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L'addio a Giorgina Grifi, insegnante modello

San Benedetto del Tronto | Al Liceo Scientifico fino al 1983, era collaboratrice dell'Utes. Ha tramesso la sua elevata cultura a molte generazioni di professionisti ed autorità.

di Laura Ripani

Una settimana fa è morta la signorina Giorgina Grifi. E moltissimi dei suoi studenti l'hanno voluta salutare nel corso di una cerimonia funebre commovente. Ella per tutti non era una professoressa ma La professoressa del Liceo Scientifico Rossetti. Averla avuta come insegnante è motivo di fierezza per 3 generazioni di ex ragazzi di San Benedetto, oggi affermati professionisti ed autorità. Tutti possono a ragione fregiarsi dell'onore di averla avuta come insegnante. Perchè interpretava la sua professione come una missione visto che si era dedicata completamente al lavoro che ha svolto con passione, altissimo senso del dovere, ed una ammirevole competenza.

Arcigna nei modi, aveva uno spirito alla Oriana Fallaci vale a dire con uno spiccato senso del dovere. Per lei davvero non esistevano mezze misure e mai mai avrebbe rinunciato ai suoi principi.
 E' un ricordo personale quello che voglio portare visto che il primo D del 1983, la mia classe, è stata l'ultima alla quale ha insegnato. E con questo dare il senso del rispetto per l'autorevolezza che meritava.

La ricordo quindi la mattina del primo giorno di scuola. Con il suo look sempre irreprensibile, fu lei ad accoglierci. Ci disponemmo sui banchi con quelli che più ci piacevano, noi, primi figli del post '68. Ed evidentemente sentì che la società era cambiata. Ella allora ci fece allora alzare, ci disse di disporci lungo il muro di fondo della classe e per ordine di altezza. Fece allora un discorso chiaro, essenziale e convincente. "Avete scelto un liceo, qui si studia" spiegò. "Tutte le scuole sono dignitose"  aggiunse "dunque chi non ha voglia di impegnarsi fino in fondo ha tempo fino alle ore 12 per domandare il trasferimento". Restammo tutti. Ed io compresi che una così valeva la pena starla a sentire.

Poi ci pregò di sederci a cominciare dai più piccini, davanti, e  rigorosamente per sesso.
 Era così, educata e forte. E dico questo con affetto ed immutata stima.
Era una donna unica di quelle che si trovano una volta nella vita e che sono giustamente da indicare come modello. Anche i suoi pantaloni sotto la gonna, twin set rigoroso, davano la sensazione di una assolutamente speciale. Perchè traspirava cultura da tutti i pori oltre che un amore per la questa. Ecco, quando penso ad una personalità, autorevole ed indipendente, una alla quale si deve assomigliare, vedo il suo volto.

Salutò per motivi di salute subito dopo Natale. E sento di dire a nome anche di molti che soltanto con lei Lettere e Latino avevano un senso. Con ogni frase raggiungeva l'obiettivo di educare, nell'accezione più nobile di questa parola. Tutto quello che so, che molti sanno nella nostra città e non se la prendano gli altri professori, lo dobbiamo e lo devo a lei. Perchè il suo metodo era vincente.

 Posso dire che le hanno voluto bene, le abbiamo voluto bene. E così  so anche di interpretare il pensiero di moltissimi suoi alunni. Perchè era un generale senza incertezze che sapeva ed era in grado di trasmettere conoscenza oltre che umanità.
 La rincontrai negli ultimi anni della sua vita quando già ero una giornalista ed ella stimata collaboratirce dell'Utes. Come sempre mi incoraggiò a continuare con impegno e dedizione. Lo spirito era sempre lo stesso anche se il corpo oramai dava segni di cedimento.
D'una cosa soltanto mi rammarico.

Il Liceo Scientifico cittadino non ha saputo o voluto ricordare, almeno con un manifesto funebre, questa straordinaria figura di donna e d'insegnante che si faceva rispettare dagli alunni per la dignità, dai suoi colleghi per la dedizione, dai presidi per la forza d'animo. Se scrivessi che per lei ho imparato soltanto la lingua dei Padri ben poco merito le renderei. Tutta la sua vita, la coerenza di pensiero ed azione unite alla profonda fede cristiana, hanno saputo rendere prima a se stessa quindi a noi, il vero ed alto senso della vita. Ora la saluto così, con lo strumento che mi ha educato ad usare, la scrittura. E con la certezza che da lassù ci insegnerà ancora perchè vale la pena vivere.

 Spero di non averla mai delusa. E che nessuno di tutti noi l'abbia mai fatto.

26/09/2003





        
  



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