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Cade l'ultimo avamposto dei frati domenicani in Abruzzo

Teramo | Teramo non dimenticherà mai l'Opera dei Padri Domenicani: essa è la storia della città di Teramo. Sabato 15 settembre 2007 il saluto della Diocesi e della Città. Ma i Teramani vogliono la verità: perché i Domenicani vanno via? Non per crisi di vocazioni

di Nicola Facciolini

Cade l'ultimo avamposto domenicano in Abruzzo-Molise. E cade a Teramo, in pieno centro storico, dopo anni di indifferenza. La soppressione dell'Ordine dei frati domenicani in Abruzzo, pare non interessare più di tanto i teramani. Almeno nei fatti perché quanto a chiacchiere siamo tutti bravi, salvo poi constatare il fallimentare "corto-circuito" istituzionale e mediatico creato attorno a quest'ultima triste vicenda storica dal sapore gattopardesco.

La presenza dell'Ordine dei Frati Predicatori Domenicani in città, entro la fine di settembre 2007 non sarà che un ricordo. I frati usciranno silenziosamente di scena per sempre dalla città di Teramo e dalla Regione Abruzzo, così come vi erano entrati nel lontano 1939 ad opera del grande padre Benedetto Carderi le cui opere sono consultabili alla biblioteca provinciale "M. Delfico". I domenicani vanno via: seppur in un contesto decisamente diverso, non accadeva dalle famigerate leggi napoleoniche del 1807 che trasformarono la chiesa e il convento di san Domenico, in corso Porta Romana, in caravanserraglio e deposito di munizioni!

Sabato prossimo 15 settembre 2007, dunque, alle ore 18, nel corso di una solenne concelebrazione eucaristica, ci sarà il saluto dei religiosi alla città di Teramo e alla regione Abruzzo. La messa in San Domenico sarà presieduta dal nostro vescovo, Mons. Michele Seccia, che ha fatto il possibile per salvare il salvabile, riuscendo a garantire la "sopravvivenza" di convento e chiesa, e l'ingresso della nuova comunità religiosa che vi si insedierà il prossimo 6 ottobre 2007.

Un locale, già appartenente ai Domenicani, contiguo alla sacrestia della chiesa di San Domenico, sarà adibito invece all'accoglienza delle pie donne del Terz'Ordine Laicale Domenicano, per gli incontri mensili con i religiosi e il Provinciale dei Predicatori. Ma occorre realizzare al più presto un accesso indipendente dal resto del convento, con una porta, onde evitare di recare disturbo ai nuovi frati di clausura. Il prossimo sabato 6 ottobre alle ore 19 si svolgerà la celebrazione dell'accoglienza della nuova comunità dei frati francescani dell'Immacolata e di Padre Kolbe, che si insedieranno in San Domenico.

Dopo lettere inviate ai Vescovi, al Papa, al Provinciale e al padre superiore dei Frati Predicatori a Roma, nel frattempo, ognuno recita il suo "mea culpa". Mentre le associazioni e gli intellettuali di turno che per anni hanno gravitato, con le loro alterne fortune, nella Cattedra Cateriniana fondata dal domenicano padre Benedetto Carderi, si interrogano su questo ennesimo "schiaffo" elargito alla Città. Che ha vissuto e vive molteplici abbandoni e defezioni. Perché i Domenicani lasciano Teramo e l'Abruzzo? Sarà il tema più discusso della storia ecclesiastica e civile del Capitolo Aprutino nel 21° secolo. Non crediamo vadano via per crisi di vocazioni, sarebbe troppo facile cadere nella trappola della retorica "secolare" di una comunità di fedeli "benestanti" che in 60 anni di presenza domenicana non è riuscita a "donare" un figlio o una ai Domenicani.

Sappiamo per certo, come ci ricorda l'amico Sergio Scacchia, che i Frati di San Domenico (detti, Predicatori) sono ormai ridotti, come numero in Italia ma non all'estero (Polonia, ad esempio), al lumicino. Alcuni frati, già presenti in città alla fine degli anni '90, avrebbero chiesto insistentemente di poter tornare a Teramo, senza successo. Per quale motivo? E che dire dei giovani frati della FUCI aprutina? Non si può disconoscere che Teramo sia ancora per pochi giorni l'ultimo avamposto domenicano superstite in Abruzzo e Molise, una "provincia" che un tempo comprendeva alcuni centri dell'interno della Campania, del Lazio e delle Marche, per un totale di 36 comunità religiose.

Cinque di esse erano nella provincia di Teramo con il capoluogo, Atri, Montorio al Vomano, Penne e Pianella. La Città di Teramo ha già dimenticato l'Opera dei Padri Predicatori Domenicani? "I tempi sono profondamente mutati - ci ricorda Scacchia - da quando, su progetto di un vescovo, Diego d'Acerbes e su realizzazione del canonico Domenico di Guzman, all'inizio del '200, nacque la prima comunità domenicana. Risale al 1255 la prima fondazione di conventi in Abruzzo, quando si portarono a compimento a L'Aquila, due tesori d'arte come la Basilica di Collemaggio dei Celestiniani e il tempio di San Domenico, edificato con l'opera di maestranze di ogni dove d'Europa e in particolare dalla Provenza.

L'Abruzzo, come tutto il territorio dell'antico Regno delle Due Sicilie, è appartenuto alla circoscrizione domenicana della Provincia Romana sin dagli inizi dell'Ordine e fino al 1294, anno in cui entrò a far parte della nuova circoscrizione domenicana napoletana, denominata "Provincia Regni" e distaccata da quella romana per decreto di Papa Celestino V, dietro istanza di Carlo II Re di Napoli". A Teramo, come ricordano gli scritti del grande Padre Benedetto Carderi (nel 1939 il primo domenicano a tornare a san Domenico per riaprire la chiesa e il convento), i religiosi si insediarono nel 1287 dopo che, centri di spiritualità erano sorti a Sulmona, Chieti, Penne, Atri, Atessa e Ortona.

 "In verità nell'antica città di Teramo - continua Scacchia - dei Domenicani si parlava già in documenti risalenti al 1254, con la presenza di alcuni frati collaboratori del grande Inquisitore Frà Orlando da Civitella, che si trasferì da Anagni a Teramo per sedare alcune manifestazioni troppo libertine che si palesavano nel nostro territorio. I religiosi si irradiarono anche nel vicino Molise con il convento di Santa Croce a Isernia nel 1494 e a Cercemaggiore con quello di Santa Maria della Libera negli ultimi mesi dello stesso anno".

Il convento di Teramo nacque dalla fede dei cittadini, che si privarono di risparmi, in un epoca difficilissima, profondendo sforzi economici inauditi per far sorgere e decorare il tempio. "La linea gotica della chiesa di Teramo documenta la severità, la dignità e la semplicità di un ordine mendicante, carisma profondo di un santo austero, molto diverso da quello francescano gioioso e di perfetta letizia. Oggi, questo patrimonio di cultura spirituale sta per essere dilapidato". Perché, allora, i Domenicani vanno via da Teramo? I Teramani vogliono capire la verità.

13/09/2007





        
  



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