La Federazione Provinciale dei Democratici di Sinistra convoca la stampa e distribuisce ai giornalisti il bilancio di previsione della società Parco Piceno. Tale società raccoglie 16 municipalità della provincia di Ascoli Piceno, il comune di Valle Castellana aderente alla Provincia di Teramo e diversi enti pubblici e privati come la Camera di Commercio, l’Assindustria e la Coldiretti. Lo scopo della società è la promozione turistica nel territorio di sua competenza con finalità condivise per uno sviluppo omogeneo dell’intera area.

I Democratici di Sinistra dopo l’analisi delle attività svolte da Parco Piceno dichiara in conferenza stampa che il Presidente Raniero Isopi gestisce in modo personalistico la società. Dalle voci di bilancio Parco Piceno sembrerebbe un vero e proprio carrozzone pubblico, dato che la maggior parte delle risorse sono per le spese al personale e alle collaborazioni, mentre le spese per la stampa di materiale promozionale e per partecipazioni a fiere e meeting sono veramente esigue, nel documento per tali attività sono destinati solo mille euro.

 

Comunque nella vicenda c’è un retroscena, il 26 giugno la direzione della società portò all’attenzione dei soci un bilancio di previsione di circa 190 mila euro, e tale documento non fu approvato in quanto i comuni e gli enti di centro sinistra si sono astenuti dal votare. Per cifre superiori ai vecchi 100 milioni di lire, lo statuto prevede che documenti programmatici come il bilancio di previsione sia approvato dalla maggioranza dei soci, quindi l’astensione, non il voto contrario, va letta in chiave politica ed è servita per richiamare il Presidente Raniero Isopi ad una concertazione e per aprire una discussione di come e dove indirizzare le risorse sul territorio per una più efficiente promozione turistica.

 

Dalla conferenza stampa emerge che l’astensione di alcuni soci non è stata recepita dalla direzione aziendale, che sfruttando l’articolo 21 dello Statuto Societario ha alleggerito il  bilancio di previsione sotto i 100 milioni di lire cambiando la modalità di approvazione. Infatti sembrerebbe che sotto questa cifra il documento non deve essere approvato dalla maggioranza dei soci ma dalla maggioranza delle quote di partecipazione nella società.

 

Infatti ogni comune o ente privato e pubblico per entrare nella società ha comprato delle quote di partecipazione. Le quote iniziali erano 110, ultimamente 12 enti privati sono usciti da Parco Piceno attestando la quantità delle quote totali a 98, poiché il comune di Ascoli Piceno ne ha 35 e la Camera di Commercio ne ha 20, bastano questi due enti a far raggiungere la maggioranza in caso di bilanci di previsioni al di sotto dei 100 milioni di lire.

 

L’Assessore al Turismo di Offida Valerio Lucciarini è chiaro, «sciogliere Parco Piceno e far nascere una nuova società che offra servizi alle municipalità aderenti e che abbia finalità condivise per una promozione turistica più efficace, Isopi ha fatto poco per promuovere il turismo – e aggiunge - non ci sono risultati». A dar man forte alla dichiarazione di Lucciarini c’è l’Assessore Silvestri del comune di Spinetoli il quale dichiara che per il suo comune i benefici sono stati veramente esigui, «l’unico beneficio è stato quello di essere inserito dentro qualche depliant».

 

Comunque la direzione della società viene anche accusata di aver stilato un bilancio sotto stimato per una approvazione autoritaria, anche perché a breve tempo ci dovrà essere una variazione al bilancio di previsione, dato che la Legge Regionale sui “Sistemi Turistici Regionali” destina soldi per le azioni di promozione turistica a società come Parco Piceno e questi finanziamenti nonostante siano già stati deliberati e destinati sono stati volutamente omessi dal documento programmatico.  

 

«Ci sono molti comuni di centro destra nella società e al Sindaco Celani fa comodo delegare la promozione turistica della città di Ascoli Piceno a Parco Piceno – dice Corradetti che aggiunge – la società non ha senso di esistere, i comuni pagheranno le quote di quest’anno poi usciamo e la società deve chiudere».