GRECIA: Approvato dal parlamento il secondo pacchetto riforme
San Benedetto del Tronto | Vota sì anche Varoufakis. Iniziano trattative No Stop per il terzo prestito di 86 miliardi di euro. La nuova sinistra e il KK greco.
di Felice Di Maro

La Bce ha aumentato la liquidità di emergenza alle banche greche di altri 900 milioni e si incomincia ad andare verso una normalità che anche se presenta aree oscure, ma dopo il nuovo rating della Standard & Poor’s da CCC- a CCC+ al momento il quadro economico e finanziario della Grecia è obiettivamente diverso.
Con queste tensioni il Parlamento greco ha approvato il secondo pacchetto di riforme richieste dai creditori internazionali della ex Troika più l’Esm, il nuovo fondo salva-Stati, European Stability Mechanism, per riavviare le trattative per un nuovo prestito di 86 miliardi euro. Al termine di un dibattito molto impegnativo fino a tarda notte (le 4 del mattino circa di giovedì 23 Luglio 2015) i sì sono stati 230, i no 63, e 5 gli astenuti.
Il premier greco Alex Tsipras incassa questo nuovo successo ed appare anche con una nuova immagine perché ha evitato un'ulteriore indebolimento del suo partito, Syriza, che aveva già registrato l'uscita dell'ala più radicale dopo il voto sulle prime riforme, la settimana scorsa. Hanno Votato no soltanto in 36, rispetto ai 39 che si erano opposti la prima volta. Tra i sì, a sorpresa, anche l'ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, anche se si tratta di un appoggio solo per fare guadagnare tempo al governo nella trattativa con i creditori, almeno così ha dichiarato. Sono state approvate modifiche al codice di procedura civile e l'adozione delle regole europee sulla risoluzione delle banche in fallimento. Il sì a queste riforme consentirà di avviare trattative No Stop con un accordo sul terzo prestito piano entro la scadenza del 20 agosto, quando si dovrà restituire 3,2 miliardi alla Banca Centrale Europea. Tsipras, prima del voto aveva ribadito che il compromesso accettato a Bruxelles è stato difficile, ma l'alternativa sarebbe stata la Grexit o il default. La sinistra radicale si Syriza non la pensa così e si sta riorganizzando contro. Non convince che il nuovo piano d’aiuti coprirà totalmente le esigenze greche per i prossimi tre anni e al momento comunque non c’è nessuna possibilità che si possa fare una ristrutturazione del debito ma si porteranno forse nel tempo le vecchie scadenze di pagamento dei prestiti precedenti.
Com’è noto alla vigilia del voto è tornata a farsi sentire la piazza: il maggiore sindacato del settore pubblico, l'Adedy, è sceso in strada radunandosi in piazza Syntagma contro il nuovo piano di salvataggio e per ribaltare l'austerità e difendere la sovranità popolare. Al riguardo di questa protesta si doveva votare anche per l’abolizione delle baby pensioni ma è stato rimandato ad agosto. Anche con questo voto alcuni manifestanti a volto coperto hanno lanciato bombe carta contro la polizia schierata a difesa del Parlamento, ma non ci sono stati contatti. In ogni caso, la rottura con i creditori e le prospettive di fallimento sono al momento scongiurati, ma Tsipras continuerà a vivere in un insolito paradosso: eletto a furor di popolo contro la Troika e la ferrea disciplina di bilancio imposta da Bruxelles, adesso si ritrova come tifosi, seppur interessati s’intende, proprio i vertici europei.
La contraddizione è forte e sul sito www.resistenze.org (17-07-15 - n. 553) in un comunicato dal titolo «Nessuna resa! La lotta del popolo lavoratore è la via d'uscita!» del Partito Comunista della Grecia, KKE, con traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare si presentano le ragioni alle quali Tsipras non ha risposto. Risponderà? Ecco il testo che non analizza la seconda votazione ma la prima. [Ieri, 15 luglio, SYRIZA, che aveva promesso "una legge con un articolo" che avrebbe abolito i memorandum e le misure antipopolari, ha portato in parlamento e approvato con procedure rapide "una legge con un articolo" contenente le prime misure antipopolari - precondizione per il terzo memorandum e l'accordo con le organizzazioni imperialiste di UE, BCE e FMI. Allo stesso tempo, il vicepresidente del consiglio Yannis Dragasakis, parlando alla radio di SYRIZA, ha ringraziato pubblicamente il governo statunitense e il presidente Obama per il loro contributo alla chiusura dell'accordo.
Alla votazione nominale, richiesta dal KKE, 229 deputati hanno votato "si", 64 "no" e 6 si sono "astenuti", su un totale di 299 parlamentari presenti. In favore di questo accordo e del progetto di legge hanno votato i deputati di SYRIZA (111 su 149), di ANEL, di Nuova Democrazia, di To Potami e del PASOK. Sono stati 32 i parlamentari di SYRIZA a votare "no" e 6 gli astenuti. Queste differenziazioni non hanno un carattere sostanziale. Sono però rivelatrici del grado di mistificazione che impera fra i quadri della cosiddetta "Piattaforma di Sinistra", che hanno apertamente dichiarato di votare contro il progetto di legge, pur appoggiando pienamente il governo e il primo ministro che di questa legge sono i promotori! Nello stesso momento, migliaia di lavoratori manifestavano davanti al parlamento e in decine di città in tutto il paese, nelle grandi manifestazioni militanti del PAME, inviando un messaggio forte contro il governo e i partiti borghesi dell'opposizione in procinto di "servire" un altro memorandum al popolo per continuare a dissanguarlo a vantaggio dei profitti del capitale. Il carattere di massa, la combattività e la protezione assicurata del PAME hanno fatto saltare i piani di un attacco provocatorio alla grande concentrazione del PAME ad Atene. Il Segretario generale del CC del KKE, Dimitris Koutsoumpas, nel suo discorso ha osservato che il consapevole tentativo di ingannare il popolo ha raggiunto i suoi limiti, sottolineando che il popolo sarà costretto a pagare per il terribile memorandum di Tsipras, presentato dal governo SYRIZA- ANEL come unica opzione, utilizzando gli stessi argomenti che dei governi precedenti. Ha evidenziato inoltre l'estrema fragilità di questo accordo, visto l'acuirsi della disputa tra Francia e Germania sul futuro dell'Eurozona, come quella tra USA e Germania per l'egemonia in Europa. La vittima di questi scontri sarà il popolo greco. Per questa ragione e nonostante il temporaneo accordo, una Grexit non si può escludere nel prossimo futuro, aggiungendo che una Grecia capitalista con la dracma non rappresenta una soluzione alternativa per il popolo. La vera uscita, ha dichiarato, è nella rottura con l'UE, con il capitale e il suo potere. Per aprire questo cammino, il popolo deve organizzarsi e unirsi immediatamente, il movimento operaio deve raggrupparsi e acquisire un esplicito orientamento anticapitalista. Sulla base delle necessità fondamentali, deve sviluppare la sua alleanza sociale e popolare con gli altri movimenti popolari che hanno un orientamento contro i monopoli. Il popolo deve sviluppare e rafforzare la cooperazione con il KKE, indipendentemente dalle differenze o dalle parziali riserve che possono esserci.
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27/07/2015
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