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Diane Schuur e l'omaggio a Frank Sinatra e Stan Getz

San Benedetto del Tronto | Diane Schuur "I remember you"

di

Diane Schuur

"I remember you: with love to Stan and Frank"

A differenza delle grandi interpreti vocali del jazz che svisceravano il repertorio dei mostri sacri con una maestria e con un rigore che hanno lasciato un segno indelebile nel canto, Dianne Schuur ama giocare con la voce utilizzando un registro meno rigido che sappia spaziare con eleganza tra purezza del jazz e raffinatezza del pop. Un po' quello che era solito fare Frank Sinatra con le etichette Capitol e Reprise (fondata proprio da lui). Ed è infatti nel ricordo amabile di The Voice che la Schuur si prodiga nell'interpretare questi classici che hanno reso grandi Sinatra e, nella tecnica strumentale (analoga), Stan Getz.

Un ricordo amabile quello di Diane Schuur che fa venire in mente, con le dovute distanze, le scelte vocali di Ray Charles con il quale Diane divise anche il palcoscenico. Accompagnata da una formazione guidata dall'eccellente pianista Alan Broadbent che ha arrangiato le canzoni con una sublime leggerezza, Diane Schuur gioca e dialoga con il sax di Joel Frahm, il basso di Ben Wolfe e le chitarre di Romero Lubambo e Roni Ben-Hur. Un gioco molto fluidificato nel quale le canzoni acquistano più calore di quanto la nostra interprete abbia saputo dimostrare nel recente passato in cui un gioco canoro un po' troppo autoreferenziale e fine a se stesso nuoceva agli stessi brani. Lo scat usato da Diane Schuur sa raggiungere un magnifico traguardo di dinamismo in "Here's that rainy day" mentre la resa di un classico della bossa nova di Jobim come "Insensatez" ("How insensitive") riesce a regalare una lettura totalmente diversa da quanto hanno fatto tutti i suoi interpreti in passato. Il ritmo della bossa si trasforma in milonga esattamente come lo swing più tradizionale di "I've got you under my skin" diventa qui una morbida ballata.

Anche "Didn't we?" subisce una trasformazione nel sensuale dialogo tra voce e chitarra mentre compie l'operazione esattamente opposta con "I remember you" nella quale swinga con il pianoforte. Non le riesce però il colpo con il medley "I get along without you/Don't worry ‘bout me" per il quale qualche atonalità hardbop nuoce al romanticissimo tema di Gershwin, una sorta di passo falso che torna, in maniera minore, anche in "Second time around" che necessita a mio avviso di una passione che Rickie Lee Jonea aveva perfettamente centrato. Molto sinatriana invece è la chiusura di "For once in my life", il cui ricco arrangiamento fa rientrare idealmente anche Stan Getz in un gioco vocale ricco di artifizio ma che dimostra la versatilità di una voce che sale sempre più in alto, arzigogola ed esplode in un pieno energico di colorature e gorgheggi.

Voto 7,5/10

11/06/2014





        
  



5+4=

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