I funerali delle vittime di Nassiriya: il silenzio commemorativo e le idee nei Comuni
San Benedetto del Tronto | A San Benedetto e Grottammare diverse iniziative per commemorare ma anche per riflettere.
di Giovanni Desideri
Nel giorno dei funerali delle vittime italiane dell'attentato di Nassiriya di mercoledì 12 novembre, anche nei Comuni di San Benedetto e Grottammare, come in tutta Italia, si sono svolte iniziative di partecipazione al lutto nazionale. Dalle 11,30 alle 11,40 il silenzio in tutti gli uffici pubblici: il ronzio degli impianti di climatizzazione e la luce dei neon sono stati l'unico sfondo irreale alla partecipazione commossa dei presenti presso il Comune di San Benedetto.
A Grottammare, oltre alla possibilità di firmare un registro di condoglianze, come disposto dalla Prefettura di Ascoli, il sindaco Merli ha riunito i dipendenti comunali e i rappresentati dei Carabinieri (in testa il maresciallo Cameli, comandante della locale stazione), per una comune riflessione sull'accaduto. Merli ha espresso il cordoglio della cittadinanza e suo ai famigliari delle vittime e ai rappresentanti dell'Arma. Ha espresso la viva partecipazione, umana ed emotiva anche per il dolore provocato dalle vittime di parte irachena, "che non erano figlie di un dio minore. Come dice Strada, quando muore un essere umano è tutta l'umanità che "perde". Dovevamo e dobbiamo riflettere sul fatto che quando si fanno le guerre presto o tardi verranno dei morti".
Analogo messaggio anche da Massimo Rossi, predecessore di Merli ed attuale presidente del Consiglio Comunale di Grottammare: "tutti partecipiamo del dolore delle famiglie degli italiani uccisi. Mi piacerebbe però che la televisione desse un po' di spazio anche alle mamme dei bambini dello scuolabus che è saltato in aria insieme al quartier generale italiano a Nassiriya. Io penso che bisognerebbe essere capaci di estendere questo dolore a tutti i morti di tutte le guerre, perché sia più utile e produttivo. Sarebbe un messaggio di pace universale, al di là delle nazionalità. Un messaggio di pace universale è la maledizione di tutte le guerre".
Da San Benedetto il sindaco Domenico Martinelli esprime lo sconcerto per l'attentato "vile e ignobile. Quando ho appreso la notizia sono rimasto davvero scosso. Ma chi non ha avuto un sentimento anche di rabbia per quello che è successo, trattandosi di giovani partiti per portare la pace e trovatisi in un inferno? Sta accadendo qualcosa di brutto, ma questa missione di pace dobbiamo continuarla, per il bene dell'Iraq. Forse però ci dovrebbe essere un maggiore intervento da parte dell'Onu, per ridimensionare la presenza degli americani, visti dagli stessi iracheni come occupanti, anche se non è così".
Giorgio De Vecchis, presidente del Consiglio Comunale di San Benedetto: "è commovente la grande partecipazione ai funerali e al lutto. Questo dimostra come l'intero popolo italiano si sia stretto intorno agli uomini che con onore e dignità hanno perseguito e perseguono l'obiettivo di portare pace e democrazia in Iraq. Io rinnovo a nome di tutto il Consiglio Comunale il cordoglio per le vittime e la vicinanza a tutti i famigliari, all'Arma dei Carabinieri e all'esercito. Spero che l'impegno già preso verbalmente dal Governo e dal Parlamento nei confronti dei familiari delle vittime venga al più presto reso operativo".
Anche Giovanni Gaspari, capo gruppo DS nel Consiglio Comunale di San Benedetto, nota la grande e spontanea partecipazione delle persone a questo evento: "in molti hanno portato fiori e testimonianze non solo all'Altare della Patria a Roma, il luogo più al centro dell'attenzione mediatica. Anche da noi, presso il monumento a Salvo D'Acquisto a Porto d'Ascoli, ho visto che in molti hanno lasciato fiori e messaggi già dai giorni scorsi. Ma quando sarà passato il momento del rispettoso silenzio per le vittime, il Parlamento italiano dovrà tornare a valutare le modalità con cui si compiono missioni generose e a volte eroiche nel mondo. Dobbiamo chiedere un maggior coinvolgimento dell'Onu e nel caso dell'Iraq dobbiamo fare in modo che gli iracheni siano quanto prima i protagonisti della loro rinascita come popolo".
Settimio Capriotti, consigliere di Rifondazione Comunista nel Comune di San Benedetto: "mi associo al dolore che ha colpito le famiglie come uomo, come rappresentante di un partito e come pacifista. Esprimo la mia solidarietà alle stesse famiglie e alle forze armate, perché mi rammarico della perdita di ogni vita umana. Ma resto dell'idea che la guerra non andasse fatta, che Saddam Hussein potesse essere allontanato in altro modo e che quanto prima si deve restituire sovranità agli stessi iracheni. In questo periodo di transizione deve intervenire l'Onu.
Non si deve affidare la ricostruzione ad eserciti belligeranti, perché al di là delle buone intenzioni e dei comportamenti umani e solidali dei nostri militari come persone, in Iraq si continua a morire, come è accaduto anche dopo il 12 novembre, nei contingenti americani e inglesi. Gli attentati provengono sì dal terrorismo internazionale e di matrice islamica, ma anche dalla resistenza del popolo iracheno alla presenza degli occupanti stranieri. Mi auguro che tutti riflettano anche sulle parole del Papa a proposito della pace in Medio Oriente: non servono muri, ma ponti. Intervenga l'Onu, si prepari un serio piano di pace".
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18/11/2003
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