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Grande stagione Jazz a Teramo. Al via l’ Interamnia Jazz Festival

| TERAMO - Il presidente della Primo Riccitelli, il M° Maurizio Cocciolito: “L’Interamnia Jazz Festival è un evento prestigioso per l’intera Teramanità”.


Ai nastri partenza la Decima Rassegna dell’Interamnia Jazz festival, creata nel 1996 dal Maestro Paolo Di Sabatino. Si comincia sabato 8 ottobre alla Sala Polifunzionale della Biblioteca provinciale “M. Delfico” alle 21:30. Tre serate che ormai caratterizzano il panorama musicale teramano inserite nella sezione jazz delle attività della Società della Musica e del Teatro Primo Riccitelli.
Appuntamento cult la serata finale, quando sul palco del Teatro Comunale si esibiranno gli Yellowjackets, band leggendaria che dal giorno dopo, l’11 ottobre, sarà per sei serate ospite al “Blue Note” di Milano. Entusiasta il presidente della Primo Riccitelli, il maestro Maurizio Cocciolito: “Avere a Teramo, come anteprima un gruppo che a Milano richiamerà il grande pubblico rappresenta un’opportunità per l’intera Italia centrale. Di rilievo anche le prime due serate, sabato con Maria Pia De Vito, Enzo Pietropaoli, Danilo Rea e Aldo Romano, e domenica sera con l’Aldo Romano Trio”.

I biglietti dei singoli spettacoli saranno in vendita da giovedì al botteghino del Teatro Comunale al costo di 10 euro (ridotto 8 euro). Il programma di sabato 8 ottobre prevede l’esecuzione di pezzi magistrali eseguiti da Maria Pia De Vito (voce), Danilo Rea (pianoforte), Enzo Pietropaoli (contrabbasso) e Aldo Romano (batteria). Domenica 9 ottobre, sempre alle 21:30 presso la Sala Polifunzionale, l’Aldo Romano Trio con  Baptiste Trotignon (pianoforte), Remi Vignolo (contrabbasso) e Aldo Romano (batteria).
 
Lunedì 10 ottobre, al Teatro Comunale, The Yellowjackets con Bob Mintzer (sassofono), Russell Ferrante (pianoforte e tastiere), Jimmy Haslip (basso) e Marcus Baylor (batteria). “Il progetto So right, essenzialmente nato alcuni anni fa - spiega Cocciolito - quale omaggio alla grande arte di Joni Mitchell, ha poi preso strade autonome, proponendosi oggi come una sorta di profonda analisi sul tema “canzone” in rapporto con l’entourage della musica intelligente”. Si conosce bene come la cantante e compositrice canadese sia fondamentalmente un vero e proprio culto per musicisti di ogni genere. “Pittrice di talento, oltre che vera e propria musa ispiratrice di un’intera generazioni di musicisti pensanti - rivela Paolo Di Sabatino - ha sempre accolto nel suo mondo espressivo generi e linguaggi diversi, utilizzandoli  spontaneamente, facendone  colori sulla sua personalissima tavolozza.
 
La sua vastissima produzione, in 35 anni sulla scena,  va dai tempi di Woodstock (leggi Crosby, Stills & Nash, James Taylor e dell’intera comunità californiana del tempo) ad oggi”. L’influenza progressivamente crescente del jazz ha in molti casi profondamente operato sulle sue procedure compositive.  Dalle  sue  collaborazioni con  musicisti  quali Charlie Mingus, Wayne Shorter, Jaco Pastorius, Herbie Hancock, sono nate pagine musicali  di grandissima originalità e raffinatezza; brani che lei stessa definisce  (nelle note di copertina di “Mingus”) come  “audio paintings”. Quadri in cui la parola e i suoi ritmi  costituiscono l’ossatura dell’ invenzione melodica. Il concerto è dedicato a lei. “So right - rivela Cocciolito - è percorrere con grande leggerezza il percorso jazzistico interno alla sua musica, riverificarlo attraverso le filosofie contemporanee (si pensi a Bjork, per molti, la vera prosecutrice di una parte del suo agire musicale) e ripercorrere le varie tracce contenute nel cd che finalmente la Cam Records pubblica oggi  nel suo nobile catalogo”. Un progetto ambizioso e difficile perché va a toccare corde sacre della storiografia della più intelligente musica popolare moderna. Una sorta di scommessa che solo un gruppo di jazzisti, decisamente qualificati e professionali possono accettare. In gioco, sensibilità, poesia e profonda capacità di muoversi osmoticamente nel grande mare della musica contemporanea, per omaggiare l’immensa classe di una dei grandi “numeri uno” della musica moderna. “Un progetto nobile - continua Cocciolito - nelle mani sicure di due fra i più titolati nomi del jazz italiano contemporaneo: la straordinaria voce di Maria Pia De Vito e l’esperienza e la bontà artistica riconosciuta della premiata ditta Rea-Pietropaoli e – nella forma in quartetto – con l’aiuto del grande nome di Aldo Romano.
 
Il sessantatreenne batterista italo-parigino è una delle presenze più pregnanti e al contempo meno esposte della scena europea. Nato a Belluno, si trasferisce durante l’infanzia, con la famiglia, in Francia”. Dall’età di vent’anni inizia a suonare con alcuni dei grandi del jazz: Bud Powell, Steve Lacy, Michel Petrucciani, Don Cherry, Gato Barbieri, contribuendo all’affermazione della new thing europea. Cultore di melodie, il suo stile libero sa intrecciarsi con atmosfere più sfumate e paesaggi sonori avvincenti, lontano dalle correnti mainstream. Il suo ultimo progetto Because of Bechet, offre la nostalgia di un’epoca sognata (“l’effetto Bechet”) e il piacere della modernità. “Un jazz attuale, brillante e ispirato, intelligentemente battezzato all’elettronica - spiega P. Di Sabatino - ad opera di una band italo-francese di spessore e inventiva. Romano sa cogliere l’atemporalità, i contenuti universali della musica di Bechet, con il quale condivide il soggiorno parigino”. Nato a New Orleans, ragazzo prodigio, Bechet è, accanto ad Armstrong, tra le leggende primigenie del jazz. Nel 1952, si trasferisce definitivamente a Parigi, dove compone alcune tra le sue perle: Petite Fleur, Les Oignons, Rue d’Antibes. da Romano.
 
Un'altra band leggendaria, gli Yellowjackets, sarà al Comunale il 10 ottobre. Jimmy Haslip (basso), Bob Mintzer (sax), Marcus Baylor (batteria) e Russell Ferrante (tastiere) formano la più longeva e creativa fusion band della storia. “Il gruppo esiste dal 1977 - continua Di Sabatino - grazie a una esplosiva spinta a sperimentare continuamente linguaggi, fusioni e contaminazioni e a rivedere il proprio orizzonte espressivo alla luce di nuove acquisizioni stilistiche. E' stato l'ingresso del sassofonista, arrangiatore e compositore Bob Mintzer a far compiere agli Yellowjackets il definitivo salto di qualità da eccellente band di fusion al perfetto ingranaggio di jazz elettro-acustico quali sono oggi”.  Jazz e fusione acustica si fondono con grandissima raffinatezza in un sound compatto, preciso eppure lieve, con spazi, forme e dimensioni disegnati senza fatica da musicisti che è un vero piacere ascoltare.
 

06/10/2005





        
  



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