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Il verso giusto della cultura.

| RECANATI – Si è svolto ieri, martedì 24 giugno, l'incontro di studio dei D.S. regionali sulle politiche culturali.

di Giovanni Desideri

In una sala Ircer arieggiata senza consumi aggiuntivi di elettricità (finestre aperte con vista su scorci ameni), si è svolto ieri a Recanati l'incontro di studio promosso dai D.S. regionali intorno ai temi delle politiche culturali: 'il primo appuntamento verso la Conferenza Programmatica Regionale del prossimo autunno', ha precisato il segretario regionale del partito Massimo Vannucci, e dunque 'una scelta che è già un segnale della centralità della cultura nel prossimo programma di governo per la Regione'. Presente l'on. Franca Chiaromonte, responsabile nazionale D.S. per la cultura. Assente per altri impegni il presidente della Giunta della Regione Marche Vito D'Ambrosio.

La strategia della cultura. Sull'importanza della cultura e sul significato concreto di tale importanza hanno insistito molti oratori. Per esempio l'assessore alla cultura della Provincia di Macerata Renato Pasqualetti, il suo omologo della Provincia di Ascoli Piceno, Carlo Verducci, o il sovrintendente del Rossini Opera Festival di Pesaro Gianfranco Mariotti: la cultura come un preziosissimo strumento per creare ricchezza nel territorio, dare lavoro con l'indotto, favorire il turismo di qualità. 'La cultura, ha chiosato Mariotti, è l'unico ambito in cui il progresso non espelle i lavoratori dal processo produttivo' e per questo andrebbe considerata come 'l'industria pesante' o come 'il petrolio' delle Marche. 'Proteste ugualmente allarmate, si è detto, dovrebbero levarsi per i tagli finanziari in questo settore, come si fa per la chiusura di uno stabilimento industriale e per i relativi problemi sociali'. Fra gli altri, Gino Troli, ex assessore regionale alla cultura e attuale responsabile regionale D.S. per la stessa area, ha lamentato lo scarso raccordo tra le Università marchigiane, soprattutto nelle specializzazioni concernenti i beni artistici, e il territorio, sicché molti laureati languiscono insieme ai beni artistici, spesso neppure catalogati (questi ultimi, non i primi).

Cosa si è fatto: successi e critiche. Da un canto sono stati ricordati i progetti, spesso non ancora portati a termine, intrapresi nel passato dai D.S. attraverso la Regione Marche: il 'Parco Europeo della Musica', il 'Museo Diffuso', la 'Città-Regione della Cultura'. Pure citate le leggi regionali varate per realizzarli: la n. 6 sui musei, la 39 sulle biblioteche, la 75, pluricitata, 'che intendeva superare la dicotomia beni/attività culturali', come ha ricordato ancora Troli.

D'altra parte non sono mancate le critiche, anche radicali. Critiche, per esempio, da parte di Aldo Amati, presidente dell'Associazione Marchigiana Attività Teatrali (Amat), il quale ha bocciato l'impostazione stessa della legge 75, per la sua 'mancanza di obiettivi strategici', e stigmatizzato l'attuale indolenza della Regione Marche nel rivendicare presso il Governo nazionale gli adeguati finanziamenti a questo settore, già colpito da forti tagli. 'I fondi per la cultura non sono insufficienti o inadeguati, ha tuonato Giovanni Mantovani, presidente della Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, sono semplicemente ridicoli! Nella nostra orchestra, ha proseguito, trovano lavoro stabile 60 musicisti, mentre molti di quelli che escono dai tre conservatori delle Marche sono abbandonati a se stessi'. Doglianze, infine, da Pietro Cesanelli, direttore artistico dell'associazione Musicultura Premio Recanati ed organizzatore della rassegna 'Lunaria', il quale ha lamentato la cancellazione ex abrupto da parte dell'Amministrazione Comunale di Recanati della stessa 'Lunaria'. Sconcertato, Cesanelli si è chiesto 'perché non ci sia qualcuno che chieda spiegazioni su questi comportamenti'.

Che fare? Durante la giornata sono stati posti alcuni punti fermi: per esempio che la cultura venga gestita nelle Marche in due momenti: oltre a quello che si fa per i grandi enti e le grandi manifestazioni (R.o.f., Il violino e la selce, Teatro Le Muse, Sferisterio di Macerata), attraverso circuiti e reti di piccoli comuni ed enti culturali, dacché le Marche sono una  'regione plurale' e variegata nel territorio e nelle relative esigenze. Né si è dimenticato l'aspetto organizzativo: 'nella cultura, ha sottolineato Pasqualetti, vanno coinvolti soggetti come le Fondazioni e i privati. Le Fondazioni spendono attualmente 12 milioni di euro annui nell'intera regione, mentre i privati, ahimé, sono completamente assenti in questo settore'. Gino Troli, da parte sua, ha sottolineato che 'superato lo scoglio della riforma della sanità, si può ora tornare a parlare di cultura', ricordando inoltre i 700 miliardi spesi in anni non lontani per il recupero del patrimonio ('anche grazie ai fondi per il terremoto').

Indicate, allora, le grandi linee del progetto dei D.S. per la cultura del futuro: le Marche dovranno tentare il 'cimento della contemporaneità', per essere una regione, come altre, in cui si fa ricerca e sperimentazione oltre che salvaguardia del passato.

25/06/2003





        
  



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