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Il carme 49 di Catullo su Cicerone*

San Benedetto del Tronto | Storia della letteratura latina. Il secolo d'oro, da Silla ad Augusto, inizia con i "poetae novi" e Catullo è il poeta del gruppo più rappresentativo. Le caricature con sarcasmo iniziano con lui.

di Felice Di Maro

A Fabio Cupaiuolo
con il ricordo delle sue lezioni

Nella prima metà del I secolo a.C. si manifesta la tendenza a far rivivere in Roma modelli ideali della poesia greca più recente, quella del periodo ellenistico e coincide con l'inizio del secolo d'oro della letteratura latina che si caratterizza con i "poetae novi" I protagonisti di questo nuovo stile letterario sono giovani poeti che hanno per obiettivo quello di presentare componimenti con una forma raffinata e ricercano l'erudizione. La denominazione di "poetae novi" è usata da Cicerone (Orator, 161) che non risparmiò neanche il nomignolo di cantores Euphorionis (Tusculanae disputationes III, 45) e chiaramente in senso dispregiativo ma è suggestivo (1) e può trarre in inganno perché si riferisce solo ai poeti degli anni 50-46 a, C. circa. Questi poeti non amano i toni solenni dell'antica epica greca e preferiscono un tipo di poesia che dia maggiore spazio ai sentimenti individuali e al riguardo fano indagini sulla loro fase storica a livello psicologico e anche in generale sulla propria sfera personale.

La loro poesia deriva da quella ellenistica, alessandrina in particolare che aveva abbandonato i modelli dell'età classica. Il loro modello preferito era Callimaco, poeta greco vissuto nella prima metà del III sec. a. C. che era stato autore di elegie, di epigrammi, di epilli. Sono una scuola ed hanno abbandonato il grande poema epico-storico. La svolta, che è stata notevole, si caratterizza per il nuovo stile letterario che presenta componimenti come un carme breve oppure un poemetto dedicato a un celebre caso d'amore. Si privilegiano quadri a volte anche a sfondo tragico presentati o con un piccolo epos (= epillio) oppure con un carme ed anche con un piccolo eidos (= idillio). Il soggetto poteva essere anche un mito ma doveva essere non noto e ricercato. La tecnica metrica era molto curata.

Tra i vari "poetae novi" Catullo è il più rappresentativo. Vissuto forse fra l'87 e il 53 a. C., giovanissimo venne a Roma da Verona sua città natale che gli ha dedicato nel 1978 il suo aeroporto internazionale come si vede dall'insegna in figura. Poeta colto e raffinato amò gli amori e la vita elegante nonché naturalmente le lettere. Non partecipò mai attivamente alla vita politica ma seguì le vicende della guerra civile e rappresenta il primo poeta che iniziò quelle raffinate operazioni di caricatura. La sua attenzione fu per Cicerone che con il carme n. 49 utilizzando dosi di sarcasmo intrecciate con ironia pungente condite con contrasti vari nonché con tensioni di umiltà ma di maniera tendendo a metterlo in evidenza e non per omaggiare s'intende. Per cogliere l'ampiezza dei significati ecco l'epigramma in latino e nella sua traduzione in italiano da "Wikipedia, l'enciclopedia libera".

« Disertissime Romuli nepotum,
quot sunt quotque fuere, Marce Tulli,
quotque post aliis erunt in annis,
gratias tibi maximas Catullus
agit pessimus omnium poeta,
tanto pessimus omnium poeta,
quanto tu optimus omnium patronus
. »

« O (tu che sei) il più eloquente dei Romani,
quanti sono e ce ne furono, Marco Tullio,
quanti ce ne saranno negli anni a venire,
ti rende un grandissimo ringraziamento Catullo
il poeta peggiore di tutti,
tanto il poeta peggiore di tutti,
quanto tu l'avvocato migliore di tutti
. »

Il Carme 49 di Catullo è uno dei più famosi componimenti del Liber, la raccolta delle opere compilata probabilmente dopo la sua morte in maniera arbitraria secondo un ordine legato alla metrica dei singoli componimenti e non cronologico o tematico. Viene anche intitolato genericamente "A Cicerone". Come si vede Catullo gli rivolge un particolare ringraziamento per un motivo non noto e il componimento è stato interpretato in passato come un sincero omaggio ma il tono stranamente magniloquente e pomposo in contrasto con la raffinatezza e leggerezza della sua poesia fa pensare ad una rude invettiva mascherata da finti elogi e toni sarcastici. Si ricordi che Marco Tullio Cicerone era un contemporaneo di Catullo e che non era certo un estimatore dei «Poetae novi» per i quali coniò questa definizione con significato dispregiativo con cui si designa tuttora questo movimento letterario. Attaccò inoltre duramente Clodia, donna di cui il giovane poeta si innamorò perdutamente e nelle vesti di avvocato fu difensore del suo ex amante Celio Rufo.

Funaioli ha pubblicato un saggio di critica testuale su temi di questo carme. Ecco come presenta i contrasti: "Io interrogo il carme in sé, senza idee preconcette; e noto in particolare che da un lato Catullo parla a Cicerone col tono e il linguaggio che l'oratore si deliziava di adoperare magnificando la sua persona, onde si ebbe la parodia degli avversari, e dall'altro poi lascia cadere fra le iperboliche celebrazioni una parola che rende perplessi e sembra d'un tratto rivelare il giuoco" (2).

Funaioli pensa che tale parola possa anche essere "Disertissime", primo verso con la quale inizia il carme che significa eloquente e viene usata in superlativo. Attenzione però il carme presenta 7 versi, 3 che innalzano Cicerone e 3 che sono mirati ad abbassare Catullo. Per le "iperboliche celebrazioni" è da intendersi l'insieme dei modi esagerati di esprimersi. L'ultimo verso è quello che presenta l'abilità letteraria di Catullo che in ragione chiaramente inversa esalta il profilo di Cicerone.

Sta quindi nella chiusa di questo verso il trucco. Si tratta di "un scherno finale di risposta al concetto che di sé aveva Cicerone" (s.v. op.cit.nota 2). Catullo colpì duramente l'avvocato Cicerone che non rispose mai anche perché come ha dimostrato Salanitro, Cicerone, "conosceva le ragioni del ringraziamento ... per questo motivo non espresse esplicitamente ..." (3). Ovviamente è possibile anche che abbia risposto e che non ci sia stata tramandata in modo diretto e neanche documentato a livello indiretto. La chiusa del carme contrapposta al profilo di Catullo dovette giocare a favore di un movimento d'opinione di denigrazione alquanto notevole in quanto presenta lineamenti di una immagine diversa di quella che ci è stata tramandata di Cicerone. Era nata la parodia, pungente e non eliminabile in tempi brevi.

Il componimento è in endecasillabi faleci che è una tipologia di versi largamente usato sia nella poesia greca e sia in quella latina e prende il nome dal poeta alessandrino Faleco che probabilmente fu il primo che lo impiegò in serie ma il suo uso è molto più antico e risale all'epoca arcaica. Nel primo verso Catullo indica i Romani con una perifrasi, Romuli nepotum, e presenta nel secondo Marco Tullio che è Cicerone come il migliore ma attenzione, per l'uso di disertus anche a livello superlativo "Disertissime", e non eloquen presenta un giudizio non del tutto positivo tra i discendenti di Romolo, cosa peraltro non esatta in quanto Cicerone è di Arpino. Appare quindi già dai primi versi che ci sono lineamenti si sarcasmo in quanto Cicerone non poteva vantare un'origine patrizia né propriamente romana anche perché era in realtà un "Homo Novus" ed era stato il primo membro che era stato avviato al cursus honorum di una famiglia che mai prima di allora aveva dato magistrati allo Stato in quanto originaria di Arpino. Si tenga conto che era stato presentato così dai suoi avversari politici come Catilina che lo aveva definito anche "inquilino della città di Roma".

*) Si ringrazia per la pubblicazione della foto l'Aeroporto di Verona: Sara Biasi, Responsabile Relazioni Esterne e Stampa e per i contatti, Laura Azzoni e Francesca Costa. Per la bibliografia si ringrazia la Biblioteca Multimediale Giuseppe Lesca del comune di San Benedetto del Tronto, Barbara Domini, Responsabile U.O. Servizi Bibliotecari, Raffaella Lamponi, Responsabile Prestito Interbibliotecario e Document Delivery.
1) F. CUPAIUOLO, Storia della letteratura latina - Forme letterarie, autori e società, Napoli 1994 p88.
2) G. FUNAIOLI, Il carme 49 di Catullo, in Studi di letteratura antica, Bologna, Zanichelli, 1947 pp.17-22.
3) N. SALANITRO, Intorno al c arme XLIX di V. Catullo, soc. ant. Ed. Giornale di Lucania. Potenza 1935 p. 11.

13/08/2015





        
  



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