LIng.Mauro Bellucci, in riferimento agli articoli pubblicati su alcuni quotidiani
| SANTEGIDIO ALLA VIBRATA Negli articoli veniva messo in luce il contenzioso instauratosi tra un dipendente e il Comune di SantEgidio alla Vibrata
di Ing. Mauro Bellucci
Il sottoscritto ing. Mauro Bellucci, in riferimento agli articoli pubblicati nei giorni scorsi su alcuni quotidiani locali, dove veniva messo in luce il contenzioso instauratosi tra un dipendente e il Comune di Sant’Egidio alla Vibrata, con la presente chiarisce quanto segue:
l’esponente, quale vincitore di concorso pubblico, è da nove anni dipendente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Sant’Egidio alla Vibrata dove, nei primi cinque anni, ne è stato addirittura il responsabile.
Il contenzioso in atto scaturisce da un provvedimento, operato dal Direttore Generale, di trasferimento del sottoscritto dall’Ufficio Tecnico a quello dei Vigili Urbani giustificando l’iniziativa a favore di un piano protezione civile e di un piano traffico. Uno spostamento che mette in evidenza il demansionamento e la dequalificazione ai quali il sottoscritto è stato sottoposto se si tiene anche conto che in un piccolo comune, come è quello di Sant’Egidio alla Vibrata che conta 9mila abitanti, la competenza richiesta in materia di protezione civile e traffico, è del tutto marginale.
La messa in atto di questa dislocazione non è stata altro che l’ennesimo atto vessatorio da parte dell’Ente nei miei confronti.
Il sottoscritto, soprattutto nell’ultimo anno, con una serie di provvedimenti è stato oggetto, da parte della stessa amministrazione comunale, di continue mortificazioni alla propria professionalità e alla dignità di lavoratore. A titolo di esempio si vuole mettere in evidenza che è stata attuata una serie di tentativi di provvedimenti disciplinari che si sono conclusi senza sanzioni, non per semplice volontà dell’Amministrazione, ma per la pretestuosità, l’infondatezza e la inconsistenza delle accuse.
Va anche sottolineato che il sottoscritto è stato “parcheggiato” all’Ufficio dei Vigili senza essere stato messo nelle condizioni di avere strumenti idonei e un luogo per poter operare.
Dopo reiterate richieste di annullamento del provvedimento di trasferimento, sono stato costretto a rivolgermi al Tribunale di Teramo dove, ai sensi dell’art. 700 del Codice di Procedura Civile che recita “chi ha fondato motivo di temere che durante il tempo occorrente per far valere il suo diritto in via ordinaria, questo sia minacciato da un pregiudizio imminente e irreparabile, può chiedere con ricorso al giudice i provvedimenti d`urgenza, che appaiono, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare provvisoriamente gli eletti della decisione sul merito”, ho chiesto di essere riportato nel luogo di lavoro a me confacente che è l’Ufficio Tecnico. Il giudice, ha semplicemente rigettato la richiesta con motivazioni sommarie, evidenziando che, avendo il contenzioso natura complessa, non poteva essere dipanato con la procedura posta in essere e che il giudizio necessitava di un maggiore approfondimento.
La via legale intrapresa costituisce procedimento autonomo, che trova una propria collocazione giuridica e che si conclude con un eventuale ricorso al collegio di giudici nominati dal Tribunale.
Pertanto, non ci troviamo di fronte ad un primo grado di giudizio perché, la vera causa, relativa il “mobbing”, non è ancora iniziata. Con il giudizio espresso non risulta preclusa la possibilità di iniziare la causa di merito per via ordinaria, per la quale, e solo in questo caso, risultano esserci vari gradi di giudizio.
La situazione che si è creata, però, determina la mancata utilizzazione di un dipendente ad alta professionalità ed esperienza, con conseguente inefficienza e spreco delle risorse pubbliche.
l’esponente, quale vincitore di concorso pubblico, è da nove anni dipendente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Sant’Egidio alla Vibrata dove, nei primi cinque anni, ne è stato addirittura il responsabile.
Il contenzioso in atto scaturisce da un provvedimento, operato dal Direttore Generale, di trasferimento del sottoscritto dall’Ufficio Tecnico a quello dei Vigili Urbani giustificando l’iniziativa a favore di un piano protezione civile e di un piano traffico. Uno spostamento che mette in evidenza il demansionamento e la dequalificazione ai quali il sottoscritto è stato sottoposto se si tiene anche conto che in un piccolo comune, come è quello di Sant’Egidio alla Vibrata che conta 9mila abitanti, la competenza richiesta in materia di protezione civile e traffico, è del tutto marginale.
La messa in atto di questa dislocazione non è stata altro che l’ennesimo atto vessatorio da parte dell’Ente nei miei confronti.
Il sottoscritto, soprattutto nell’ultimo anno, con una serie di provvedimenti è stato oggetto, da parte della stessa amministrazione comunale, di continue mortificazioni alla propria professionalità e alla dignità di lavoratore. A titolo di esempio si vuole mettere in evidenza che è stata attuata una serie di tentativi di provvedimenti disciplinari che si sono conclusi senza sanzioni, non per semplice volontà dell’Amministrazione, ma per la pretestuosità, l’infondatezza e la inconsistenza delle accuse.
Va anche sottolineato che il sottoscritto è stato “parcheggiato” all’Ufficio dei Vigili senza essere stato messo nelle condizioni di avere strumenti idonei e un luogo per poter operare.
Dopo reiterate richieste di annullamento del provvedimento di trasferimento, sono stato costretto a rivolgermi al Tribunale di Teramo dove, ai sensi dell’art. 700 del Codice di Procedura Civile che recita “chi ha fondato motivo di temere che durante il tempo occorrente per far valere il suo diritto in via ordinaria, questo sia minacciato da un pregiudizio imminente e irreparabile, può chiedere con ricorso al giudice i provvedimenti d`urgenza, che appaiono, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare provvisoriamente gli eletti della decisione sul merito”, ho chiesto di essere riportato nel luogo di lavoro a me confacente che è l’Ufficio Tecnico. Il giudice, ha semplicemente rigettato la richiesta con motivazioni sommarie, evidenziando che, avendo il contenzioso natura complessa, non poteva essere dipanato con la procedura posta in essere e che il giudizio necessitava di un maggiore approfondimento.
La via legale intrapresa costituisce procedimento autonomo, che trova una propria collocazione giuridica e che si conclude con un eventuale ricorso al collegio di giudici nominati dal Tribunale.
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