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Il bilancio di fine anno dell'Api di Teramo

| TERAMO - Economia in forte crisi ma esiste la ricetta anche se non ben compresa dai politici. Le poche speranze affidate ai giovani imprenditori.

di Nicola Facciolini


Strano a dirsi ma all’Api di Teramo, l’atmosfera di fine anno è pesante e fredda. E si annuncia maretta. Ci sono poche bottiglie di spumante da stappare. Per festeggiare che cosa: un’economia in crisi perenne? Al bilancio di fine anno l’unica luce in fondo al tunnel che s’intravede secondo il presidente Eugenio Rosa “è quel nucleo di imprese che sembra esser riuscito a migliorare i propri risultati tra il Gran Sasso e l’Adriatico, ammodernandosi ed investendo”. Per il momento la locomotiva Germania torna a sbuffare ma nell’indagine congiunturale presentata dall’Api aprutina, il futuro è molto incerto.

“I settori tradizionali continuano a mostrare un deterioramento delle condizioni correnti e delle attese per il futuro, ma il peggioramento questa volta è generalizzato - commenta Rosa - ciononostante, nel campione di 70 imprese teramane, il saldo riferito agli ordini dal mercato extraunione, pur restando negativo (0,3%), lascia quel tremebondo -3,4% di pochi periodi fa, mentre sia sul mercato europeo sia su quello nazionale si registrano bruschi risvegli, rispettivamente circa meno 7 punti e meno 10”. Si riconferma il deterioramento del settore tessile ed abbigliamento sotto le “griffe” della tigre asiatica, assieme a quello del cuoio e delle pelli: sono finiti gli anni ’80 del miracolo Val Vibrata.

E le amministrazioni di centrosinistra, al potere da 15 anni nelle nostre terre, cosa hanno fatto? Nulla. “Per il settore alimentare i conti tornano solo per il secondo semestre del 2005, malgrado le delocalizzazioni di un’azienda famosa, così come per le costruzioni ma è evidente un calo nella redditività”. Per Ennio Marcozzi, presidente dell’Apiedil, “i lavori pubblici sono diminuiti drasticamente (-22%); chi tiene ancora sono le costruzioni residenziali, mentre anche le ristrutturazioni hanno subito un rallentamento evidente”. Diurc e Piani integrati cercheranno di indorare la pillola amara? Anche le imprese legate ai prodotti di lavorazione meccanica segnano un chiaro rallentamento, è stagnazione nel comparto legno-mobile-arredo.

Un settore con chiari segni di ripresa è quello chimico ma all’orizzonte si profila il barile, una voce petrolifera che a breve termine comprometterà negativamente la produzione. Ecco i mali: Cina, petrolio, globalizzazione senza regole, quadro infrastrutturale critico, instabilità e riciclaggio nella vita politica italiana, leggi farraginose e tempi lunghi per attuare misure ad hoc, poco innovazione tecnologica, ricerca estemporanea (i nostri ricercatori vengono pagati 600 euro al mese!). Ecco la ricetta per far5vi fronte: un sistema bancario che supporti veramente l’economia, nuovi criteri per l’accesso al credito come in Lombardia, investimenti. Che ne sarà delle nostre piccole e medie imprese? “Hanno dimostrato di avere grandi potenzialità - conclude Rosa - ma chiedono alle istituzioni politiche e bancarie di essere supportate sempre di più”. Il presidente Rosa crede nell’etica, “un valore intrinseco della piccola e media impresa teramana così da favorire il passaggio da una cultura ad una coscienza d’impresa”. I nostri politici capiranno?

30/12/2005





        
  



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