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Arte Pubblica. Uno spunto per il nostro Paese.

| La ridefinizione di un’arte “pubblica” coincide pertanto non solo con la ridefinizione dello statuto stesso di opera d’arte, ma della stessa nozione di “pubblico”.

di Francesca Rinaldi


La crisi della città come sistema unitario ha sollecitato negli anni sessanta una nuova attenzione da parte degli artisti, facendo scaturire la necessità di restituire senso al progetto pensato per la città stessa.
In ritardo rispetto all’urbanistica, l’arte prende atto del radicale mutamento di un contesto in cui per secoli è collocata: un museo chiuso.
In questo panorama emergono modalità teoriche ed operative di intervento maggiormente orientate a cogliere nella definizione di “pubblico” non soltanto un’indicazione di luogo, ma soprattutto la dimensione sociale e politica di un vivere collettivo diversificato e complesso.
La ridefinizione di un’arte “pubblica” coincide pertanto non solo con la ridefinizione dello statuto stesso di opera d’arte, ma della stessa nozione di “pubblico”. Ne consegue un diverso atteggiamento e una maggiore responsabilità da parte degli artisti e degli operatori nell’affrontare il complesso reticolo di rapporti che si articolano nello spazio cittadino.

E’ questa un’introduzione teorica necessaria per introdurre l’incontro “L’arte pubblica” tenutosi il 23 maggio 2006 presso lo Spazio Oberdan di Milano: sesto ed ultimo appuntamento del primo ciclo di conferenze “Perché non parli? Fatti d’arte” (il secondo ciclo inizierà ad ottobre). L’iniziativa rientra nel progetto “InCONTEMPORANEA. La rete per l’arte” con cui la Provincia di Milano intende promuovere l’arte del presente intesa come risorsa indispensabile per la riqualificazione urbana, sia dal punto di vista culturale che da quello sociale ed economico.
L’incontro citato è stato condotto da Lorenza Perelli, docente di Storia dell’Arte-Arte negli spazi Pubblici alla Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano, sede di Piacenza.

Decisamente originale è stata l’impostazione scelta: citare 4 esempi, 4 casi rappresentativi ed emblematici di come l’arte pubblica può essere letta ed interpretata nella società contemporanea da artisti del nostro tempo.

La prima immagine illustrata è stata quella della scultura di Alexander Calder per la piazza centrale di Gran Rapids (Michigan, USA). La scultura si presenta come un oggetto autonomo inserito in un contesto in modo tale da creare una relazione “spaziale” con il luogo stesso, non considerando i legami storici con la città.
La scultura è diventata nel tempo simbolo cittadino, rappresentando il luogo in maniera astratta e diventando persino un logo.

Seconda immagine illustrata è stata quella degli artisti Cristo e Jeanne Claude, come rappresentanti di quella che è stata definita “arte monumentale”. Una delle opere temporanee (durano al massimo 2 settimane) di “wrapping” più importanti è stata quella effettuata sulla Statua di Vittorio Emanuele in Piazza Duomo di Milano. “Impacchettando” l’elemento artistico/architettonico risaltano tutti gli elementi plastici della struttura, ma soprattutto viene modificato l’ambiente cittadino circostante. Diversamente dalla prima accezione di arte pubblica, in questo caso si parla di intervento “site specific”, non più astratto rispetto alla morfologia del luogo.

Terza immagine illustrata è stata quella di Gianni Motti, un’artista che estremizza il termine “arte pubblica” contestualizzandolo non solo al luogo ma anche nel tempo: attraverso fotografie od articoli di giornale, l’artista crea interesse su una città, su un evento, riuscendo in questo modo a superare la suddivisione tra arte “aulica” e arte “popolare”.

Ultima immagine illustrata, quella di “Millennium Park”, il riuscitissimo parco nato a Chicago (USA) con l’obiettivo di riqualificazione urbana del centro cittadino. Importante notare che l’opera (realizzata con finanziamenti pubblici e privati) non è stata fine a se stessa: il progetto ha stimolato la crescita dell’economia locale grazie alla maggiore circolazione dei pedoni (che consumano localmente), dei turisti ma anche grazie all’aumento della domanda di abitazioni nell’area adiacente (con “vista su Millennium Park”). Un’opera di queste dimensioni e di questa portata ha avuto naturalmente un forte impatto anche sulla sicurezza cittadina e sul senso di appartenenza alla città.

Se in alcuni paesi degli Stati Uniti, e in altri paesi europei sono da tempo avviati programmi e politiche rivolti a promuovere progetti artistici nel territorio, solo negli anni novanta in Italia si manifesta una rinnovata sensibilità intorno a questi temi.

L’arte contemporanea si rivela uno degli strumenti più efficaci e visibili delle recenti strategie di promozione del patrimonio locale, sempre più spesso inserita nelle politiche turistiche e di marketing culturale di un numero ampio di amministrazioni, o chiamata in causa come protesi dell’architettura o del ridisegno urbano.

Ritengo che sia ancora lungo sia il cammino perché l’arte pubblica riceva la meritata legittimazione ed il giusto riconoscimento di tutte le sue potenzialità, ma fa ben sperare il fatto che se ne inizi a parlare di più, almeno così è stato durante l’incontro di “inCONTEMPORANEA” a Milano.

24/05/2006





        
  



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