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Maurizio Mattei a Fabriano

| FABRIANO - Il designatore unico di A e B, al il raduno regionale degli arbitri a Fabriano, il 2 e 3 settembre.


Un fiume in piena, Maurizio Mattei nell’auditorium della Carifac che ha sponsorizzato il raduno regionale degli arbitri a Fabriano, il 2 e 3 settembre. Il designatore unico di A e B è stato accolto con entusiasmo dai 120 tra direttori di gara ed assistenti (fra quest’ultimi 4 donne con Clarissa Claretti finalista nel lancio del martello ai recenti mondiali di Helsinkj). Premiato dal sindaco di Fabriano, ing. Roberto Sorci e dai vertici della banca (presidente avv. Piergiorgio Alianello, direttore generale prof. VincenzoTagliaferro)
 
Mattei, intervistato dai giornalisti, ha detto di ritenere il suo attuale incarico solo una tappa, tuttalpiù un altipiano non una vetta. Il riferimento esplicito è stato per la pratica dell’alpinismo che Mattei considera analoga al mestiere di arbitro. Ha dribblato abilmente, ad una domanda dell’inviato del “Corriere Adriatico” , Enrico Scoppa, sul caso Collina affermando che lui ha a disposizione 41 arbitri e con questi deve lavorare. Insomma non c’è tempo per i rimpianti ma solo per l’agire.
 
Agli arbitri, nel corso di un lungo intervento appassionato, inframezzato da scroscianti applausi, ha parlato di serenità (della loro vita) e di positività da testimoniare continuamente in campo e fuori. E chi non ha stimoli, vette da conquistare può benissimo dimettersi, lasciare il testimonio ad altri. E del resto –ha detto Mattei- ho appena visto fino a ieri le spiagge piene di giovani annoiati…
 
E di sé, stimolato dall’inviato di Tvrs, Andrea Verdolini, ha detto di ricordare la passione per il mezzofondo e degli allenamenti furtivi, d’inverno, lungo i campi innevati della natia Treia, a due passi da Macerata. “In pratica fuggivo ogni volta da casa, appena mia madre chiudeva l’uscio alle sue spalle pensando di lasciarmi immerso nello studio. Allora io indossavo la tuta rossa, un po’ sbiadita, della gloriosa Sef (società d’atletica leggera) di Macerata e correvo, correvo. Così, allo stadio, mi vide atleta promettente un giudice di gara che aveva un nome importante: Cesare Jonni di Macerata, il mitico fischietto internazionale. Mi chiamò e di convinse a partecipare ai corsi arbitrali. Accettai ed allora non ho più smesso di correre, correre…”.
 
E ai giovani arbitri ha detto: “Ora voi siete su un altipiano, ma guardate in alto, sempre in alto verso le montagne da scalare”.
 
Scusi, lei in cima però  adesso ci è arrivato… Gli ha chiesto il giornalista Maurizio Verdenelli.
Risposta: “Macchè: mi sento ancora sull’altipiano”. Parola di mezzofondista.

03/09/2005





        
  



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