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"Se una sera d'inverno accanto al fuoco..."

Cupra Marittima | Il tema è molto delicato, frastagliatissimo e complesso:la stregoneria.

di Antonio De Signoribus

La stregoneria

La stregoneria, tema molto sentito anche nelle Marche. Per avere una idea sulla questione è indispensabile un minimo di storia demonologica. Il tutto iniziò con la bolla papale "Summis Desiderantes" di Innocenzo VIII del 5 dicembre 1484, che diede, in pratica, il via alla più importante opera di demonologia mai scritta, che incise profondamente nella società europea del XVI e XVII secolo: il "Malleus Maleficarum" (il Martello delle streghe, del 1486). Pubblicata a Strasburgo, da due inquisitori domenicani, Heinrich Kramer e Jacob Sprenger, l'opera divenne il vangelo degli inquisitori. Di facile consultazione, stampata in diciottesimo (un formato tascabile, rarissimo a quei tempi), ebbe una diffusione senza precedenti, un po' in tutta Europa.

Il Malleus Maleficarum segnò il passaggio da una persecuzione a carattere locale e occasionale a una sistematica e dura repressione di qualsiasi manifestazione di religiosità pagana. Il libro mise in evidenza il rapporto esistente tra la stregoneria e la natura femminile facendo leva su un comune sistema di credenze che aveva relegato la donna in una posizione di forte marginalità nel contesto sociale. E le donne/streghe erano, con le loro azioni, le principali responsabili dell'avanzata del diavolo sulla terra. Si diceva che le streghe si servissero della tenera carne dei neonati, o del loro sangue, per fare pozioni, unguenti per i loro voleri, o per i loro voli notturni al sabba per incontrare il diavolo, oppure per confezionare filtri o veleni terrificanti adatti a procurare il male.

Si diceva, anche, che avessero il potere di provocare morti con il solo sguardo, o addirittura scatenare tempeste, fulmini e grandine, per distruggere i raccolti dei vicini. Ecco perché i tribunali dell'inquisizione funzionavano a pieno regime. Bastava una denuncia di stregoneria fatta da una persona qualsiasi, o da un parente, o anche da un bambino, che la presunta strega veniva incarcerata e processata. Un episodio documentato di stregoneria si verificò a Urbino nel 1587. Fu accusata donna Laura, nata a Cagli nel 1520, moglie di Marco Di Luchino del Castello di Farneta. Durante il processo furono ascoltate ben 26 persone, ma la testimonianza che la rovinò fu quella di donna Giulia che la incolpò di fare uso di unguenti magici proibiti e di avere quindi le "virtù" della strega. E di essere la responsabile di eventi atmosferici che avevano distrutto tutti i raccolti e uccisi gli animali utili in campagna nel ducato di Urbino.

Donna Laura, tentò di discolparsi dicendo di essere una erborista, che aveva fatto solo del bene e di avere, anzi, combattuto le streghe. Ma non ci fu nulla da fare; fu sottoposta al supplizio, ma non si conobbe mai la fine che fece... Insomma, si doveva sempre trovare un capro espiatorio quando le cose andavano male. Ma ecco altre voci e altre storie popolari marchigiane sul fenomeno. Eccone una. Si raccontava che le streghe si radunassero il venerdì in una via non molto lontana dal paese. La gente che passava sentiva urla, fischi e schiamazzi provenienti dalla cima di un albero cresciuto in un bivio; per paura si metteva davanti alla porta di casa una scopa, poiché era credenza comune, che le streghe non potessero entrare se non dopo aver contato tutti i fili di saggina della scopa. Eccone un'altra.

Due genitori notarono che il loro bambino stava spegnendosi come una candela. Nonostante mangiasse regolarmente. Visto che i medici non riuscivano a guarirlo, consultarono una fattucchiera che li mise subito in guardia:"Questo bambino se lo portano via le streghe, state attenti e vigilatelo tutta la notte, perchè le streghe torneranno". I genitori, impauriti, vigilarono. Ma per qualche minuto, nel cuore della notte, si addormentarono. E in quei pochi minuti, arrivarono, terribili, invisibili le streghe. Furono svegliati dal pianto dirotto del bambino, che già stava spiccando il volo verso la notte, forse verso il suo ultimo viaggio. I due fecero in tempo ad afferrarlo e a strapparlo alla streghe, che, dopo quella notte, non tornarono più e il bambino guarì in poco tempo. E un'altra ancora.

Per notti e notti si sentirono le streghe che lasciarono anche una puzza di olio rancido per tutta la giornata. Gli abitanti di quella zona, appena scesa la sera, si chiudevano nelle loro case per paura. Una mattina alcuni notarono che una bambina non portava appeso al collo "lu breve", una specie di sacca protettiva piena di piccoli oggetti di devozione, che teneva lontani gli spiriti maligni. Così si diceva. Ebbene, per farla breve, le streghe se ne andarono solo dopo che fu ritrovato "lu breve". Per liberarle dal male? Ecco una storia. Riconosciuta la sua fidanzata come una strega, un ragazzo, tentò di guarirla, tanto ne era innamorato, nonostante tutto. Egli sapeva da pratiche antiche che si poteva guarire soltanto se fosse riuscito a fare uscire un po' di sangue malato dal corpo della sua fidanzata/strega, nel momento della sua trasformazione in gatto.

Una sera rimasto solo in casa con la donna, la pregò di tenere in mano un lume sempre acceso...Quando arrivarono i brividi del male, il lume cadde... e la donna diventata gatto, cercò furiosamente di arrampicarsi su per il camino...Fu allora che l'uomo, senza un minimo di paura, si buttò sul gatto, e con uno spillo riuscì a pungerlo e a fargli uscire del sangue. Ebbene, da quel giorno, la donna guarì per sempre. Per riconoscerle? Si doveva mettere nell'acquasantiera della chiesa, durante la messa, un pettine o una forcina....con quella pratica la strega, sarebbe rimasta intrappolata in chiesa. Per vederle? Bisognava appostarsi in una crocevia, mettendosi sotto il mento una forca di legno a due punte, di quelle che servono per alzare il fieno e... buona fortuna...

20/01/2015





        
  



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