Le grida del sabato sera: Comunicare rischio o sicurezza?
Roma | Il rapporto strategico tra la comunicazione e la sicurezza stradale al centro dei lavori del Convegno dell'ACI nella Biblioteca del Senato
La sicurezza stradale va perseguita con azioni di comunicazione volte a creare una nuova cultura della mobilità più sicura e razionale, che non devono suscitare "paura" negli utenti della strada bensì diffondere messaggi positivi che rinsaldino il rapporto dell'individuo con la comunità, con le Istituzioni e con le Autorità.
Queste forme di comunicazione - siano esse spot televisivi o radiofonici, campagne pubblicitarie o più semplicemente articoli della stampa sulla sicurezza stradale - devono colpire l'attenzione degli utenti della strada soprattutto sul piano logico ed emotivo, stimolando l'adozione consapevole di comportamenti sicuri e conformi al Codice della Strada.
Sono queste alcune indicazioni che emergono dalla ricerca "Rimediare tra la vita e la morte", condotta per l'ACI dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università "La Sapienza" di Roma, che costituisce il documento di base dei lavori del Convegno "Le Grida del Sabato Sera - Comunicare rischio o sicurezza?" organizzato dall'Automobile Club d'Italia oggi a Roma presso la Biblioteca del Senato, al quale era presente anche il direttore dell'Automobile Club Ascoli Piceno Massimo Cagnucci . L'evento rientra nel programma dell'ACI "Obiettivo 2010 - Un traguardo per la Vita", finalizzato al raggiungimento del dimezzamento delle vittime della strada entro il 2010 imposto dall'Unione Europea.
L'incidentalità stradale conta ogni anno 5.400 morti e oltre 300.000 feriti sulle nostre strade e rappresenta oggi un'emergenza sociale che va affrontata sul piano sociologico e culturale. Lo studio mette in evidenza quanto sia inutile, al fine della prevenzione degli incidenti, bersagliare gli automobilisti con divieti, multe e imposizioni: la via della sicurezza stradale passa attraverso il confronto e il dialogo con tutti gli utenti della strada.
Soprattutto i giovani, per i quali gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte nel mondo occidentale, richiedono un nuovo approccio da parte degli interlocutori istituzionali: "vietare", "proibire" o "reprimere" non trovano più coniugazione nelle mode e nei linguaggi degli under30, travolti dalla frenesia comunicativa del vivere quotidiano e da uno stile di vita improntato alla sregolata libertà di interpretare le regole piuttosto che osservarle.
In quest'ottica, dice Cagnucci, dimostra tutta la sua efficacia nella prevenzione degli incidenti la presenza visibile delle Forze dell'Ordine sulle strade in grado di prevenire i comportamenti scorretti, molto più di un autovelox nascosto o di un vigile in agguato.
L'analisi statistica degli incidenti evidenzia come il numero dei sinistri si mantenga sostanzialmente stabile durante la settimana per poi presentare un picco di mortalità nelle notti di venerdì e sabato, quando gli incidenti sono pari al 44,3% del totale degli incidenti notturni. Ciò non è certo imputabile a traffico o a improvvise condizioni atmosferiche avverse, ma a uno stile comportamentale assolutamente incompatibile con i valori e le aspettative della società moderna.
L'impegno educativo delle Istituzioni deve individuare nuovi campi di azione. I neopatentati dimostrano una conoscenza del Codice della Strada assolutamente inferiore rispetto ai 13-18enni: corsi teorici di sicurezza stradale, quindi, devono rientrare nei programmi formativi degli atenei e delle università oltre che delle scuole secondarie.
Lo studio dell'Università "La Sapienza" presentato al convegno dell'ACI mette in luce come l'assunzione del rischio sia una dinamica tipicamente giovanile, che si basa sull'erronea convinzione di poter controllare ogni circostanza imprevista.
Di fronte a questo atteggiamento, solo due fattori possono accrescere la consapevolezza di chi si mette al volante. Il primo, come sottolineato nello studio, è provocare o rimanere coinvolti in un incidente, con le conseguenti ripercussioni sul piano emotivo prima ancora che fisico. Il secondo, evidenziato dall'Automobile Club d'Italia durante i lavori, è un corso di guida sicura che permetta all'automobilista un confronto diretto con le proprie capacità e le nuove potenzialità dei più avanzati sistemi elettronici di cui sono dotati oggi i veicoli (ABS, ESP, ESC, ecc.).
Se non sarà stimolato e incentivato al più presto un percorso virtuoso di cambiamento delle abitudini degli italiani sulla strada, i tragici livelli di incidentalità del nostro Paese non subiranno mai un apprezzabile miglioramento e risulterà impossibile centrare l'obiettivo imposto dall'Unione Europa del dimezzamento delle vittime stradali entro il 2010. Ad oggi non solo siamo lontanissimi da questo traguardo, ma l'Italia è declassata dal quinto al nono posto nella graduatoria europea dei virtuosi del volante.
L'ACI e per la provincia di Ascoli dell'Automobile Club Ascoli Piceno hanno per questo lanciato all'inizio dell'anno un grande progetto di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul tema della sicurezza stradale che, sotto il nome di "Obiettivo 2010 - un traguardo per la vita", riunisce istituzioni, associazioni di categoria, grandi gruppi industriali, aziende private, organizzazioni di volontariato e perfino società calcistiche e sportive. L'intento è quello rendere gli stessi utenti della strada i primi promotori di un nuovo impegno comune per la sicurezza stradale, ponendo una firma che - insieme a migliaia di altre - impegni l'ONU e i Governi internazionali ad adottare misure concrete per la sicurezza stradale.
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27/09/2007
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Betto Liberati