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14enne seviziato con il compressore

San Benedetto del Tronto | Un ennesimo episodio di violenza: in tre, tutti giovani, hanno preso in giro un quattordicenne perché era grasso. Poi, uno di loro, gli ha abbassato i pantaloni e soffiando con un tubo d’aria compressa gli ha provocato lacerazioni nell'intestino.

di Antonella Baiocchi

Conferenza per contrastare il Femminicidio

Un altro evento che non permette di attivare l'indifferenza che siamo soliti riservare alle brutture della vita che piovono nella nostra quotidianità: troppi elementi stonati sabotano la benefica opzione spam della nostra interiorità, costringendoci a confrontarci col suo contenuto.

Le domande che sorgono ("quali sono i motivi che hanno armato il branco e perché accadono certe atrocità?") non riescono ad essere liquidate con le consuete, confortanti, banalità:

• Raptus? No: difficile che colpisca tre persone nello stesso momento ...qualcuno avrebbe potuto ribellarsi, invece nessuno si è opposto.

• Tentativo di Difesa, una Vendetta? No: il ragazzino non aveva infastidito nessuno ed è stato preso di mira semplicemente perché in sovrappeso.

• Differenza di Genere? No non siamo davanti al maschio che se la prende con la femmina in quanto tale, ma a maschi che prevaricano un altro maschio.

• Incidente? No: i danni subiti dalla vittima non sono un fortuito effetto collaterale di azioni avulse dall'intenzione di far male (come ad esempio il rimanere vittima di un proiettile vacante, o di una brutta caduta durante uno scippo, o di un gioco temerario come la rottura della corda del Bunging Jumping).

• L'atto sconsiderato di un pazzo o di qualcuno che vive ai margini della società? No: il 24enne che ha agito in prima persona la sevizia è sano di mente, è sposato e padre di un bimbo di 2 anni.

A sconvolgere ulteriormente gli animi (come se non bastasse), c'è stata poi la testimonianza della madre del carnefice: su tutte le emittenti la si è vista difendere con fredda determinazione il gesto indifendibile del figlio, ribadendo che si era trattato di un incidente:il povero figliolo voleva solo fare uno scherzo.

Ma cosa sta capitando alle persone? Quale Virus le trasforma in amorali predatori? Quale Virus trasforma le famiglie da simbolo di calore, valori e rispetto a nidi di esseri perversi e presuntuosi, incapaci di distinguere il bene dal male?

Questa storia impietrisce nell'angoscia. Come nella serie televisiva Twilight (che narra di Licantropi e Vampiri, mescolati, indistinguibili, tra gli esseri umani) essa suggerisce che il male, può essere ovunque: dietro un sorriso disarmante, dietro l'aspetto curato di un uomo d'affari, dietro l'apparente affidabilità di un giovane padre di famiglia.

Questo ragazzino di 14 anni, s'è imbattuto con un moderno Dracula, che, abbandonata la maschera del buon padre di famiglia, nel rispetto della più remota tradizione, si è divertito a praticandogli una aggiornata impalatura (il palo di legno sostituito dalla potenza del getto d'aria).

Le radici a monte di questo tremendo quanto illogico gesto, hanno iniziato ad insinuarsi prepotentemente nel cervello della gente, quando è apparsa in scena la madre "dell'impalatore" a sostenere, imperiosa che il proprio pargolo, poverino, aveva inteso semplicemente scherzare.

Un magistrale esempio di amoralità: un genitore assolutamente incapace di distinguere il bene dal male, di individuare ed ammettere le responsabilità, incurante del significato di libertà e rispetto, solo interessato a non far pagare al proprio figlio il prezzo delle sue sconsiderate azioni.

Ho sentito più di un'anziana signora commentare questa madre: "Ecco perché il figlio è in quel modo. Come poteva venire con dei genitori così?".

Credo che questo commento semplice e bucolico nasconda una grande verità. Fermo restando che la gran parte dei giovani sono di sani principi e rispettosi del prossimo, bisogna però prendere atto di un preoccupante aumento di gioventù disperata che vaga all'interno di un deserto etico, ostentando caratteristiche personologiche e comportamentali preoccupanti, tra le quali:

• Mancanza di luce e speranza nel presente e nel futuro (visione pessimistica della vita, sfiducia cosmica)

• incapacità di tollerare le frustrazioni, cioè il dolore e la delusione per il mancato appagamento delle proprie aspettative, con conseguente o tendenza a vivere all'insegna del tutto e subito, del godimento immediato o Intolleranza nei confronti della noia (cioè delle emozioni non estreme) o ricerca di sensazioni forti (attraverso lo sballo con alcool, droghe, sesso, giochi perversi e pericolosi, atti vandalici) o ricerca di scorciatoie per soddisfare i bisogni (prevaricazione dei più deboli per ottenere privilegi e servigi o semplicemente per procurarsi un po' di adrenalina per contrastare la noia; baratto del sesso con soldi, regali, ricariche telefoniche; etc., etc..).

• Incapacità di riconoscere i confini di ciò che è bene e di ciò che è male, (tutto è lecito, assenza di paletti morali, ogni desiderio diventa un'esigenza).

• Incapacità di mettersi nei panni degli altri (mancanza di empatia).

• Egocentricismo, egoismo, narcisismo: priorità assoluta all'ascolto e soddisfazione dei propri bisogni con conseguente tendenza a credere che il proprio punto di vista sia la Verità per il Mondo Intero (Razzismo) e tendenza a ritenersi il Centro del Mondo.

• Incapacità di prevedere gli effetti delle proprie azioni.

• Incapacità di assumersi responsabilità e incuranza degli effetti negativi delle proprie azioni (alla base c'è spesso un'estrema fiducia nella possibilità di farla franca).

• Onnipotenza (con tendenza a diventare prevaricatori, capo Branco)

• Impotenza (con tendenza alla sottomissione);

Come mai sempre più spesso, le famiglie generano figli, mancanti di un credo profondo ed aderenti a principi che vanno contro le norme morali alla base del rispetto del prossimo e della stessa vita (disvalori)?

Come mai sempre più spesso, le famiglie generano figli interessati ad uno stile di vita fondato sul divertimento e sulla rincorsa di beni effimeri, all'insegna di regole infrante e contrasti, non solo col mondo degli adulti, ma anche con la realtà stessa in cui si trovano a vivere?

E' riduttivo limitarsi a spiegare questo fenomeno addossando la responsabilità alla qualità del gruppo di amicizie che il giovane frequenta, o agli insegnanti, o ai mass media, o alla società in genere. La solita frase "Era un bravo ragazzo ma è stato deviato dalle amicizie e dalle tentazioni offertegli dalla società attuale", non dovrebbe incantare più nessuno.

E' innegabile, certo, che tutti questi fattori abbiano una parte di responsabilità, ma, per cercare di porre rimedio a questa tremenda realtà, bisogna smetterla col limitarsi a lamentarsi delle responsabilità altrui e iniziare, ciascuno, a concentrarsi sulle responsabilità proprie, attivandosi a superarle.

Tra tutte, in questa sede, mi preme porre l'attenzione sulla ‘responsabilità' dei genitori.

È necessario diventare consapevoli che, la responsabilità primaria della formazione delle basi della mentalità dei figli è di Chi si prende cura di essi sin dai primissimi momenti di vita (quindi, generalmente, i genitori). La qualità della relazione genitoriale (ancor prima della qualità educativa degli insegnati) è la prima responsabile delle fondamenta morali dei futuri adulti.

Se un figlio esce della famiglia con fondamenta morali forti (cioè con adeguate competenze psicologiche e relazionali), avrà enormi probabilità di rimanere sulla retta via: di riconoscere il male (col quale immancabilmente verrà a contatto una volta uscito dall'ambito protetto della famiglia) e rifiutarsi di farsene contaminare.

Ma i genitori troppo spesso falliscono in questo fondamentale obiettivo, col risultato che i figli entrano nella società privi di paletti morali (con fondamenta viziate e deboli), esponendosi a trasformarsi in Mostri Anaffettivi.

Tra gli elementi alla base di questo fallimento educativo c'è la mancanza di AUTOREVOLEZZA. Tra gli Adulti di riferimento dilaga un deleterio stile educativo Permissivo: come se avessero timore dei giovani, gli adulti si mostrano incapaci di porre paletti, divieti, frustrazioni.

Il genitore di oggi, per motivi più disparati [tra cui un distorto concetto di amore (inteso come mancanza di dolore); o per compensare il senso di colpa della assenza (dovuta spesso a motivi di lavoro); o semplicemente per non ulteriormente complicarsi (con le proteste dei figli), una giornata già abbondantemente oberata di fatiche] è tendenzialmente incapace di tollerare il dissenso dei figli, tendendo quindi a compiacere ed anestetizzare la frustrazione conseguente ai pochi "No" che è costretto ad imporre, con concessioni alternative ("Non puoi prendere il giocattolo che appartiene ad un altro bimbo, ma la mamma te ne compra uno altrettanto bello").

In questo modo, senza averne consapevolezza, si forgia nei figli un Tossico Senso di Onnipotenza: l'illusione di poter ottenere tutto ciò che vogliono in un modo facile che non prevede sacrificio, attesa, né alcun altro prezzo da pagare.

Questo senso di onnipotenza ("Io posso tutto") e di facile soddisfazione dei propri impulsi ("Ciò che voglio lo posso ottenere senza fatica") rende il giovane inadeguato a fronteggiare la realtà esterna che, diversamente dalla realtà familiare, richiede una massiccia dose di spirito di sacrificio ed espone continuamente a fallimenti, delusioni e rinunce.

Alla base del fallimento educativo degli Adulti Educatori c'è quello che la sottoscritta ha chiamato Analfabetismo Psicologico: un termine ideato per indicare l'assenza di adeguate Competenze in merito al funzionamento della Psiche. Ho spiegato più volte, in modo dettagliato, cosa intendo con questo termine e non voglio ripetermi anche in questa sede (si veda eventualmente http://www.ilquotidiano.it/articoli/2014/03/11/120114/antonella-baiocchi-analizza-il-comportamento-della-madre-assassina-delle-proprie-figlie). Mi limito a dire che, quando si è affetti da Analfabetismo Psicologico, si è anche affetti da Analfabetismo Relazionale, perché la Relazione è prevalentemente l'incontro di due Psiche, onde per cui non avendo competenza in merito al loro funzionamento, ci si espone inevitabilmente a problemi.

Un aspetto che peggiora ulteriormente la qualità educativa, è anche l'assenza di costanza nella presenza dell'Adulto Educatore: a causa della disgregazione famigliare e dell'evoluzione dei diritti paritari tra uomo e donna, la figura della madre che si prende costantemente cura dei propri figli si è deteriorata, con la conseguenza che quest'ultimi, troppo spesso, vengono sballottati da un adulto all'altro all'interno di un programma organizzativo allucinante in cui, spesso, non c'è spazio neanche per guardarsi in faccia. Questo sistema genera frammentarietà educativa (regole e disposizioni discordanti) e troppa libertà di autogestione da parte dei figli, che spesso, vengono precocemente adultizzati e lasciati soli a scegliere e gestirsi. In questo modo si induce nei figli, un senso di onnipotenza ("Io posso fare ciò che voglio senza pagare prezzi"), misto ad un devastante senso di abbandono.

Per forgiare nei futuri adulti ammortizzatori morali capaci di renderli paladini del bene e artefici di relazioni armoniose e rispettose, bisogna essere per primi adulti provvisti di ammortizzatori morali: competenti dal punto di vista psicologico-relazionale e costantemente presenti. Questa competenza (oggi, come millenni fa), è ancora vergognosamente mancante: l'Essere Umano che si considera civilizzato e moderno, deve rendersi conto che da questo punto di vista è ancora ad uno stadio Cavernicolo.

Ritengo fondamentale, attivarsi per superare questa tremenda lacuna: è l'Analfabetismo Psicologico e Relazionale infatti il vero Carnefice di questa tremenda storia e della gran parte delle tragedie domestiche che popolano le cronache. È' l'Analfabetismo che ha forgiato Dracula l'impalatore ed è sempre lui che ha messo in bocca di quella madre, quelle sconsiderate parole di difesa di un atto indifendibile.

Quando si è affetti da Analfabetismo Psicologico e Relazionale non si riesce a trasmettere il RISPETTO ASSOLUTO DELLA VITA. E quando non si riesce a trasmettere il RISPETTO ASSOLUTO ALLA VITA, si assiste alla BANALIZZAZIONE DELLA MORTE e al conseguente rischio di vivere la vita come un video game.

13/10/2014





        
  



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