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Calvaresi: "Viviamio una fase di stagnazione"

Castel di Lama | Non solo non si riesce ad affrontare le nuove sfide della società e dell'economia, ma i problemi di sempre sono rimasti inalterati.

di Andrea Calvaresi*

Andrea Calvaresi


Nel Nostro comune, come nell’intera provincia di Ascoli Piceno, viviamo una fase di stagnazione, ma anche di rapida evoluzione della politica. La crisi della politica nella società di oggi ha radici profonde. I fenomeni degenerativi della Prima Repubblica e la carenza di un progetto di riforma efficace, stanno provocato una lacerazione e un distacco sempre più evidente dei partiti rispetto alla società.

Non solo non si riesce ad affrontare le nuove sfide della società e dell'economia, ma i problemi di sempre sono rimasti inalterati. Riconciliare la politica con la gente, con la vita quotidiana della città, significa ricollocarla nella sua dimensione di valore creativo e di architettura della città dell'uomo. Anche per questi motivi è necessaria" la nostra identità".

Consapevoli che un partito ha peso e prospettive di futuro non solo in relazione dei voti che esprime, al consenso del corpo elettorale, ma ritrova sé stesso nella capacità di elaborare idee e di rispondere alle attese della collettività.

La domanda è: come può la politica essere fedele alla sua missione? La verità è che la politica, e la capacità di amministrare le nostre città, province, regioni hanno perduto quello che Giorgio La Pira chiamava il dono della Speranza, la profezia sull'uomo, il senso dei fini che edificano la storia e inaugurano i tempi nuovi. Ritengo però essenziale l'impegno ad approfondire la conoscenza dei valori che caratterizzano una presenza politica, ciò che ci differenzia dagli altri, avvicinandoci ad alcuni (Casa delle Libertà), in questa Babele di inizio del III Millennio.

Un partito ancorato alla realtà che lo circonda, alla gente, che dia voce e dignità alla base, dove le tessere significhino uomini militante e il consenso non serva per essere utilizzato come riserva di caccia da alcuni.

Ed è proprio in questa specifica identità, che noi democristiani mettiamo in gioco il nostro futuro, convinti come siamo e che sia anche il futuro democratico dell'Italia. Impegnati a costruire un'area moderata punto d'incontro e aggregazione della società. Necessità politica culturalmente adatta ad esprimere la moderazione ed il ragionamento. Occorre una sintesi, fra la capacità di volare alto, di pensare in grande, con la pochezza dei mezzi a nostra disposizione.

Prezioso è l'impegno di ciascuno di noi, di quanti intravedono nella politica lo strumento utile al raggiungimento del bene comune.
L'architettura dello stato che vorremmo, vuole essere una fedele affermazione della dignità della persona. Il tema della vita dell'uomo, dal suo inizio nel concepimento, delle nuove sfide aperte sulle frontiere della genetica, non sono solo questione di coscienza individuale, ma rivestono una centralità politica.

Devono essere sorretti da concrete proposte politiche. La stessa laicità della politica, acquista in quest’ambito di lavori, un’inesauribile forza propulsiva. La questione del lavoro e l'emergenza degli investimenti per il rilancio dell'economia, non solo nazionale ma anche del sud delle Marche, dei nostri comuni, richiede un patto sociale fra le generazioni, che abbia un preciso orizzonte in grado di coniugare l'etica con l'economia, il profitto dell'impresa con i bisogni dei più deboli. Occorre diffidare di chi vorrebbe rappresentare da solo il potere delle scelte, ed è un errore apparire in politica come "servi stolti"!

La vera sfida, il bisogno che emerge, è la ricerca difficile dell'unità nella diversità, risolvere i contrasti fra coloro che sono simili, concependo la diversità politica e le strade diverse dei cattolici come risorsa aggiunta e ricchezza nuova, e non come limite o intralcio a possibili convergenze e dialogo.

07/03/2007





        
  



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