Barbara Garlaschelli venerdì 28 luglio alla Palazzina Azzurra
San Benedetto del Tronto | Venerdì 28 luglio, nell'ambito della rassegna «Incontri con l'autore», ospite alla Palazzina Azzurra la scrittrice Barbara Garlaschelli con il suo ultimo libro dal titolo” Non volevo morire vergine”.
di Elvira Apone

la presentazione del libro "Non volevo morire vergine" di Barbara Garlaschelli
Disabilità e sessualità: un binomio impensabile, due mondi apparentemente inconciliabili in un paese come l’Italia dove manca la cultura della disabilità, in cui, come ha spiegato chiaramente Barbara Garlaschelli, “è difficile essere donna e ancor più disabile”, in un paese che, purtroppo, non è per tutti. Ed è proprio da un sentimento di ribellione e di stanchezza che è nato “Non volevo morire vergine” (edizioni Piemme), un libro per tanti versi coraggioso e dissacratorio che vuole rompere certi atavici tabù a causa dei quali la sessualità e il rapporto con il proprio corpo vengono giudicati vergognosi, che intende smascherare quell'ipocrisia tutta italiana che ritiene scandaloso associare la sessualità alla disabilità.
Ironica, acuta, scanzonata e dotata di quella leggerezza che non è certo superficialità ma, per dirla come Calvino, è un planare sulle cose dall'alto, senza avere macigni sul cuore, Barbara Garlaschelli, intervistata dal suo amico scrittore Alessandro Morbidelli, ha dato a tutto il pubblico della Palazzina Azzurra una grande lezione di vita, un magnifico esempio di vitalità intesa come voglia di vivere, come capacità di prendere dalla vita, anzi dalle tante vite da lei già vissute e da quelle che ancora vivrà, tutto il meglio che ha saputo e saprà offrirle e di vivere al massimo delle proprie potenzialità, senza inutili freni inibitori e falsi pudori. Ed è proprio così che lei ha vissuto sin da quando, a soli quindici anni, a causa di un tuffo fatto in acque troppo basse, è rimasta paralizzata, decidendo, con tenacia, forza d'animo e determinazione, di non voler morire vergine, e non solo da un punto di vista sessuale, ma anche psicologico e sentimentale. Lei non si è arresa alla propria infermità, non ha permesso alla propria condizione di immobilità e di dipendenza di avere la meglio su quella libertà mentale e intellettuale che l'ha sempre contraddistinta. E riappropriandosi del proprio corpo, acquistando sempre più consapevolezza della propria condizione di donna, dandosi ancora una volta la possibilità di sentirsi amata e desiderata, scegliendo definitivamente e inderogabilmente di vivere a pieno e senza remore la propria sessualità, si è finalmente riappropriata della propria esistenza. Perché, come lei stessa ha affermato, è la disabilità mentale il nostro vero e più temibile nemico.
Una serata importante, intensa, ricca di spunti e di riflessioni, un incontro che ha scosso le coscienze, che ha messo tutti di fronte a se stessi, che ha costretto ognuno a fare i conti con il proprio modo di affrontare e di sentire la vita, che ha ricordato a ciascuno che la vita va vissuta con pienezza e con quel lucido e totale coinvolgimento che la rende, appunto, speciale.
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30/07/2017
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Betto Liberati