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Ettore Mo, giornalista di strada

San Benedetto del Tronto | Presentato "Fiumi", l'ultimo libro del columnist del Corriere della Sera. L'evento è stato organizzato da Confesercenti, Fiba, Sil in collaborazioni con la Libreria "La Bibliofila"

di Eleonora Camaioni

Basta guardare negli occhi l’uomo Ettore Mo, vedere il guizzo brillante che da essi rifulge e capire di trovarsi davanti ad un giornalista di esperienza ma di grande umiltà intellettuale. Personalità nota nel mondo della carta stampata per essere stato, per oltre vent’anni, inviato speciale del Corriere della Sera ed aver raccontato dalle colonne del quotidiano di via Solferino a Milano, le tragedie umane.

Un uomo che ama definirsi “un narratore che ha trascorso tutta la vita a raccontare i drammi delle persone”. Una creatura pensante che ama esprimere le proprie considerazioni “solo se ho un foglio bianco e la mia vecchia Olivetti davanti”. Autore di una raccolta di reportage, raccolti e pubblicati nel libro Fiumi, che nel corso della serata di presentazione del volume, tenutasi ieri sera nell’ambito dell’appuntamento Scrittori sotto le Stelle, organizzato dalla Confesercenti e dalla Bibliofila, dice di non riuscire a raccontare dei drammi umani a parole, ma solo spingendo i ferrosi tasti della sua storica macchina da scrivere.

Ben introdotto dalla professoressa Benedetta Trevisani ammette di non essere capace ad utilizzare le nuove tecnologie con disinvoltura, ma di non sentirsi da buttare via per questo. Afferma che il compito primario del giornalista è quello di “usmare”, termine lombardo che lascia intendere la capacità del reporter di fiutare la notizia.

Preferisce raccontarsi piuttosto che raccontare del volume. Nato da una famiglia operaia, ha sempre voluto scrivere, ha viaggiato molto in Europa e nel mondo visitando Inghilterra, Francia, Spagna, Svezia; per imparare le lingue ha fatto i lavori più disparati dal lavapiatti al cameriere. Non ha terminato gli studi in Lingue e letterature straniere all’Università “Cà Foscari” di Venezia, ma è riuscito a realizzare un percorso di studi a contatto con il mondo.

“Ho cominciato la mia storia giornalistica col navigare. Quella di occuparmi dei fiumi è stata la mia missione. Girando per il mondo mi è stato possibile fare conoscenza scientifica dei luoghi nei quali sono stato”. Ha conosciuto volti, persone nei tessuti più problematici delle zone di guerra. La sua formazione è stata nell’esperire l’altro.

Ha vissuto gli incontri con gli uomini che hanno fatto la storia degli ultimi 40 anni, come Ahmad Shah Masud, il grande condottiero, morto a Kabul il giorno prima dell’attentato alle Torri Gemelle, che ama ricordare non per le proprie gesta, ma per la sua loquacità e amore per la cultura letteraria; Rudolf Nureyev che ha intervistato a Mosca quando si occupava della pagina spettacoli del Corriere della Sera. Ma anche i rapporti con le personalità centrali della storia del giornalismo italiano da Piero Ottone e Indro Montanelli, fino all’incontro professionale con Luigi Baldelli il fotografo con il quale ha condiviso esperienze lavorative più svariate.

Dalle sponde del Gange in India a quelle del Tigri e dell’Eufrate in Medio Oriente, dal Vajont e Piave, alla cinese diga delle tre gole, dal fiume del limo, l’africano Nilo, al Mississipi, Ettore Mo ha speso la sua vita a raccontare storie di uomini che scatenano guerre dell’acqua e di uomini che ne rimangono vittime.

Al termine della serata ha lasciato anche un pensiero ai giovani giornalisti presenti “non avete bisogno di scuole, ci vuole passione e cuore per essere giornalisti di strada”.

Ettore MO è stato ospitato all'Hotel Progresso, accolto con la consueta professionalità dai tilolari, la famiglia Mancini e ha cenato allo Chalet Da Luigi, dove poi è avvenuta la presentazione del libro. Prelibatezze preparate dai cugini Capriotti  che il giornalista ha saputo apprezzare  accomopagnandole con un buon bicchiere di viino.

05/08/2006





        
  



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