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Intervista a Monsignor Carlo Rocchetta illustre teologo

| Lo studioso è uno dei maggiori esperti di problematiche inerenti alla famiglia e ha fondato a Perugia il "Centro familiare Casa della tenerezza".

di Antonella Roncarolo

Monsignor Carlo Rocchetta è un insigne teologo. Già docente di sacramentaria alla Pontificia università gregoriana di Roma e alla Facoltà teologica di Firenze, è socio fondatore della Società italiana per la ricerca teologica e dell'International Academy for Marital spirituality con sede a Bruxelles e dirige il corso di teologia sistematica per le Edizioni Dehoniane di Bologna. Ha pubblicato numerosi libri oltre a scritti e contributi in riviste scientifiche, dizionari ed opere collettive.

Nonostante i prestigiosi incarichi, ha deciso di dedicarsi completamente al progetto del Centro familiare "Casa della tenerezza" come assistente spirituale, mantenendo solo l'incarico di insegnante all'Istituto teologico di Assisi. Lo incontriamo a San Benedetto dove ha tenuto in questi giorni presso l'istituto delle suore concezioniste, un corso di formazione sul sacramento del matrimonio per il clero, le religiose e le coppie organizzato dall'Ufficio Diocesano di pastorale familiare e dal Consiglio Diocesano per la pastorale.

Monsignor Rocchetta, ci parli della 'Casa della tenerezza'.
Si tratta di una bellissima esperienza nata a Perugia, una comunità da me  fondata  di famiglie e per le famiglie. Nove coppie di sposi con i figli abitano insieme, ognuna mantenendo però la propria privacy e i propri spazi e insieme fanno un'esperienza di comunità. Tale struttura servirà sia per accogliere le coppie in difficoltà, ma sarà anche un centro studi di approfondimento sulle problematiche della famiglia, sulla formazione alla vita coniugale e sulla teologia del matrimonio e della famiglia. Questo nuovo tipo di vita che abbiamo scelto si chiama Centro familiare  casa della tenerezza".

Il nome del progetto è senza dubbio stupendo: perché questa scelta?
Ho scelto questo nome perché avevo già lavorato ad uno studio sulla teologia della tenerezza e partendo da quel tema ho voluto proporre un discorso sia di tenerezza sulla coppia, sia di tenerezza di Dio che ama l'uomo, sia di tenerezza alla ricerca di un mondo nuovo rispetto alla violenza.

Com'è organizzata la vita comunitaria della casa?
Nel mio progetto le famiglie rimangono autonome anche economicamente. C'è una vicinanza dei locali che però rimangono indipendenti, ci sono poi dei momenti di vita comunitaria, di riflessione e di servizio agli altri. C'è un impegno di versare una piccola percentuale del proprio reddito per gli impegni comunitari e di mettere in comune il proprio tempo. Abbiamo scelto la condivisione dei beni seguendo l'insegnamento evangelico di mettere in comune quello che si è e quello che si ha.

Il progetto di vivere in comunità parte da radici spirituali ed evangeliche.

Che tipo di famiglia ha scelto di condividere quest'esperienza?Si tratta di coppie giovani con figli piccoli, la bambina più grande ha solo nove anni, con cui ho percorso un cammino spirituale iniziato due anni fa. La comunità nasce da una scelta precisa che ogni coppia fa ed è un voto di tenerezza: la tenerezza come progetto di vita, come modo di essere e di amare, di incontrarsi.

Può spiegarci meglio il concetto di tenerezza?
La parola tenerezza è bellissima perché evoca in tutti noi sensazioni piacevoli, momenti di commozione. Io intendo la tenerezza in senso alto, non confondendo il sentimentalismo con il sentimento. Nella lingua italiana ci sarebbero due lemmi: tenerezza e tenerume. Quest'ultimo, che non viene più usato, corrisponde alla falsa tenerezza, smancerie e via dicendo. Noi intendiamo, invece, la tenerezza in senso forte come capacità di creare relazioni positive, simpatia ed empatia con l'altro diverso da sè. In generale è un modo di rapportarsi agli altri in atteggiamento propositivo, accettare l'altro per quello che è , accoglierlo, donarsi, condividere. La tenerezza può così diventare la chiave di lettura della storia della stessa famiglia. La coppia comincia ad entrare in crisi quando perde la tenerezza. Abbiamo scelto la tenerezza come progetto di vita e come modo di essere, modo di amare.

Perché tante separazioni tra le coppie?
I motivi sono naturalmente molti. Si innesca un circolo vizioso per cui i giovani,vivendo esperienze familiari deludenti, sono fragili e a loro volta  non sono in grado di costruire rapporti stabili. Ci sono moltissimi giovani che hanno paura ad impegnarsi in un rapporto di coppia: è evidente un problema di fragilità psicologica.

Certamente poi la società non aiuta a realizzare il senso della famiglia. I ritmi di lavoro e di riposo non sono a misura della famiglia, ma dell'individuo. Si tratta di una cultura illuminista in cui conta l'individuo e non la coppia. Bisogna spezzare il circolo vizioso e formare i giovani con serietà, formarli sul piano dei sentimenti, della maturità affettiva e creare la consapevolezza che il matrimonio non è un vestito che si butta via, ma una scelta di vita ed un modo di essere.Siamo in piena 'emergenza famiglia'. Io credo che molte coppie se aiutate in tempo possono salvare il loro matrimonio. Se c'è la disponibilità tutti i problemi si possono risolvere.

12/04/2003





        
  



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