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"Sorprende la scelta di Vallesi con la sua autorevolezza, storia politica e senso delle istituzioni"

Ascoli Piceno | "Stupisce che abbia deciso di ricominciare da una piccola formazione politica, forse la più piccola tra le 4 formazioni che oggi utilizzano, sebbene non integralmente, la denominazione Democrazia Cristiana".

“Dello spirito d’iniziativa dell’amico Gino Vallesi, storico ex Dc, già assessore alla Sanità della Regione Marche, con trascorsi anche nel Ppi, Democrazia Europea e recentemente Udeur, non avevamo dubbi.

Quello che ci stupisce è che Vallesi, insieme ai suoi amici cattolici democratici e laici popolari, per aggregare un Centro alternativo alle estreme in grado di garantire il governo del Paese sulla base di alleanze omogenee con veri partiti democratici, popolari e laici riformisti, abbia deciso di ricominciare da una piccola formazione politica, forse la più piccola sia tra le 4 formazioni che oggi utilizzano, sebbene non integralmente, la denominazione Democrazia Cristiana, (delle quali l’unica ad avere una rappresentanza parlamentare con Gruppi alla Camera ed al Senato è la nostra Dc per le Autonomie), sia di quelle che vorrebbero mettere intorno ad un tavolo tutti i democristiani ovunque collocati”. Lo ha sostenuto il Segretario comunale di Ascoli della Democrazia Cristiana per le Autonomie, Francesco Petrelli.

“Ci meraviglia – ha affermato Petrelli in sintonia con il proprio Segretario provinciale, Raffaele Tassotti - perché considerata la sua storia politica, autorevolezza e senso delle istituzioni, Vallesi, avrebbe tutti gli ingredienti per una “pizza” autonoma e molto più appetitosa di quella proposta da un ex Dc, che fu delegato nazionale del movimento giovanile e componente della direzione e della giunta con Forlani prima e Fanfani poi. Uno che a seguito alla fine dell'esperienza Dc, nel ‘94, è stato tra quelli che hanno portato avanti, seguendo Piccoli, Rinascita della Democrazia Cristiana e, dopo la morte di Piccoli, è stato il fondatore di un soggetto che rivendica proprio il nome di Democrazia Cristiana e il simbolo dello Scudo Crociato con scritta Libertas.

Il partito ha cominciato a presentarsi a varie elezioni amministrative a partire dal ’98 e, nel dicembre ’03, Pizza ne viene eletto segretario nazionale, succedendo ad Angelo Sandri. Pizza ha condotto il partito alle Europee del ’04 sotto le insegne di Paese Nuovo. Il deludente risultato (0,2% nazionale), pochi mesi dopo, ha condotto alla rottura con una parte dello partito che, guidata da Sandri, ha costituito il Partito della Democrazia Cristiana rivendicando il nome e il simbolo della Dc, e per questo è stato espulso. In occasione delle Politiche del 2006, Pizza si schiera con l'Unione siglando un accordo con i Consumatori. Solo a novembre, al suo partito viene attribuita, al termine di un lungo procedimento giudiziario, la legittimità di continuatore della storica Dc”.

“Chi abbia diritto ad usare il simbolo della Dc, però – ha proseguito l’esponente della Nuova Dc di Gianfranco Rotondi -, è ancora materia di un altro giudizio in corso che lo contrappone all'Udc. A tale giudizio sono estranei sia la nostra Nuova Dc che Sandri, sebbene quest’ultimo ancora sostiene che: “Tutto nasce da un vizio originario e risale a quando Martinazzoli sciolse la Dc senza che fosse un congresso a ratificare la decisione. Ma noi abbiamo sempre agito in continuità. Perciò critichiamo la decisione del giudice”.

Nelle more della vicenda giudiziaria, quindi, sono nati 2 partiti pressoché gemelli, la Dc di Pizza e quella di Sandri. Stesso simbolo, stessa sigla, stessa sede, Piazza del Gesù, stessa numerazione progressiva dei congressi. Tant'è che, nel 2006, la ventesima assise della Dc s'è celebrata due volte. “Non si può assegnare il simbolo di un partito a una persona – ha sostenuto Sandri -. Pizza poi ha tradito il mandato congressuale. Lui, per le sue esigenze ha portato il partito a Prodi”. Ma Pizza la pensa diversamente, ovviamente: la Dc è una sola ed è quella di cui è segretario politico. Solo lui può usare il simbolo, solo il suo partito è erede del patrimonio democristiano. Pure quello immobiliare. Sono 517 immobili. Mica bruscolini”.

“In realtà Pizza – ha concluso Petrelli - è uomo di Prodi (chi si sta prodigando nella ricostituzione della rinata Dc è quell’Angelo Rovati, dopo la rinuncia all'incarico di consigliere della presidenza del Consiglio del suo amico Prodi) che più che il Partito Democratico vorrebbe fare il Partito Democratico Cristiano magari facendo contento Helmut Kohl, che ad ogni riunione domanda perché Berlusconi e Prodi non stanno dalla stessa parte. Vallesi da fine politico qual è sa che in Italia il centro riformatore una volta votava per la Dc, oggi per Berlusconi.

Quando la Sinistra, non certo quella estrema, massimalista ed antagonista, vuole fare davvero il centrosinistra deve fare tappa ad Arcore, sennò fa un'altra cosa, ieri con Mastella, domani con Casini, ma sempre con un taglio residuale e perdente. Servirebbe piuttosto un nuovo patto di Palazzo Giustiniani tra tutti gli eredi della Democrazia Cristiana per stabilizzare la politica italiana.

L'iniziativa di Mastella per mettere intorno ad un tavolo tutti i democristiani ovunque collocati per discutere della riforma elettorale con l'occhio a liste comuni per le europee è una scelta coraggiosa e utile per il Paese. Una cosa, però, sono i democristiani altra cosa sono gli appartenenti al Partito popolare europeo. I primi sono l'asse portante del Ppe, i secondi raccolgono molte altre forze moderate non democristiane. È tempo che si dia rapidamente vita a questo tavolo di confronto sollecitato da Mastella”.

26/02/2007





        
  



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