Crisi irrisolta
Acquasanta Terme | La maggioranza (maggioranza?) si è mobilitata per mantenere poltrone, strapuntini di Governo, Montecitorio e Palazzo Madama, con annesse prebende e sontuose pensioni.
di Giuseppe Orsini*
"Il Senato, ascoltate le comunicazioni del ministro Massimo D'Alema sulla politica estera, le cui linee fondamentali sono ispirate al rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, al ruolo prioritario dell'Unione europea, al riconoscimento e al rilancio del ruolo dell'Onu, al rispetto delle alleanze internazionali, le approva". Il Senato non approvava. Respingeva. Con 158 voti contro i 160 necessari. Era il 21 febbraio 2007. Mercoledì delle Ceneri. Ultimo flop di Massimo D’Alema.
Dopo 281 giorni dalle elezioni pareggiate con un programma di 281 pagine, Prodi si è dimesso. Sono seguite le consultazioni del Presidente Giorgio Napolitano. La maggioranza (maggioranza?) si è mobilitata per mantenere poltrone, strapuntini di Governo, Montecitorio e Palazzo Madama, con annesse prebende e sontuose pensioni.
E’ dal 1948 che assistiamo a simili riti. Spesso inutili. In due giorni, il Presidente della Repubblica ha consultato Presidenti di Camera e Senato, ex Presidenti della Repubblica e rappresentanti di 25 partiti, compresi quelli composti da una sola persona o quasi (Italiani nel Mondo e Italia di mezzo). Tutti parlano “nel supremo interesse del Paese”. Traduzione: difesa di poltrone e prebende. Per sé e per i propri amici ed adepti. Per salvare capra e cavoli, il presidente del Consiglio dimissionario ha fatto sottoscrivere ai rappresentanti dei partiti della maggioranza (maggioranza?) un “programmino”.
Prima delle elezioni. Il programma iniziale di 281 pagine accontentava uomini di governo e di piazza. Intercambiabili ed inconciliabili. Con inevitabile caduta del governo.
Dopo 281 giorni. L’attuale programma, di una pagina, ha 12 punti. Dopo il Decalogo di Nostro Signore, il “Dodecalogo” del “cattolico adulto”. Scontenta tutti. Ma firmano tutti. Per salvare poltrone, strapuntini e “Potere”. Affossando l’Italia. E gli Italiani. Tralascio l’elenco dettagliato dei 12 punti.
Vi si parla di «azione concreta e immediata di riduzione significativa della spesa pubblica e della spesa legata alle attività politiche e istituzionali (costi della politica)». e di «rapida soluzione della incompatibilità tra incarichi, di governo e parlamentari, secondo le modalità già concordate». Traduzione.
I ministri ed i sottosegretari ancora deputati o senatori debbono lasciare l’incarico parlamentare. Cito i deputati Rosy Bindi e Pier Luigi Bersani (Ulivo) ed i senatori Clemente Mastella (Pop-Udeur) e Livia Turco (Ulivo). Ai quali, ovviamente, subentreranno altri in Parlamento. Insomma, altre poltrone per appetiti sempre maggiori. Secondo chi ci governa, pagare più prebende equivale a ridurre le spese della politica. Arcani misteri!
Gli ultimi due punti del “Dodecalogo” meritano attenzione. Articolo 11. «Il portavoce del presidente, al fine di dare maggiore coerenza alla comunicazione, assume il ruolo di portavoce dell'esecutivo». Insomma, tutti devono tacere. Di Pietro, Mastella, D’Alema, Fassino, Giordano, Diliberto, Bonino, e via cantando e contando: 103 al governo più i capi dei partiti.
Articolo 12. «In coerenza con tale principio, per assicurare piena efficacia all'azione di governo, al presidente del Consiglio è riconosciuta l'autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del governo stesso in caso di contrasto». La riforma costituzionale approvata nella scorsa legislatura prevedeva, tra l’altro, la riduzione del numero di deputati e senatori e maggiori poteri al presidente del Consiglio: da “primus inter pares” a “Premier”, come in Inghilterra ed in Germania. Ebbene, il governo, ora sfiduciato e (forse) re-insediato, definì la riforma del precedente esecutivo “riprovevole ed autoritaria”. Insomma “fascista”. Da cancellare. E così è avvenuto. Il “Premierato forte” ora imposto dai “democratici” è “cosa buona e giusta”. Mah!
Conclusione. Da Presidente e Segretario Nazionale del “Movimento Elia – Elettori liberi ed attivi”, dico al Presidente della Repubblica che mercanteggiare voti di deputati e senatori – soprattutto di quelli a vita – è avvilente, non rispetta la volontà dell’elettore e prolunga l’agonia del governo. Forse. L’Italia ha bisogno di autorevolezza (maggioranza solida) e di decisioni convinte, condivise ed urgenti per non azzerare il rilancio in atto per merito anche e soprattutto delle passate decisioni. Insomma, si voti. Al più presto.
*segretarionazionale@movimentoelia.org
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25/02/2007
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