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Nuova udienza sull'esondazione del Tronto

| SAN BENEDETTO - Venerdì prossimo, il giudice Riganti deciderà se ammettere le nuove perizie richieste dall'Avvocatura di Stato. Timori da parte dei cittadini e delle imprese.

di A.R.

Lo Stato, che non ha protetto in questi anni i propri cittadini, fa in modo che i tempi processuali vengano allungati fino alla prescrizione. Questi i timori delle migliaia di persone residenti a Porto d'Ascoli e delle aziende che nell'aprile del '92 furono messe in ginocchio a causa dell'esondazione del Tronto. Venerdì 28 febbraio riprende, infatti, il processo contro l'ingegner Vincenzo Mattiolo, ex funzionario delle Opere Pubbliche di Ancona, che progettò una riduzione dell'alveo fluviale da 200m a 70m, con punte fino a 48 m, senza curve, per velocizzare la portata d'acqua. 
A questo punto del processo penale contro l'unico imputato, l'Avvocatura di Stato, a difesa del Ministero dei Lavori Pubblici, ha richiesto una nuova perizia, visto che non era stata chiamata parte in causa durante l'incidente probatorio dell'udienza preliminare. Venerdì il giudice Riganti dovrà esprimersi sulla richiesta, che se dovesse essere accolta, provocherebbe lo slittamento dell'intero processo fino ad arrivare alla prescrizione del reato.

La preoccupazione è anche per le diciotto aziende che, unitesi nel “Comitato Tutela Aziende”, hanno messo in atto un procedimento civile di “danno temuto”, basandosi sul fatto che dal 1992 ad oggi non è stato realizzato nessun progetto per la sicurezza delle aziende e delle persone che lavorano o risiedono nel territorio circostante le acque del Fiume Tronto.

I lavori da effettuare con urgenza sono di fronte agli occhi di tutti: allargamento, innanzi tutto degli argini che non permettono una portata d'acqua sufficiente a sostenere una piena del fiume, i due ponti della Statale 13 e della ferrovia, troppo bassi da frenare pericolosamente il flusso delle acque e la cura della vegetazione che oggi invade gli argini. E' evidente che se il processo penale andasse in prescrizione o allungasse di anni i termini, anche il processo civile di “danno temuto”, non proseguirebbe in maniera equilibrata e presumibilmente rallenterebbe di conseguenza.   

25/02/2003





        
  



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