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CONTRO LA LETTURA-Per una pedagogia del semianalfabetismo. Primo capitolo

San Benedetto del Tronto | Ecco disponibile per i lettori de ilQuotidiano.it la seconda parte del primo capitolo del saggio scritto da Paolo Parigi, che sta facendo molto discutere.

di Paolo Parigi

Geremia Collier

 "Leggere sempre per diventare più saggi è come mangiare sempre per diventare più forti." Geremia Collier

CONTRO LA LETTURAPer una pedagogia del semianalfabetismoUn pamphlet diPaolo Parigi 

Capitolo I: (parte II)

 

Corpo gracile in mente gracile. I problemi fisici dovuti alla lettura.

 

Avete mai visto leggere un adolescente affetto da Reading-addiction? Egli, o ella, non è più in grado di assumere e mantenere una posizione seduta eretta, composta, equilibrata. Sarà più probabilmente steso sul divano a pancia in sotto, o con le gambe in alto e i piedi appoggiati al muro, o accovacciato per terra scomodamente.

Per i maschi, altre complicazioni sono in agguato: in talune circostanze essi si rinchiudono nel gabinetto per ore, in compagnie di letture eccitanti che possono indurre stimoli d’altra natura, da soddisfare nel corso della stessa seduta, aggravando ancor più le severe affezioni visive che la lettura induce di per sé[1].

 

Inoltre la lettura fatalmente comporta ricadute sul piano:

muscolare: trascurare una regolare attività fisica porta all’indebolimento del tono e all’osteoporosi precoce;

circolatorio: le posizioni innaturali assunte nel corso della lettura provocano intorpidimenti, crampi, in certi casi trombosi;

alimentare: un’insufficiente concentrazione su masticazione e deglutizione, dovuta alla concomitanza di pasti e letture, provoca disturbi digestivi, gastrici, finanche coliti, stipsi o diarrea. Inoltre è comune l’onicofagia (rosicchiamento delle unghie) nei casi più avanzati, con evidenti ricadute sul piano estetico.

 

Il caso di Simona R., la ragazza diciannovenne di cui abbiamo raccolto la testimonianza, appartiene a quel livello cosiddetto primario di librodipendenza nel quale il malato è perfettamente consapevole della propria condizione, e manifesta ancora un’aspirazione alla normalità e una forte volontà di guarigione. A questo livello, dove le ricadute fisiche sono ancora vissute dal librodipendente come menomazioni, e non sono oggetto di autoindulgenza come nel livello superiore, la volontà dell’individuo non è del tutto soggiogata dall’assunzione costante e cospicua di carta stampata.

 

Come è risaputo, e unanimemente accettato da tutte le scuole di medicina del mondo, la volontà del paziente è la leva indispensabile per garantire un’uscita dalla dipendenza in tempi ragionevoli e con una bassa probabilità di ricadute. Nella librodipendenza primaria lo psicoterapeuta, invece di impostare un programma clinico a lungo termine, solitamente funge solo da counselor in un percorso che si affida ben presto alla figura di un istruttore atletico che abbia frequentato un corso di formazione specifica, e sappia avviare il paziente alla pratica sportiva più adatta in termini di età[2] e condizione fisica.

Il vantaggio, diciamo così, della librodipendenza primaria, è che essa contiene in se la propria soluzione. Siccome la mente è rimasta ancora sostanzialmente sana in un corpo in decadenza, è proprio attraverso il recupero della condizione fisica che il vizio della lettura viene combattuto e sconfitto.

È palese, infatti, che non esiste una sola attività fisica che renda possibile, nel momento in cui viene praticata, di leggere. Dal podismo agli sport acquatici, lo sport è la barriera più sicura contro i libri[3]. E tanto più esso è praticato ad alti livelli, tanto più fungerà da anticorpo naturale contro la lettura. In una rilevazione statistica effettuata nel 2010 dal Centro Internazionale Anti-Biblioteche di Buenos Aires, risulta difatti che fra gli atleti professionisti l’incidenza della librodipendenza è al penultimo posto fra tutte le categorie professionali[4].

Il nostro Governo, mostrando un’ammirevole lungimiranza e sensibilità in merito alla salute fisica dei giovani e dei giovanissimi, ha attualmente allo studio una campagna di dissuasione dalla lettura che veda come testimonial i massimi campioni delle più svariate discipline agonistiche, con slogan diversi per ogni sport. In quello sul calcio, attualmente in fase di realizzazione, si vede una squadra di undici fra bambini e adolescenti, maschi e femmine, ciascuno con una maglia diversa, colpire violentemente con i piedi libri di scuola, dizionari, albi a fumetti, romanzi, e il portiere della Nazionale trarsi da parte ad ogni tiro, con movenze aggraziate e precise, per consentire che tutti i tiri finiscano in porta.

Negli ultimi cinque secondi, all’esultanza generale si unisce un’ex grande campione di un’ex grande squadra, molto popolare tra il pubblico della pubblicità, per declamare con lo sguardo rivolto in macchina

Calcia un libro: farai sempre gol! 

(fine del capitolo primo. La prima parte del secondo capitolo uscirà domenica 18 settembre)



[1] È per la ben nota contiguità fra lettura e pratiche autoerotiche che entrambe sono definite “vizi solitari”. Cfr M. Brottman, op. cit.

[2] In genere dopo i 25 anni la dipendenza è troppo avanzata per non aver intaccato anche la psiche, e l’istruttore atletico non è più sufficiente a risolvere il problema

[3] Fa eccezione la sola pesca sportiva, ma fatichiamo a considerarlo un’attività fisica.

[4] All’ultimo posto risultano, indistintamente in ogni parte del mondo, gli uomini politici, che quindi si dimostrano anche scientificamente come la categoria più affidabile per guidare le sorti dei popoli.

11/09/2011





        
  



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