Al Bizzarri "In un altro paese" di Marco Turco.
San Benedetto del Tronto | "La battaglia contro la Mafia si fa in Sicilia ma si vince a Roma". Domenica 22 aprile ore 21.00 Teatro dellOlmo via dell=lmo, 16
E' da qui, infatti, che parte "In un altro paese" il film di Marco Turco (Vite sospese) per ricostruire la storia del rapporto tra Cosa Nostra e lo Stato italiano della prima repubblica. In verità di documenti analoghi ne abbiamo visti spesso in televisione, ma parlarne un po' di più, soprattutto al cinema, non fa certo male.
92 minuti per spiegare e ripercorrere la storia della mafia dalla fine degli anni 70 ai giorni nostri.
Sono tanti e tutti di enorme importanza i fatti e i personaggi che hanno caratterizzato questo lungo e ancora non finito percorso, che scegliere bene cosa includere e cosa tener fuori dal racconto sembra un'impresa impossibile. E probabilmente agli occhi di molti di noi italiani tanto di quel non detto in "In un altro paese" sembrerà un errore imperdonabile, ma il film per essere fruibile anche all'estero( è una coproduzione con la BBC e France2) ed avere una distribuzione appetibile ha dovuto fare dei sacrifici. Il nobile fine lo giustifica.
Ci si è concentrati così sui due nostri eroi più famosi nella lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Come un ellissi (più un necessario post scriptum sul presente) il film di Marco Turco parte dalle dichiarazioni dell'ex presidente del Tribunale di Palermo (dal quale organizzò il famoso pool antimafia) Antonino Caponnetto alla notizia dell'uccisione di Paolo Borsellino ("E' tutto finito!") per ripercorrere a ritroso (con interviste e filmati d'epoca) la storia dei suoi due famosi magistrati, le loro vittorie, il loro isolamento politico, le loro tragedie.
Accanto al giornalista, che ha un occhio oggettivo ed esterno, c'è la fotografa Letizia Battaglia, autrice di numerose foto di omicidi di mafia. Lo sguardo di Letizia, siciliana e appassionata sostenitrice della politica delle riforme, è la parte più umana e coinvolta, che rappresenta i siciliani e gli italiani delusi dallo Stato e dalla mafia. Il documentario, lineare e montato bene, non indugia troppo sulle immagini forti e non cade nel sentimentalismo. I momenti di commozione sono rari, c'è più spazio per la riflessione e per l'indignazione, vedendo ciò che (forse) già si conosce (magari anche a memoria) che non si può non ritenere opportuno un suo ennesimo (?) ricordo.
Forse ci sono letture più esaustive al riguardo, con qualche digressione in meno (le sequenze con Stille protagonista non convincono troppo) e qualche fatto in più, ma ricordiamoci sempre di ciò che disse Sciascia "Il nostro è un paese senza memoria e verità, ed io per questo cerco di non dimenticare"...
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20/04/2007
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Betto Liberati