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Invito alla lettura del romanzo L'eterno e il regno di Angelo Filipponi

San Benedetto del Tronto | Il Romanzo è stato già pubblicato da IlQuotidiano.it con prefazione di Antonella Roncarolo

di Angelo Filipponi

La Premessa
Con L'eterno e il regno l'autore in modo originale, ma secondo metodologia storica, mostra la figura di Gesù non rabbi, (secondo la tradizione) ma mastro, rilevando, a seconda dei vari contesti, la sua tipica umanità, professionalità.
Il libro rivoluziona quanto detto dalla nostra tradizione  grazie ad un linguaggio realistico e tecnico che  taglia col mito e storicizza ogni momento: le situazioni, gli episodi, i fatti sono ricostruzioni storiche dove ogni elemento ha una sua reale e specifica funzione nel quadro della storia romana e giudaica. Lo scrittore cura ogni particolare della vita quotidiana ebraica sia quella in lingua  aramaica che in lingua greca.

L'autore, d'altra parte, ha mostrato già in Caligola il Sublime(Cattedrale 2008) e in Giudaismo romano I e II (E. Book Narcissus, 2011)  abilità e capacità di indagine, proprie del suo metodo storico.
Lo scrittore dà le risultanze del suo lavoro quarantennale e rileva la vera identità di architetto  di Gesù, la sua preparazione specifica e la sua saggezza prettamente giudaica, in un quadro di lotte zelotiche antiromane, nel clima di una lacerazione profonda nell'impero romano orientale, a seguito della morte di Seiano (18 ottobre del 31 d.C.) , subito dopo la repressione di Tiberio.
L'autore segue dettagliatamente il percorso di Gesù che diventa re, segnando le tappe, mostrando anche i suoi oppositori, mettendo in evidenza zeloti e sicari, pubblicani e farisei, sadducei ed oniadi, dilatando anche il fenomeno giudaico oltre la Palestina, in Partia, specie in Adiabene, e in Egitto, specificamente ad Alessandria.

La sua acclamazione come meshiah/Christos, in tutto l'ex regno di Erode il grande e in tutto il mondo della diaspora, diventa il trionfo del Regno dei cieli, la cui realizzazione determina la cacciata dei Romani dal suolo patrio e riunisce tutte le  forme tradizionali e quelle scismatiche di giudaismo.

Si rivela così un'altra figura di Cristo, non meno suggestiva di quella data dalla Chiesa per secoli; non si tratta più di un dio o di  figlio di Dio, ma di un uomo vero e di un giusto, di un martire ebreo che si sacrifica per il suo popolo, dopo la sconfitta successiva a quella del re dei re di Partia, Artabano e dei suoi alleati ad opera di Lucio Vitellio.

Lo stupore della novità anche dei fatti, che contraddicono le notizie cristiane, dura poco: la narrazione dell'autore lentamente attira ed  ingabbia il lettore che segue e simpatizza per i tanti eroi della storia che sono tante parti della personalità umana.

Sintesi/abstract
L'eterno e il Regno è un romanzo storico che ricostruisce fedelmente sei contesti: quello Palestinese, in generale, quello di Alessandria, quello di Galilea, quello di Adiabene, quello della Iudaia e quello misto pagano-giudaico di Cesarea Marittima.

L'autore invia un messaggio nuovo di un giudaismo, diviso in aramaico, antiromano, ed ellenistico, filoromano, e di un altro cristianesimo, mentre rileva la figura umana di Jehoshua figlio di Iosip, Kain /Tectoon e Meshiah /Christos.

I numerosi personaggi, tutti storicamente accertati, ben caratterizzati, hanno rilievo in relazione alla comunicazione col Christos e al contesto, rilevato, a seconda delle situazioni, anche geograficamente. I  protagonisti delle cinque parti, che narrano la costituzione del Malkuth/regno messianico, hanno una funzione specifica in connessione reciproca e in relazione al fine di un univoco messaggio, la venuta del messia, rievocata nella sesta ed ultima parte: Giulio Erode Agrippa, Alessandro alabarca, Shimon Cefa, Izate, il popolo intero giudaico che, in marcia, si dirige verso Jerushalaim.

La regalità e la morte del Messia sono recuperati a distanza di dodici anni dagli eventi reali, nel 44 d.C. da tutti i protagonisti, riuniti dal nuovo re di Iudaea, Giulio Erode Agrippa I, che celebra la vittoria di Claudio sui Britanni e che invita a rievocare il Christos e il suo breve regno (32-36 d.C.), già segnato da eternità.

Il Romanzo è un grande affresco storico, pacifico, commerciale, in cui vive il Kosmos romano, con la lex e con la Iustitia, dilacerato solo dall'integralismo popolare giudaico aramaico, che aspira ad un Malkuth messianico, in connessione con il regno di Artabano III, di Izate e di Areta IV, ed in opposizione ad una nobiltà sacerdotale ellenizzata, ben integrata nel sistema imperiale del I secolo, collegata con l'organizzazione economica oniade, di Alessandria.

17/07/2012





        
  



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