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Nessuna delusione d'amore, nessun motivo noto ha mosso Nazzareno Bruglia al suo estremo gesto

San Benedetto del Tronto | Gli amici del ragazzo suicida sabato a Pesaro non sanno spiegarsi “perché” e ne ricordano i molti interessi.

di Giovanni Desideri

Lunedì 27 ottobre: decine di amici, tutti sui vent'anni, sono come sempre intorno al Central Perk, il bar che frequentano nel centro di San Benedetto. Non importa che il locale oggi sia chiuso: sono seduti sui marciapiedi, appoggiati al muro, per lo più in silenzio. Sono amici di vecchia data: dai tempi del liceo, della scuola media e della scuola elementare. Alcuni si sono conosciuti ancora prima, al mare d'estate. Oggi sono studenti universitari e in queste ore stanno tornando a casa: da Bologna, da Milano, da Chieti e anche da Barcellona, dall'"Erasmus".

Fuori dal bar i loro ricordi servono per vedere chi non c'è, Nazzareno Bruglia, uno del gruppo che semplicemente, soprattutto senza un motivo, sabato scorso ha deciso di non farne più parte, di non tornare più, e si è gettato sotto un Eurostar alla stazione di Pesaro. Oggi gli amici cercano di ricordare episodi, aneddoti, frasi di Nazzareno, per capire se qualcosa potesse far indovinare disagio, tristezza, un carattere malinconico proprio in uno dei ragazzi più allegri del gruppo.

"Non riusciamo a darci nessuna spiegazione", dice uno di loro, ed è come se parlassero anche gli altri insieme, è ciò che nel corso della giornata avevano detto e diranno ancora anche gli altri. "Nazzareno era un ragazzo pieno di progetti per il futuro, con valori forti, una forte religiosità, ideali che metteva in pratica attraverso il volontariato o donando il sangue".

Ragazzi cresciuti insieme. A San Benedetto sabato pomeriggio erano a giocare a pallone in uno dei campi da calcetto dell'area del Dopolavoro Ferroviario e la partita è finita poco dopo le sette. Uno degli amici, Teo, aveva un messaggio nel cellulare. Un messaggio che era lì dalle sei, di Nazzareno, e che annunciava il peggio. Un messaggio simile era arrivato a Lorena, la ragazza di Nazzareno.

Così i ragazzi sono corsi in stazione, hanno aspettato tutti i treni che Nazzareno poteva aver preso. I treni ripartivano e lui non c'era. La Polfer non aveva notizie. Ma tutti i treni che arrivavano da nord erano in ritardo. Era sempre più distante l'ora alla quale il messaggio era stato inviato. Gli amici si sono diretti sotto casa di Nazzareno, in via Monfalcone. Lì c'era una volante della Polizia. La notizia l'hanno avuta subito dopo i genitori di Nazzareno.

Ma non c'era stata nessuna delusione d'amore, Nazzareno e Lorena non attraversano una crisi nel loro rapporto, nessun problema neppure all'università, come mai ce n'erano stati per lo studio. Nazzareno aveva finito il Liceo Classico il 12 luglio 2000 con l'esame orale e un punteggio molto vicino al 100. Sezione C. All'università di Urbino stava iniziando il terzo anno di giurisprudenza ed era partito a settembre, per la prima volta dopo l'estate. E da settembre  era tornato a casa una sola volta per un fine settimana.

"Zarinho" era il suo soprannome perché era bravo a giocare a pallone, terzino. A lui si erano interessate squadre come l'Atalanta e il Vicenza. E a San Benedetto aveva fatto parte delle squadre più note, dalla Folgore alla Mariner, alla Riviera Samb. Sport praticato e seguito allo stadio: amava e seguiva la squadra della sua città, la Sambenedettese, ma tifava anche Livorno e Roma: amava più il calcio che gli steccati.

Gli amici, il volontariato, lo sport, il futuro che già immaginava, come avvocato in uno studio da aprire con il padre e appunto con alcuni amici. Ma soprattutto Nazzareno era un ragazzo molto religioso, "rispettosissimo della famiglia", dice ancora uno dei suoi amici. Dai tempi del liceo aveva trovato una grande sintonia con il suo insegnante di religione e lo seguiva nell'opera di volontariato, che fosse alla Casa "Santa Gemma" o all'Istituto "Pelagallo" di Grottammare. L'ultima volta a Natale 2002, solo perché gli studi universitari lo tenevano lontano da casa. Oggi il docente pronuncia poche parole, è sconvolto. E con lui gli amici e la città.

28/10/2003





        
  



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