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Martedì 25 luglio alla Palazzina Azzurra l’ultimo libro di Maurizio De Giovanni

San Benedetto del Tronto | Martedì 25 luglio, nell’ambito della XXXVI edizione della rassegna “Incontri con l’autore”, la Palazzina Azzurra ha ospitato lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni.

di Elvira Apone

Maurizio De Giovanni alla Palazzina Azzurra

Martedì 25 luglio la Palazzina Azzurra era gremita di gente accorsa ad ascoltare la presentazione dell’ultimo libro dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni dal titolo “Rondini d’inverno”. A solo un anno di distanza dal suo precedente successo editoriale, “Serenata senza nome”, ritorna in questo libro il noto e amato personaggio del commissario Ricciardi alle prese con un altro caso di omicidio da risolvere.

 

Intrigante, brillante, vivace, accattivante, Maurizio De Giovanni, sapientemente guidato dalle illuminanti parole del poeta e magistrato Ettore Picardi, che ha dialogato con lui, ha incantato il pubblico della Palazzina Azzurra trasportandolo nell’affascinante mondo di Napoli, una città dalle mille sfumature e sfaccettature, complessa e piena di contraddizioni. Un luogo sospeso, come lui stesso ha affermato, tra l’Inferno, rappresentato dal magma incandescente del Vesuvio, su cui è costruita, e il Paradiso naturale che la circonda e la contraddistingue. Una città unica al mondo, in cui ogni cosa assume un colore e un sapore diverso e la sola in cui ogni napoletano riesce a essere veramente se stesso; un mondo variegato e multiforme fatto di tanti singoli individui che non sanno di essere un unico popolo. E poi c’è la canzone napoletana, quella che ha ispirato i suoi libri fino a quest’ultimo, “Rondini d’inverno”, che chiude il ciclo dedicato alle canzoni. Perché, come ha spiegato Maurizio De Giovanni, le canzoni napoletane hanno una trama, raccontano una storia, trasmettono un messaggio. Il romanzo “Rondini d’inverno” è basato, quindi, anch’esso su una canzone: “Rundinella”, scritta nel 1918. La vicenda centrale, che si svolge nel periodo tra Natale e Capodanno, è legata, come la canzone, al tema del tradimento: Michelangelo Gelmi, attore conosciuto e amato dal pubblico, spara un colpo di pistola contro la giovane moglie, Fedora Marra, mentre stanno recitando una scena sul palco di un teatro di varietà e il movente potrebbe essere proprio l’infedeltà della moglie, per quanto l’attore si professi sempre e comunque innocente. E attorno a loro, tanti altri personaggi affollano il romanzo in cui il commissario Ricciardi, pur protagonista, diventa anch’egli un punto di vista della narrazione. Come ha spiegato De Giovanni, infatti, nei suoi libri ci sono tante storie, spesso persino slegate tra loro, anche per evitare che un personaggio domini eccessivamente sugli altri. Una bella lezione di costruzione del romanzo e del personaggio, un interessante sguardo sul modo di narrare storie, perché, come ha detto lui stesso, le storie esistono ancor prima di essere usate dall’autore, basta soltanto trovarle e, ovviamente, saperle raccontare. Per i personaggi, invece, è diverso: questi vanno costruiti e costruire un personaggio non è facile. Lo scrittore, infatti, deve diventare una sorta di guida turistica che spiega ai lettori i panorami che mostra, che fa loro sentire le emozioni dei personaggi, che li porta a immedesimarsi in loro e, dunque, a entrare nel libro. E raccontando storie di sentimenti questa operazione diviene spontanea e naturale; narrando storie altrui, che non ci appartengono, tutto questo diventa possibile perché, mentre la storia dell’autore ha una fine, quelle degli altri non finiranno mai.

 

Come un fiume inarrestabile e potente, Maurizio De Giovanni ha terminato la presentazione del suo libro rispondendo, con ironia e arguzia, alle domande di alcuni spettatori non senza svelare, tra il divertimento generale, diversi aneddoti legati alla propria esperienza di tifoso del Napoli, di personaggio pubblico, di studente ancora squattrinato. Eppure, in particolare una sua riflessione sull’amore mi è sembrata straordinariamente bella e profonda: l’amore non ha limiti temporali perché la sua intensità non è mai legata alla sua durata, che sia una vita, un anno o soltanto un giorno. Una splendida scintilla accesa nei cuori di tutti i presenti a degna conclusione di una piacevolissima serata.

 

 

27/07/2017





        
  



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