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Omaggio a Pericle Fazzini nel centenario della sua nascita

San Benedetto del Tronto | In occasione della manifestazione L’Antico e le Palme che si svolgerà a San Benedetto del Tronto dal 23 al 26 agosto 2013 sarà presentato un omaggio a Pericle Fazzini.

Ritratto di Giuseppe Ungaretti

Nei giorni di sabato 24 e domenica 25 agosto, presso la rotonda Giorgini, saranno esposti alcuni esemplari di bronzi e incisioni dell'artista provenienti da collezioni private. Un omaggio doveroso a Pericle Fazzini, artista conosciuto in tutto il mondo che ha visto i natali a Grottammare ed ha lasciato un segno indelebile per tutta l'umanità.


Pericle Fazzini: la Resurrezione della scultura di Davide Rondoni

E' morto risorgendo, ovvero donandoci la splendida figura di una resurrezione che ci è entrata negli occhi. Questo destino strano dove morte dell'artista e resurrezione espressa dall'opera si toccano è lo stigma e per così dire il precipizio su cui troviamo la figura di Pericle Fazzini.
Qualcosa di impetuoso e di pacato si presenta nell'opera del grande scultore. Di Michelangelo - come accade per ogni scultore dopo di lui - anche Pericle Fazzini condivide l'inevitabile disastro del trarre forme animate dall'inanimato, e l'incompiutezza di ogni vero scolpimento e toglimento di materia per dare qualcosa che matera non sia soltanto. E d'altri lavoratori e artisti condivise lo strano destino d'esser ammalato e minato dalle esalazioni del processo di lavorazione a cui si dedicò con bruciature e polistirolo per sagomare proprio quel suo più famoso e turbato capolavoro, la notissima Resurrezione posta ora in Aula Nervi. La sua opera è di certo tra quelle d'arte contemporanea la più vista al mondo. La grande Resurrezione alle spalle del pontefice e voluta - dopo dieci anni di discussioni - da Paolo VI e non solo vista da milioni di pellegrini che là si recano per ascoltare le udienze, ma è stata anche replicata infinite volte da immagini televisive e foto. Una sorta di Cappella Sistina, una di quelle opere che marcano in modo indelebile lo sguardo di chi si reca nei luoghi vaticani, sede di arti universale.
Dieci anni passarono dalla commissione del ‘65 alla realizzazione del bozzetto e altri due alla posa della grande opera: "Mi sono buttato nella Resurrezione con una forza che non dipendeva più da me (...). Una grande preghiera conscia e inconscia". Anche così, con le parole e non solo con la forma data all'impossibile da immaginare, Fazzini coglieva il punto in cui l'arte contemporanea come l'antica sfuggono a qualsiasi faticosa e inutile distinzione in "sacra" e non. Lui che ebbe il destino di toccare l'incrocio supremo, espresse lo scandalo e il sempre vivo generarsi del gesto degli artisti tra limite e infinito.


I luoghi delle opere

Museo Pericle Fazzini - Torrione della Battaglia di Grottammare (AP)
orario agosto: 21.30 - 23.30 martedì chiuso Tel. 0735.739240

Museo Pericle Fazzini - Palazzo del Perdono di Assisi (PG)
Piazza Garibaldi, 1 - orario 10-13; 16-19 Tel. 075.8044586

Lungomare di Grottammare (AP) - scultura in bronzo Ragazzo con Gabbiani
Piazza Pericle Fazzini di Grottammare (AP) - scultura in bronzo Metamorfosi

Resurrezione risorta
di Roberto I. Zanini

Concluso il restauro conservativo che restituisce i colori originari all'immensa scultura di Pericle Fazzini qualcuno sostiene che lui sia stato capace di dare immagine e mate­ria all'ansia evangelizzatri­ce di Paolo VI. E che Papa Montini avesse una particolare predilezio­ne artistica per lui lo si comprende dall'insistenza con la quale lo cercò per affidargli la realizzazione dell'opera che avrebbe dovuto de­corare la grande Aula delle udienze che lo stesso pontefice aveva affi­dato nel 1964 a Pier Luigi Nervi. Prima lo cerca nel 1965 chieden­dogli un bozzetto senza un tema specifico; poi nel 1972, dopo l'i­naugurazione dell'Aula, assegnan­do il tema della Resurrezione. E poco conta che in quei sette an­ni si sia pensato anche a Marc Chagall, con l'i­dea di fargli rea­lizzare una grande vetrata decorata. Il connubio fra Paolo VI e Faz­zini è tutto centrato sulla necessità di portare Cristo al mondo, sull'ur­genza di evangelizzare una moder­nità che, soprattutto nelle sue for­me artistiche, si era troppo distan­ziata dalla verità e dalla luce della fede. «La fede è il movente della speranza e la speranza è Dio e quando ho lavorato a La Resurre­zione Dio era dentro di me», ebbe a dire lo scultore qualche tempo pri­ma di morire nel 1987. Una storia affascinante, quella dell'immensa scultura bronzea che domina quel­la che oggi viene giustamente chia­mata «Aula Paolo VI».
La Resurrezione di Fazzini se non è la scultura uni­versalmente più conosciuta è certamente la più vista, aven­do fatto da sfondo a decen­ni di riprese te­levisive in mon­dovisione delle grandi udienze del Papa e di avvenimenti culturali di livello internazionale. Ed è probabilmente una delle più imponenti opere artistiche in bronzo mai realizzate, con i suoi 400 quintali di metallo, 18 metri di lunghezza, sette di altezza e quat­tro di profondità. Richiese cinque anni di lavoro intenso, fra il 1972 e il 1977, che sottoposero lo scultore a un grande stress, fisico e spiritua­le. Nell'agosto 1975 Fazzini viene colpito da una trombosi che ri­chiede un lungo periodo di riabili­tazione, durante il quale però non cessa di seguire la sua creatura. «La terra tremò, sta scritto nel Vangelo, quando Cristo morì - scrive lo stesso Fazzini - ma io ho immaginato la Resurrezione dall'uliveto, successiva a una cata­strofe: Cristo vola via spinto dal vento, si libera dal velo mortuario... Cristo risorto dalle rovine... che non vuole considerare il suo ab­braccio col Padre come un addio agli uomini».
Fazzini, parlando di questa scultura, disse: «È stata una grande preghie­ra », in essa «ho dato tutto me stes­so, a volte lavorando come in tran­ce... come se qualcosa sopra di me guidasse la mia mano e il mio cer­vello perché potessi raggiungere il cielo».

21/08/2013





        
  



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