Agricoltori e trattori in piazza contro i danni dei cinghiali alle colture.
Teramo | Il "vertice" in Prefettura con Provincia, Parco, Sindaci e associazioni di categoria, rinvia il problema. I cinghiali sono molte migliaia, ben al di sopra della "densità ottimale" che garantisce gli equilibri ambientali. Ruolo strategico dei cacciatori.
di Nicola Facciolini

Agricoltori e trattori in piazza contro i danni dei cinghiali alle colture
Gli agricoltori scesi in piazza giovedì 20 settembre 2007 a Teramo per protestare contro i danni causati dai cinghiali alle colture, non sono affatto soddisfatti delle risoluzioni intraprese perché il numero dei cinghiali è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi tre anni in provincia di Teramo.
Cosa si può fare per affrontare in modo sinergico il grave problema? La manifestazione promossa dalle Organizzazioni agricole della provincia di Teramo ha voluto porre in evidenza "l'assoluta inefficacia di quanto operato fino ad ora dai soggetti interessati. Ormai - dicono gli agricoltori - oltre i danni alle colture, è in pericolo la stessa sicurezza fisica sia degli agricoltori che dei cittadini delle aree interessate e sarebbe auspicabile che alla protesta degli agricoltori si unissero tutti i cittadini e gli amministratori dei Comuni interessati. Purtroppo il problema cinghiali è diventato un problema di ordine pubblico.
Anche "se non ci sono dati aggiornati" - dicono alcuni esperti - i capi sarebbero molte migliaia e ben al di sopra della cosiddetta "densità ottimale" che garantisce gli equilibri ambientali. Uno dei nodi fondamentali da sciogliere è il sistema di contenimento degli animali all'interno dell'area protetta e il ruolo strategico dei cacciatori. Il punto sensibile, infatti, della questione. Sia il presidente D'Agostino sia l'assessore all'ambiente e alla caccia, Antonio Assogna, hanno sottolineato che la soluzione del problema passa anche attraverso "il coinvolgimento del mondo venatorio al quale chiederemo impegno e collaborazione. Allo stesso modo - ha aggiunto l'assessore Assogna - vanno coinvolte le associazioni ambientaliste e la Asl". Ma gli equilibrismi e i giochi di prestigio non convincono gli agricoltori. Come sempre, la razionalità dovrebbe prevalere. Le proposte emerse nel corso del vertice (prorogare la chiusura della caccia, a primavera piani di contenimento con battute e abbattimenti selettivi; in area parco i recinti di cattura) non hanno soddisfatto completamente gli agricoltori che lamentano "l'insufficienza delle azioni rispetto all'attuale abnorme dimensione del fenomeno".
Le organizzazioni professionali agricole della provincia di Teramo (Cia, Copagri, Coldiretti e Confagricoltura) hanno voluto far sentire la loro voce contro i danni causato dai cinghiali, manifestando all'intera cittadinanza la loro presenza e le loro proteste. Protagonisti di un lungo corteo, uomini, donne e trattori hanno sfilato per le vie della città. Riuniti nell'area antistante l'ex Villeroy e Boch, scortati da polizia, carabinieri, vigili urbani, digos e guardia forestale, si sono diretti in Prefettura per l'incontro con il prefetto Francesco Camerino. A nome delle imprese agricole ricadenti nei comuni dell'area montana della Provincia di Teramo, gli agricoltori hanno parlato al prefetto della grave problematica dei danni causati dai cinghiali.
"Le proposte di Provincia e Parco rappresentano un passo avanti, vanno realizzate celermente - ha dichiarato il prefetto Francesco Camerino, al termine del vertice con le associazioni di categoria degli agricoltori, con i Sindaci, con l'Ente Parco Gran Sasso Monti della Laga e con la Provincia. Gli agricoltori con i loro trattori hanno richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica su quella che definiscono una vera emergenza: i danni causati alle colture dai cinghiali, soprattutto nelle aree interne. "Fra siccità e cinghiali - ha dichiarato Giorgio De Fabritiis, presidente provinciale della Cia e portavoce delle quattro associazioni: Cia, Copagri, Coldiretti, Confagricoltura - la situazione è drammatica, è in gioco la sopravvivenza di molte imprese agricole".
Il presidente Ernino D'Agostino, dopo essersi sentito con l'assessore regionale Marco Verticelli, ha annunciato che la chiusura della caccia al cinghiale sarà prorogata fino al termine massimo consentito dalla legge. "Quindi - ha detto il Presidente - si potrà cacciare fino a gennaio. Fra febbraio e marzo partirà il nostro Piano di contenimento che, per la prima volta, consentirà l'abbattimento selettivo e le battute di caccia su tutto il territorio provinciale e non solo nelle aree di ripopolamento e cattura. Riteniamo legittime e assolutamente fondate le ragioni degli agricoltori.
Da questo momento ogni decisione sarà assunta con il coinvolgimento dei loro rappresentanti". L'Ente Parco, rappresentato dal direttore Marcello Maranella, ha illustrato il suo programma di intervento che prevede l'utilizzo dei recinti di cattura mentre viene esclusa ogni forma di caccia con le armi. "Partiremo - ha dichiarato Maranella - non appena avremo l'approvazione del Ministero dell'Ambiente". A questo proposito il Prefetto si è assunto l'impegno di sollecitare il Ministero affinchè conceda l'autorizzazione in tempi brevi. Maranella ha ricordato che l'Ente Parco, già cinque anni fa, aveva avviato il contenimento della specie con il sistema dei recinti ma che il progetto è stato bloccato dall'azione della magistratura, intervenuta con un'inchiesta, dopo una serie di ricorsi. "Oggi quella vicenda si è risolta a favore del Parco - ha continuato - e ripartiamo da un progetto che non solo prevede la cattura dei cinghiali con i recinti ma mette a punto un sistema di filiera che organizza anche la macellazione, il controllo sanitario e la commercializzazione delle carni". Le associazioni di categoria si sono detti comunque disponibili a collaborare a patto "che i nostri interessi, gli interessi dei lavoratori dell'agricoltura, non siano messi sullo stesso piano di quelli dei cacciatori".
Ora, però, si mettano concretamente e urgentemente in atto soluzioni adeguate per andare in contro alle esigenze degli agricoltori assicurando loro che ci si adopererà davvero con tutte le iniziative possibili per risolvere il problema. Ci sono risposte concrete ai danni causati dai cinghiali? Le organizzazioni professionali agricole della provincia di Teramo, a nome delle imprese agricole ricadenti nei Comuni dell'area montana della Provincia di Teramo, hanno inviato, oltre 5 mesi fa, al Commissario dell'Ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga e al Presidente della Giunta Provinciale di Teramo, una petizione popolare, con circa 5.000 sottoscrizioni.
Il documento denuncia il grave perdurare dei danni alle colture cagionati dalla fauna non protetta e specificatamente dai cinghiali. "A distanza di tutti questi mesi e dopo i numerosi incontri succedutisi dall'inizio dell'anno, purtroppo, non vi è stata alcuna risposta concreta finalizzata alla soluzione del problema"- dicono dalla Cia. "Assistiamo impotenti- sostengono le Organizzazioni Agricole- ad un crescente aumento di danni registrati dalle aziende agricole sulle colture cerealicole, foraggiere,orticole, e altre colture specializzate tanto da mettere in crisi la loro stessa futura esistenza. La popolazione dei cinghiali è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni e, purtroppo, nessuna politica risolutiva è mai stata messa in atto dalle amministrazioni interessate a controllare la sovrappopolazione della specie.
A tutto ciò va aggiunto l'assoluta inefficienza di un sistema risarcitorio delle amministrazioni competenti che solo parzialmente indennizzano i danni subiti e, quando lo fanno, questo avviene con una esasperante lentezza". La Confederazione Italiana Agricoltori, la Coldiretti, la Copagri e la Confagricoltura ribadiscono che il problema è di "assoluta urgenza" soprattutto in presenza di una annata agricola, come quella attuale, non certamente positiva per gli agricoltori. L'Ente Parco e la Provincia sono state invitate ad attuare subito "un piano di intervento condiviso mettendo in atto una conferenza di servizio con tutte le parti interessate che miri, fissando tempi definiti ed obiettivi precisi, a ridurre la popolazione dei cinghiali al giusto livello di sostenibilità specie-ambiente.
Questo risultato è possibile raggiungerlo - sostengono le Organizzazioni agricole - attraverso l'introduzione di recinti di cattura permanenti all'interno dei confini del Parco dell'area interessata e, relativamente alle aree fuori Parco, predisponendo un programma di abbattimento selettivo permanente vero e definitivo che, attraverso censimenti ed interventi continui, assicuri un livello di presenza della specie confacente con la superficie territoriale e la sua conformazione naturale".
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20/09/2007
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