito il Ligabue dell'Adriatico, artista incompreso morto dieci anni fa senza raggiungere la fama e notorietà che avrebbe meritato.
Nel pomeriggio di sabato 8, presso il Teatro dell'Arancia, è avvenuta la presentazione ufficiale dell'opera. Sono intervenuti il sindaco Luigi Merli e l’assessore alla Cultura Enrico Piergallini, che hanno confermato la volontà dell’amministrazione comunale di realizzare quanto prima il Museo del Tarpato nei locali sottostanti l’ex Palazzo comunale del Paese Alto, il critico Cesare Caselli e la giornalista Tiziana Capocasa, curatrice del calendario artistico, la sorella del Tarpato, Anna Pomili, e la nipote Antonella. Tra il pubblico anche l’imprenditore Gianni Cimini, tra gli sponsor del calendario.
Per il calendario artistico 2008 sono state scelte alcune delle opere più emblematiche dell’ampia produzione del Tarpato. Il calendario è in vendita nelle librerie.
Ecco una descrizione dei quadri scelti:
“I quattro Tarpati” è uno dei dipinti più importanti di Giacomo Pomili, il manifesto della sua pittura, che lo impose all’attenzione della critica e del pubblico. Realizzato nel 1962, per la prima volta l’artista ricorre al termine “tarpato” che diverrà poi il suo pseudonimo. Non c’è identificazione nei quattro tarpati, ma una scelta di campo, lo sguardo sugli emarginati, reietti della società. Nella fattispecie dei malviventi che dopo un furto, invece di scappare, si rifugiano in un’osteria per bere, inseguiti dal gendarme. Da allora si firmerà sempre “Il Tarpato”. Ovviamente nell’accezione diversa, per indicare il suo malessere per essere incompreso, umiliato. Il quadro rimanda, per molti elementi, a “I mangiatori di patate” di Van Gogh: i personaggi raccolti attorno ad un tavolo verde, l’arte come “mestiere di vivere”.
La “Crocifissione” con il Cristo sulla croce, circondato da una schiera di angeli, risale al 1986 e costituisce un tema ricorrente dell’artista,“La partenza di Sant’ Aureliano” fa parte di un trittico realizzato dal Tarpato, tra il 1973 ed il 1974, rifacendosi ad una leggenda secondo cui il martire romano morì combattendo i Mori nello scontro al Fosso dell’Acqua Rossa di Grottammare, così chiamato per il sangue versato. Gli altri quadri, tuttora custoditi dalla sorella Anna, sono “ La battaglia di Sant’ Aureliano” e “La morte di Sant’ Aureliano”.
Fa parte del ciclo romano, “Il Colosseo”, realizzato nel periodo che Giacomino fu ospite del fratello Gabriele, a Roma, agli inizi degli anni ’80. Infine “Paesaggio autunnale” e “Trapasso di Lupo”, quest’ultimo ispirato ad un sogno inquietante: l’autore è insieme a Lupo in barca, cerca di avvicinarsi alla costa e si accorge che il paese è disabitato e spettrale, la luna rossa dal dolore, solo la chiesa è colorata.
La linea frastagliata gialla che sostituisce la riva ed i colori del cielo danno l’idea della paura e dell’angoscia. Per la copertina è stato scelto “Cecco lascia l’osso” dipinto nel 1970, dopo aver subito il furto di un quadro. Il Tarpato usò successivamente quella tavoletta per indicare la mostra che alcuni suoi amici, tra cui il pittore Mario Lupo, lo aiutarono ad allestire in piazza Dante Alighieri, nel 1975.
Quel cartello venne utilizzato, poi, per la cuccia del suo cane Lupo. Quadri tra il naif e il visionario che raccontano storie, leggende, avvenimenti quotidiani, a volte tristi, comunque intrisi di elementi fiabeschi e onirici, di grande lirismo e poesia.
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09/12/2007
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