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Legge sulle droghe "Giusto o sbagliato non può essere reato!"

Ascoli Piceno | Questa legge mostra in maniera lampante come alla base di tale promulgazione ci sia una fattiva tendenza punitiva e coercitiva

di Mario Bedini e Massimo Martelli

 
La legge sulle droghe, il cosiddetto “stralcio Giovanardi”, che salvaguarda gli aspetti peggiori del progetto di legge Fini, approvato in Senato pochi giorni fa con un metodo affatto trasparente, poiché inserito in un maxiemendamento riguardante le Olimpiadi invernali di Torino, è da considerarsi pericolosissima se approvata in via definitiva alla Camera perché introduce pratiche ultrareazionarie nella comprensione e nella gestione delle sostanze stupefacenti e della tossicodipendenza.
 
Nella legge si equiparano in maniera inequivocabile tutte le sostanze psicoattive, annullando così ogni distinzione tra droghe “leggere” e droghe “pesanti” e paventando il carcere per migliaia di consumatori e di dipendenti tossici. Come tutti sanno la distinzione tra un consumatore e uno spacciatore a volte è estremamente labile, in quanto in molte occasioni chi ha problemi di dipendenza ricorre allo spaccio per pura necessità e non certo per approfittarsi del disagio altrui.
 
Questa legge mostra in maniera lampante come alla base di tale promulgazione ci sia una fattiva tendenza punitiva e coercitiva, in antitesi con le autentiche strategie di ascolto e di accoglienza.
Oltre a questo erroneo fondamento paradigmatico, del tutto avulso da un contesto complessivo che mira al recupero e alla crescita sociale, si aggiunge una inevitabile conseguenza: la concorrenza selvaggia tra i servizi pubblici e quelli privati, a causa del fatto che anche questi ultimi potranno certificare lo stato di dipendenza dei soggetti, introducendo così un criterio particolaristico nella definizione dei problemi che può trovarsi in contrasto con quello pubblico (c’è da dire comunque che le realtà private più responsabili hanno già manifestato il proprio dissenso anche a questa ulteriore deriva sociale).
 
Va ricordato inoltre che questa legge rinuncia a priori al confronto con tutte quelle innumerevoli comunità terapeutiche, Ser.T. ed associazioni che prendono formalmente e concretamente le distanze dal fondamentalismo proibizionista e che si sono riunite in un cartello denominato “Non incarcerate il nostro crescere”.
 
Rifondazione Comunista avvierà nei prossimi giorni una campagna di controinformazione e di sensibilizzazione dei cittadini per contrastare i devastanti effetti sociali di questa legge di matrice fascista che, assieme alla sciagurata legge sulla legittima difesa promossa dalla Lega, la quale equipara la vita alla proprietà e alla “roba” (sarebbe interessante sapere con quale criterio morale i parlamentari cattolici, difensori della vita, l’hanno votata), di fatto riporta indietro di decenni il nostro paese, affiancandosi alle infiltrazioni liberticide che minacciano altre conquiste dei cittadini come la legge 180 sulle istituzioni manicomiali e la legge 194 sull’aborto.

30/01/2006





        
  



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