"Il figlio" di Jean Pierre e Luc Dardenne al Cineforum
| SAN BENEDETTO - Storia di una vendetta tra aspettative e silenzi.
di Antonella Roncarolo

La locandina originale del film.
Il cineforum di San Benedetto propone per l'appuntamento di martedì 25 febbraio, con inizio alle ore 21,30 il film belga "Il figlio", con la regia di Jean Pierre e Luc Dardenne.
In un istituto per il recupero dei ragazzini usciti dal riformatorio, l'educatore Olivier (Olivier Gourmet) accoglie con inquietudine un nuovo allievo. E' Francis (Morgan Marinne), sedicenne pallido e assorto assegnato alla falegnameria. Olivier lo spia, stringe con lui un rapporto di vicinanza, poi parla alla ex moglie (Isabella Soupart) di questo complesso relazione, e tutto diventa drammaticamente chiaro. Francis é dentro per aver ucciso, durante un furto, il bambino di Olivier.
Spiace svelare al lettore che ancora non ha visto il film questo colpo di scena. Ma è una rivelazione che nulla toglie alla tensione incredibile e sapiente del racconto, e nello stessotempo ci consente di ragionare sul valore morale della vicenda. Perché Olivier, forse, quel ragazzino lo vorrebbe ammazzare. É umano, e non esiste (per ora) il rischio che nessuno condanni un sentimento di vendetta così autentico e devastante.
La bellezza di "Il figlio" (doveva chiamarsi "Il padre": l'indecisione di Jean-Pierre e Luc Dardenne sul titolo ci sembra assai significativa), sta nel non ostentare mai le intenzioni del protagonista. Nel (ri)costruire le conseguenze di una tragedia e le aspettative di una vendetta tra i silenzi, le attese, le pause, la sofferenza implosa.
Con una regia che interpreta ma nello stesso tempo resta pudica ,i Dardenne mettono dunque in scena un racconto morale dove si confrontano, a livello minimale, argomenti di spessore assoluto: il Male può avere la faccia di un ragazzino di sedici anni? La redenzione, la colpa, l'impossibilità di elaborare un lutto, anche qui troviamo, come in Moretti, un figlio e la suo "stanza". Ma torniamo al "padre": la cosa eccezionale del film é il suo punto di partenza, che per stessa ammissione dei Dardenne non è un soggetto narrativamente compiuto e neppure un personaggio. È l'attore stesso che lo interpreta: Olivier Gourmet (già splendido in "Sulle mie labbra", nel ruolo del gangster proprietario della discoteca). "La sua mole, la sua nuca, il suo volto, i suoi occhi persi dietro gli occhiali". Il cinema si riappropria dei corpi, "del" corpo, e attraverso un procedimento di sottrazione scava nei comportamenti fino a denudare l'anima. "ll figlio" é un'opera che strazia e riconcilia finalmente con la Settima arte.
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23/02/2003
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