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Gianmaria Testa: quando la verità si fa musica

San Benedetto del Tronto | Enorme successo domenica 27 novembre al Medoc per la serata dedicata al grande artista Gianmaria Testa.

di Elvira Apone

gli ospiti della serata con il direttivo di Rinascenza

Domenica 27 novembre al Medoc, la presenza di un folto pubblico visibilmente emozionato e attento ha confermato il successo del nono appuntamento della rassegna letteraria e musicale In Art, organizzata dall’associazione culturale Rinascenza con la direzione artistica di Annalisa Frontalini. La serata, dedicata all’indimenticabile artista Gianmaria Testa, scomparso prematuramente a marzo di quest’anno, ha toccato i cuori di tutti i presenti, sia di coloro che conoscevano personalmente il grande cantautore piemontese, sia di coloro che, pur non conoscendolo, si sono sentiti subito vicini a lui, alla sua capacità di narrare, attraverso la musica e non solo, una verità spesso visibile a tutti, ma accessibile soltanto a chi sa coglierla. A condurre il pubblico in un commovente viaggio alla scoperta di questo artista sensibile e profondo è stata la moglie Paola Farinetti che, accompagnata con grazia e garbo dal magistrato e poeta Ettore Picardi, ha raccontato, con sincerità e spontaneità, non solo l’artista, ma anche l’uomo, una persona vera e coerente con se stessa e con gli altri, che è riuscita ad affermare con forza la verità attraverso la propria arte, senza assoggettarsi alle regole e alle ipocrisie che il mercato discografico, soprattutto quello italiano, ha sempre imposto. Un uomo, quindi, oltre che un artista, che ha sempre guardato all’altro come a un’inesauribile fonte di ricchezza, che ha sempre dimostrato verso il diverso quel senso di “pietas”, cioè di misericordia, di comprensione, che solo le persone che sanno guardare in fondo alle cose sono in grado di provare.

Così, sia attraverso le parole che Gianmaria ci ha lasciato in eredità nel suo splendido testo dal titolo “Da questa parte del mare”, una sorta di testamento tenero e appassionato il cui principale filo conduttore resta sempre e comunque il suo amore per la vita e per la gente, sia attraverso i versi e le note delle sue meravigliose canzoni, gemme preziose di saggezza, umiltà e onestà intellettuale, il pubblico di In art ha avuto il privilegio di accostarsi, con una leggerezza e una semplicità che hanno reso veramente speciale questo incontro, a un artista completo, che ha fatto della verità la sua bandiera.

A concludere questo percorso umano e artistico sono stati i due musicisti Pietro Verna e Andrea Campanella che, accompagnati dalla voce narrante dell’attore e scrittore Gabriele Zanini, hanno reso omaggio a Gianmaria Testa con rispetto e senso di gratitudine, regalando al pubblico un concerto emozionante e particolarmente toccante, una performance di alto livello e di forte impatto emotivo in cui ciascuno ha ritrovato una parte di se stesso, forse quella più riposta e dimenticata, forse quella più taciuta e sofferta, forse quella, però, più autentica.

È stato un immenso piacere e una preziosa opportunità dialogare con Paola Farinetti, moglie e compagna di vita e di arte di Gianmaria Testa, i cui occhi e le cui parole non hanno mai smesso di tradire l’amore che sempre la legherà a lui, l’uomo della sua vita.

“Come definiresti, in poche parole, l’uomo e l’artista Gianmaria Testa?”

Paola Farinetti: “L’uomo e l’artista erano la stessa cosa in Gianmaria Testa, cioè una persona vera che faceva le cose per necessità e non per secondi fini, che fossero commerciali o promozionali. Sia nella vita sia come artista lui faceva le cose se aveva veramente qualcosa da dire o da fare, quindi, proprio per questo era una persona vera”.

“Lui ha avuto molte esperienze all’estero: c’è un ricordo di un paese o di un luogo cui era particolarmente legato?”

Paola Farinetti: “In Germania e in Austria ha avuto un grande successo; per esempio, a Vienna, al Konzerthaus, in una sala che contiene milleottocento persone, Gianmaria ha fatto due concerti in uno stesso giorno. Lì era molto seguito perché evidentemente le persone, anche se non capivano nel profondo il significato di quello che diceva, capivano però che diceva qualche verità; al Canada, inoltre, è stato molto legato perché lì ha avuto un successo enorme ed era spesso in cima alle hit parade. In Canada aveva un pubblico meraviglioso, di quelli che ascoltavano fino all’ultima nota prima di applaudire. Mi ricordo dell’ultima volta in cui fece da solo una settimana di concerti a Montreal, in cui il pubblico si alzava in piedi ad applaudirlo: era un pubblico veramente molto attento e generoso”.

“Che cosa pensava del fatto di fare musica in Italia?”

Paola Farinetti: “Pensava che fare musica in Italia fosse un vero casino… perché in Italia se non andavi in televisione quasi non esistevi; per fortuna, anche per motivi economici e di sopravvivenza, c’era l’estero, mentre in Italia era obbligatorio apparire in televisione, andare al festival di Sanremo, cose che lui non voleva fare”.

“Per cosa vorresti che venga ricordato in particolare?”

Paola Farinetti: “Perché era un uomo bello e buono che a me piaceva tanto e perché era un uomo vero. Io ora ho sempre un certo imbarazzo perché in genere solo quando uno muore se ne parla bene, ma lui era veramente una bella persona; noi litigavamo tantissimo, però tra di noi c’era un rapporto vero perché lui era una persona buona e generosa”.

“Che cosa ha significato essere la moglie di Gianmaria Testa?”

Paola Farinetti: “Sono stata e sono contentissima di essere stata sua moglie; la nostra è stata una grande storia d’amore durata diciannove anni, seppure con alti e bassi, ma lui era una persona seria, che non vuol dire pesante. Gianmaria ha avuto tre donne: la terza e ultima sono stata io”.

“Che impressione hai di questa rassegna che vuole coniugare letteratura e musica?”

Paola Farinetti: “Mi sembra bellissimo unire le parole con la musica; mi piace Annalisa, mi piace il locale che avete scelto, mi piace che l’organizzazione sia prevalentemente al femminile perché le donne sono piene di energia e di voglia di fare. Poi il fatto di essere venuta qui è stato come tornare a casa perché Gianmaria ha iniziato al festival di Recanati, come artista è nato lì”.

Altrettanto bello e piacevole è stato parlare con Pietro Verna, Andrea Campanella e Gabriele Zanini. Il primo a rispondere è stato Pietro Verna.

“Mi ha incuriosito il tema della tua tesi di laurea: le figure femminili nei testi di De André. Come mai questa scelta?”

Pietro Verna: “Studiando scienze dell’educazione mi piaceva fare un accostamento tra musica e sociale; fino a quel momento, in realtà, non conoscevo nemmeno De André perché suonavo tutt’altra musica, ma, appena l’ho conosciuto, mi si è aperto un nuovo mondo, tanto che ho voluto approfondire la sua discografia e soffermarmi soprattutto sul suo rispetto nei confronti delle figure femminili. Così ho deciso di dedicare questa tesi al cantautore per eccellenza e a questo accostamento al sociale e all’umanità”.

“So che sei appassionato di vari generi musicali; in che modo queste tue passioni e conoscenze musicali hanno influito sul tuo modo di fare musica, visto che hai fatto due dischi?”

Pietro Verna: “ Sì, ho fatto due dischi, uno nel 2012 e l’altro è uscito da pochissimo, precisamente il quattro novembre. Le mie esperienze hanno influenzato la mia produzione in maniera naturale e spontanea perché tutto quello che assorbi sia da un punto di vista di esperienze di vita sia da un punto di vista più artistico e musicale poi lo riversi in quello che fai sia sul piano mentale, sia pragmatico”.

Andrea Campanella, invece, ha detto:

“So che hai studiato musica classica, hai suonato musica rock e ti sei poi accostato anche al jazz. Quale di questi generi senti più tuo?”

Andrea Campanella: “Dopo un lungo percorso che è partito dalla musica classica ed è passato attraverso il rock, anche perché in fase adolescenziale molti miei amici amavano il rock e, quindi, sentivo l’esigenza di far parte di una società che ascoltava e suonava il rock, sono approdato al jazz, che sento la musica a me più vicina, quella in cui riesco a esprimermi meglio; chiaramente, intendo il jazz come improvvisazione, cioè esprimersi in maniera estemporanea, cercando però di dire qualcosa. Quindi, mi sento molto vicino al mondo dell’improvvisazione”.

“La tua formazione classica ti ha aiutato nel tuo percorso?”

Andrea Campanella: “Sì, è stata fondamentale. La musica classica ti dà un’attitudine al sacrificio, alla dedizione verso lo strumento, all’impegno tecnico; talvolta, però, pone dei limiti dal punto di vista espressivo, ma non perché sia limitante la musica classica in sé, quanto l’approccio alla musica classica, cioè quello di ridursi a essere solo degli imitatori o a interpretare in modo un po’ sterile quello che, in realtà, è molto più ampio. È stato questo limite che mi ha spinto a spostarmi verso altri generi e, quindi, a frequentare, ad ascoltare e a fare altro”.

Infine, Gabriele Zanini:

“Tu sei poeta e scrittore: che cosa rappresenta la scrittura nella tua vita?”

Gabriele Zanini: “ Banalmente posso dire che è molto importante non solo perché a un certo punto della mia vita mi ci sono avvicinato, ma perché, leggendo i racconti e le poesie di grandi autori, riuscivo a trovare delle sinergie con la mia vita, con il mio percorso umano e professionale. Ad esempio, un autore che ho apprezzato molto è stato Mario Rigoni Stern, non solo per aver raccontato gli orrori della guerra, ma soprattutto la bellezza e l’importanza della natura e credo che sia uno scrittore che debba essere riscoperto e introdotto nelle scuole e nel percorso culturale dei ragazzi”.

“Come è nata questa collaborazione tra voi?”

Gabriele Zanini: “Un paio di anni fa ho scritto il mio libro “Ho vissuto” e pochi mesi prima, proprio in occasione di un concerto che Gianmaria Testa avrebbe dovuto tenere in una rassegna che dirigevo, ho avuto l’opportunità di conoscere Pietro Verna. Poi, purtroppo, quel concerto non si è fatto, ma l’amicizia e la stima per lo spessore artistico di Pietro mi hanno permesso di continuare a frequentarlo; quindi, gli ho chiesto di accompagnarmi in alcuni reading del mio libro e, grazie a lui, ho anche conosciuto Andrea Campanella e un altro nostro grande amico che è Francesco Galizia. Insieme abbiamo creato diversi progetti, tra cui quest’ultimo su Gianmaria Testa. L’anno scorso, grazie a Paola Farinetti con cui sono in contatto da ormai due anni, tentai di organizzare per la seconda volta un concerto di Gianmaria Testa in un’altra mia rassegna; a pochi giorni dall’evento in cui doveva suonare, però, anche questa volta lui non riuscì a venire per problemi di salute, così andammo io e Pietro a incontrarlo a Cavalier Maggiore in provincia di Cuneo; lui, in maniera molto umile e sincera, ci chiese di accompagnarlo nel suo viaggio musicale che avrebbe dovuto fare a teatro e da qui è nata la necessità di creare questo progetto artistico e musicale su di lui. Dopo la sua scomparsa, abbiamo chiesto a Paola Farinetti di poter portare in giro la voce e le parole di Gianmaria e lei è stata molto contenta di questa iniziativa”.

“Cosa pensate di questa rassegna?”

Gabriele Zanini ha risposto a nome di tutti: “Credo che Annalisa Frontalini abbia indovinato la formula, seppure non sia così atipica, ma ciò che ho apprezzato molto è stato il fatto di portare la letteratura e la musica in un luogo dove solitamente la letteratura e la musica non si fanno. Noi crediamo che la cultura e la musica siano la bellezza per eccellenza e che, cercando di non desistere dall’obiettivo, attraverso questa bellezza si possano creare e costruire altre bellezze”.

E la bellezza, come Gianmaria Testa l’ha descritta in alcuni dei suoi versi più belli e intensi, esiste davvero e non conosce ostacoli: “La bellezza esiste e non ha paura di niente neanche di noi la gente”. E questa bellezza, così magica e sfuggente, eppure così incredibilmente vera e tangibile, domenica sera al Medoc, l’hanno percepita tutti, nessuno escluso. L’hanno letta sulla bocca di chi cantava le sue canzoni e di chi recitava le sue parole, l’hanno udita tra le note della chitarra e del clarinetto, l’hanno riconosciuta nel sorriso commosso di Paola Farinetti, e, soprattutto, l’hanno colta nell’aria in cui aleggiava soave e lieve la presenza di Gianmaria, uno dei pochi artisti che ha saputo cantare la verità.

 

29/11/2016





        
  



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