Replica del presidente del Consiglio Comunale
Grottammare | Stefano Fabbioni: "Mi permetto di intervenire in merito alle numerose polemiche politico-amministrative grottammaresi..."
di Stefano Fabbioni
Mi permetto di intervenire in merito alle numerose polemiche politico-amministrative grottammaresi che, di questi tempi, divampano soprattutto sugli organi di informazione locali, con il solo intento di contribuire a portare alcuni elementi di chiarezza e di verità, ma senza la pretesa di dare ”lezioncine” ad alcuno.
C’è una questione che alla gran parte dei cittadini, soprattutto i meno interessati alla vita politica, sfugge (ma dovrebbe essere ben chiara ai consiglieri comunali!).
Da alcuni anni a questa parte, la normativa italiana (attraverso le cosiddette “Leggi Bassanini”: che peraltro sono due, la n. 59 e la n. 127 entrambe del 1997) ha stabilito nuove regole per il funzionamento dello stato e degli enti locali: in particolare, quella che ha inciso maggiormente sulla vita dei Comuni è la seconda, la quale ha sancito la totale separazione tra le funzioni che deve svolgere la “parte politica” (sindaco, assessori e consiglieri) e quelle che spettano invece alla “struttura tecnica e amministrativa” (dirigenti e/o funzionari).
Ai primi spetta la programmazione e la regolamentazione dell’attività dell’Ente nonché il controllo che i programmi e i regolamenti decisi (compresi i piani urbanistici e i bilanci) vengano rispettati. Ai secondi spetta l’attuazione e il raggiungimento degli obiettivi prefissati nonché la responsabilità della gestione corrente, cioè, ad esempio, il rilascio di concessioni, autorizzazioni, licenze, certificati, l’emissione di verbali, ecc.
Cosa c’entra tutto ciò, ad esempio, con il caso “Fish”? C’entra perché il “sapere” come funziona permette di comprendere meglio la verità e cioè che la “parte politica”, il consiglio comunale, si è occupato della vicenda, nella seduta del 30 maggio 2002 (durante la precedente amministrazione ed allorquando il sottoscritto era assessore all’urbanistica) approvando senza alcun voto contrario, nemmeno dei consiglieri di minoranza Raffaele Rossi, Roberto Marconi e Vittorio Santori una variante al piano di spiaggia, che recepiva la richiesta di inserire un’area da destinare a pesca turismo. Tutti gli atti amministrativi emessi successivamente, e cioè il bando pubblico per l’assegnazione dell’area (bando emesso probabilmente per la prima volta in quanto nulla è dato sapere sui criteri seguiti in precedenza, allorquando le concessioni demaniali non erano gestite dalle amministrazioni comunali), la concessione, il permesso di costruire, i controlli e quant’altro, sono stati di competenza dei funzionari, che sicuramente li hanno svolti nel pieno rispetto della legge.
Ne consegue che andare a cercare presunte responsabilità penali tra gli amministratori riguardo agli atti rilasciati mira solo a “sparare nel mucchio” creando confusione tra i cittadini e sollevando inutili polveroni.
Lo stesso discorso vale per le concessioni stagionali immediatamente a sud (tra cui quelle del consigliere Filippo Olivieri e di sua sorella) e a nord della foce del Tesino. Nella stessa seduta (30 maggio 2002) e sempre senza alcun voto contrario, il consiglio comunale respinse la possibilità di trasformarle in annuali, pertanto la regola attuale obbliga i concessionari, finita la stagione, a smontare le cabine. L’obbligo di far rispettare tali norme spetta ai funzionari addetti ai controlli e alla vigilanza, i quali, se non si attivassero, sarebbero esposti a denunce da parte di chiunque per “omissioni in atti d’ufficio”.
Se poi tali regole si ritengono oggi ormai superate e si intende cambiarle, così come mi pare intenda fare ora la maggioranza, il Consiglio Comunale è sovrano e può farlo, speriamo all’unanimità, sin dalle prossime sedute.
C’è una questione che alla gran parte dei cittadini, soprattutto i meno interessati alla vita politica, sfugge (ma dovrebbe essere ben chiara ai consiglieri comunali!).
Da alcuni anni a questa parte, la normativa italiana (attraverso le cosiddette “Leggi Bassanini”: che peraltro sono due, la n. 59 e la n. 127 entrambe del 1997) ha stabilito nuove regole per il funzionamento dello stato e degli enti locali: in particolare, quella che ha inciso maggiormente sulla vita dei Comuni è la seconda, la quale ha sancito la totale separazione tra le funzioni che deve svolgere la “parte politica” (sindaco, assessori e consiglieri) e quelle che spettano invece alla “struttura tecnica e amministrativa” (dirigenti e/o funzionari).
Ai primi spetta la programmazione e la regolamentazione dell’attività dell’Ente nonché il controllo che i programmi e i regolamenti decisi (compresi i piani urbanistici e i bilanci) vengano rispettati. Ai secondi spetta l’attuazione e il raggiungimento degli obiettivi prefissati nonché la responsabilità della gestione corrente, cioè, ad esempio, il rilascio di concessioni, autorizzazioni, licenze, certificati, l’emissione di verbali, ecc.
Cosa c’entra tutto ciò, ad esempio, con il caso “Fish”? C’entra perché il “sapere” come funziona permette di comprendere meglio la verità e cioè che la “parte politica”, il consiglio comunale, si è occupato della vicenda, nella seduta del 30 maggio 2002 (durante la precedente amministrazione ed allorquando il sottoscritto era assessore all’urbanistica) approvando senza alcun voto contrario, nemmeno dei consiglieri di minoranza Raffaele Rossi, Roberto Marconi e Vittorio Santori una variante al piano di spiaggia, che recepiva la richiesta di inserire un’area da destinare a pesca turismo. Tutti gli atti amministrativi emessi successivamente, e cioè il bando pubblico per l’assegnazione dell’area (bando emesso probabilmente per la prima volta in quanto nulla è dato sapere sui criteri seguiti in precedenza, allorquando le concessioni demaniali non erano gestite dalle amministrazioni comunali), la concessione, il permesso di costruire, i controlli e quant’altro, sono stati di competenza dei funzionari, che sicuramente li hanno svolti nel pieno rispetto della legge.
Ne consegue che andare a cercare presunte responsabilità penali tra gli amministratori riguardo agli atti rilasciati mira solo a “sparare nel mucchio” creando confusione tra i cittadini e sollevando inutili polveroni.
Lo stesso discorso vale per le concessioni stagionali immediatamente a sud (tra cui quelle del consigliere Filippo Olivieri e di sua sorella) e a nord della foce del Tesino. Nella stessa seduta (30 maggio 2002) e sempre senza alcun voto contrario, il consiglio comunale respinse la possibilità di trasformarle in annuali, pertanto la regola attuale obbliga i concessionari, finita la stagione, a smontare le cabine. L’obbligo di far rispettare tali norme spetta ai funzionari addetti ai controlli e alla vigilanza, i quali, se non si attivassero, sarebbero esposti a denunce da parte di chiunque per “omissioni in atti d’ufficio”.
Se poi tali regole si ritengono oggi ormai superate e si intende cambiarle, così come mi pare intenda fare ora la maggioranza, il Consiglio Comunale è sovrano e può farlo, speriamo all’unanimità, sin dalle prossime sedute.
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25/10/2005
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