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Per In Art Special il sentimento della vita di Mimmo Locasciulli

San Benedetto del Tronto | Giovedì 31 gennaio, al Medoc di San Benedetto del Tronto, grande successo e partecipazione per l'appuntamento di In Art Special che ha visto protagonista l'artista Mimmo Locasciulli.

di Elvira Apone

Mimmo Locasciulli

Giovedì 31 gennaio, al Medoc di San Benedetto del Tronto, nell'ambito della rassegna letteraria e musicale In Art, organizzata dall'associazione culturale Rinascenza con la direzione artistica di Annalisa Frontalini, il patrocinio e il sostegno dell'amministrazione comunale e della Regione Marche e con il supporto dello sponsor ufficiale, Gate-away.com, ha riscosso grande successo e partecipazione l'appuntamento di In Art Special che ha visto protagonista l'artista Mimmo Locasciulli, che ha presentato il suo libro “Come una macchina volante" (Castelvecchi editore) e, nel corso della presentazione, ha fatto ascoltare al pubblico alcuni brani del suo nuovo cd “Cenere”. A condurre con lui i presenti in questo magnifico viaggio tra parole e musica, è stato il magistrato e poeta Ettore Picardi che, con il suo consueto garbo e con la sua innata disinvoltura, ha permesso all'ospite di condividere con il pubblico, con estrema naturalezza, il racconto della sua vita di uomo e di artista. La serata, cui è intervenuto anche l’avvocato e consigliere comunale Gianni Balloni, che ha espresso il suo sincero apprezzamento per l’iniziativa, giunta già alla sua terza edizione, è stata impreziosita dalla mostra fotografica “JOBness”, allestita da Gate-away.com, sponsor ufficiale della rassegna, in cui i volti e le personalità immortalati dagli scatti fotografici vogliono testimoniare l’approccio di questa realtà aziendale orientato alla cultura della positività e del benessere e basato sul giusto equilibrio tra vita in azienda e vita privata.

“Come una macchina volante":

 “Come una macchina volante” (Castelvecchi editore) è un libro di memorie, in cui, planando dall’alto con lo sguardo attento e il cuore sgombro, Mimmo Locasciulli ha raccolto tutti i ricordi, le emozioni e le passioni della sua vita, restituendoli al lettore con leggerezza e poeticità e grazie a una narrazione che cattura la mente e conquista il cuore. Un sentimento d’amore per la vita, in tutta la sua autentica veridicità, prorompe, con forza e intensità, da ogni parola del libro, in cui l’autore, con sincerità e onestà, racconta dei suoi studi, della sua gavetta, delle sue paure, delle sue delusioni e delle sue soddisfazioni, ma soprattutto parla di fedeltà a se stesso e al proprio mondo, a ciò cui appartiene e apparterrà per sempre. Ed è proprio questo sentimento di appartenenza a tenerlo avvinto al suo luogo natio, a un Abruzzo descritto con la poesia del cantautore e con l’anima dell’abruzzese, che si sentirà sempre tale, dovunque andrà. Un Abruzzo che compare dalla prima pagina, una terra dalla cultura contadina e paesana dove “fioriscono natura e sentimenti diversi da ogni altra origine”; un Abruzzo che non è soltanto uno spazio geografico, ma soprattutto un luogo dell’anima, che niente e nessuno riuscirà mai a scalfire: “La città non mi ha cambiato e non ha cambiato nulla di quell’anima, non avrebbe mai potuto. Non mi ha vinto e non mi ha preso. Ha plasmato le mie abitudini, ha modificato i miei percorsi, ha tracciato le mie rotte e nutrito la mia vita, ma ogni giorno c’è qualcuno che bussa, che mi chiama e mi sorride. È l’eco lontana dei miei sentimenti, l’anima vera. È a lei che appartengo. E lei mi consola, come una carezza di madre”.

Come sfogliando un album di fotografie, Mimmo Locasciulli ricompone poco a poco un mosaico in cui ogni tassello trova la sua giusta collocazione e dipinge, con parole che si tingono dei colori dei boschi, delle colline e delle montagne abruzzesi, che odorano dei vicoli di Penne, con le sue “case messe a ritaglio, come una coperta rattoppata”, e delle spighe di grano, che sembrano “aste nelle labbra del sole”, che portano con sé ancora l’eco, seppure spenta e lontana, della guerra, il quadro di un mondo in cui trovano subito posto le sue due grandi passioni: la medicina e la musica, rappresentate dal microscopio di suo padre veterinario e dal pianoforte che sin da bambino imparò a suonare e che, come due binari paralleli che non si incontrano mai, ma che sono destinati a camminare per sempre fianco a fianco, avrebbero caratterizzato tutta la sua vita. Eppure questa “dicotomia esistenziale”, questo suo oscillare tra la concretezza della professione medica e la trascendenza dell’arte, sembra divenire quasi un pericolo, proprio quando l’amore per la musica incomincia a trasformarsi in una vera e propria necessità. “Non capivo, o non volevo capire, se questa dualità avrebbe finito per smarrirmi in un crocevia anomalo, in un vivere in bilico. L’amore per la musica saliva di grado, guadagnava punti. Non era soltanto una passione battente, era divenuta una necessità. E potenzialmente una minaccia.” Una minaccia da cui, però, avrebbe sempre salvaguardato, con intelligenza e lungimiranza, il suo lavoro di medico.

E così, passo dopo passo, attraverso il racconto di un’esistenza in cui l’impegno e la determinazione, oltre alla strenua volontà di realizzare i propri sogni, lo hanno portato a raggiungere, concentrati in un unico anno cruciale, tutti i traguardi che si era prefissato (la laurea in medicina, l’assunzione nel reparto Chirurgia dell’Ospedale Santo Spirito di Roma, il matrimonio con Giulia e la pubblicazione del suo primo disco con l’etichetta discografica del Folkstudio, dove si era esibito per anni insieme ad altri nomi prestigiosi della musica italiana come Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Stefano Rosso, Giorgio Locascio, Ernesto Bassignano, Pablo Romero, Mario Fales, Concetta Barra e tanti altri), Mimmo Locasciulli ci insegna che la vita, dove il tempo a volte è come “una scia luminescente o un debole briciolo”, a volte “ti impantana nelle sabbie mobili della sua lentezza”, può esserti “amica”, se vivi ogni incontro, ogni esperienza, ogni accadimento con intensità e lucida consapevolezza, se riesci a “vincere quella forza oscura che rallenta passi e azioni”, se non tradisci ciò che sei e cui appartieni ma, al contrario, fai della tua vera identità l’argine e il confine dei tuoi sentimenti.

Quel bambino curioso, che aveva sempre “la testa in su” come a voler fare “domande all’infinito”, quel bambino che si interrogava sui misteri del creato perché era da lì che arrivavano “i richiami magnifici per la mente”, quel bambino cui la natura gli si dischiudeva in tutto il suo incanto e la sua purezza e che sarebbe voluto rimanere per sempre “innocente, impegnato a rendere sottile ogni foglia, ogni traccia di vita”, è ormai un uomo maturo e altrettanto appassionato che ha compiuto, a bordo di una macchina volante, un viaggio pieno di scoperte e di sfide, un lungo cammino che gli ha permesso di allargare quegli stessi orizzonti primordiali, un percorso fatto di tante fermate che ha condiviso con altrettanti compagni di viaggio, un’avventura straordinaria di cui l’uomo ha scritto la trama e l’artista ne ha composto la colonna sonora. Perché anche essere artefici della propria vita è un atto creativo, un’opera demiurgica che ci rende padroni dell’universo. Un universo pulsante e vivo di cui, giorno dopo giorno, possiamo sentire i battiti e percepire l’inesauribile e ineluttabile respiro.

 

03/02/2019





        
  



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