Che l'arbitro non sia un alibi di comodo
| ASCOLI PICENO - Le gicchette nere sbagliano, ma l'Ascoli attraversa una fase di involuzione del gioco che è all'origine dei risultati negativi.
di Peppe Ercoli
Ma a che serve continuare a puntare l'indice contro l'arbitro di turno per giustificare risultati negativi come le tre sconfitte consecutive o un mezzo passo falso come il pari interno col Cagliari? Perché invece non si considera che fino a qualche settimana fa l'Ascoli giocava bene ed ora non è più così? Perché non ci si chiede come mai una difesa che era tra le migliori del torneo (soprattutto in casa) ora prende gol a raffica? Perché non si dice che tra le mura amiche i bianconeri facevano soffrire tutti e questo invece non accade più?
Invece le prime parole in sala stampa sono sempre dedicate all'arbitro. Per carità, le giacchette nere non sono infallibili, da sempre hanno sbagliato, continuano a farlo e accadrà ancora. Un discorso che va accetato "veramente" e non solo nelle chiacchiere di circostanza, a meno che non si abbiano le prove che le decisioni che prendono in campo facciano parte di un disegno volto a danneggiare deliberatamente. Nel quale caso, non solo ci si deve rivolgere alla giustizia sportiva, ma anche ai tribunali, quelli veri. Ma se non si hanno le prove per sostenere questo è meglio tacere e pensare invece a come tirarsi fuori dalle acque limacciose della parte bassa della classifica.
Crediamo sia più giusto considerare, infatti, che l'Ascoli sta attraversando una pericolosa fase involutiva dal punto di vista del gioco. La fascia destra viene ormai costantemente regalata agli avversari: Lavecchia non garantisce più il rendimento di inizio stagione, La Vista si è distinto raramente e Stella non ha ancora il passo giusto. Anche Fontana ha perso lo smalto di un tempo e i tifosi non perdono occasione per ricordarglielo, criticando anche la scelta del presidente Benigni di proporgli fin d'ora un futuro da dirigente quando smetterà di giocare al calcio. Brienza ha talento, ma è caratterialmente debole e va a fasi alterne. Di Venanzio è sempre più nervoso e lo dimostra domenicalmente, mentre Bruno non può cantare e portare la croce.
I guai più grossi sono in difesa dove Pillon ha alternato tutte le pedine dello scacchiere senza risultati apprezzabili. I guai di Tangorra (che ultimamente ne azzecca poche) sono cominciati con il mancato rinovo del contratto che scade a giugno; quelli di Barzagli (promessa del calcio italiano) non si sa da dove abbiano origine, ma di fatto esistono fin dall'inizio. Gli stessi Savini, Montalbano e Tentoni viaggiano a ritmi alterni ed è calato ancher Aronica.
Insomma non è un brutto quadro al quale si aggiunge la ventilata separazione fra Ascoli e Pillon a fine stagione che non aiuta la causa.
Ma proprio dalle parole di Pillon occorre ripartire. "Non molleremo di un millimetro!" ha urlato in sala stampa battendo il pugno sul tavolo. Speriamo che questa grinta la sappia trasmettere alla sua squadra. Magari così non succederà più di sentire qualche giocatore affermare che il mancato risultato dipende da un problema di concentrazione. E a cosa pensa durante la partita?
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17/03/2003
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Betto Liberati