Variante sul piano portuale: c'è qualcosa che non và?
San Benedetto del Tronto | Questa affannosa corsa ad approvare una variante di piano portuale non trova alcuna giustificazione plausibile.
di Nazzareno Torquati

Barche al porto
La stessa affermazione di più soggetti portatori di interesse circa la possibilità che l' attuale comandante della Capitaneria di Porto Daniele Di Guardo firmi tutto quello che si propone mentre il suo ormai imminente sostituto, che si insedia tra meno di un mese, avrebbe da obiettare dovrebbe dare l' allarme su cosa si sta tentando di fare.
Perché il Comandante Di Guardo va a firmare un documento così importante alla fine del suo mandato? E' giusto e corretto dal punto di vista etico e procedurale che il nuovo comandante si ritrovi a gestire cose decise a tavolino poco prima del suo insediamento?
Tutto depone a prestare la massima attenzione a quanto si sta facendo da parte della cittadinanza e delle autorità preposte al controllo delle procedure amministrative pubbliche.
Nel vedere nel dettaglio le planimetrie della variante che si sta discutendo subito risalta il fatto che il porto perderebbe immediatamente la sua vocazione di porto specializzato per la pesca che negli anni passati ha permesso l'accesso a notevoli finanziamenti pubblici. Resterebbero al servizio esclusivo della pesca solo le banchine ed il mercato ittico, tutto il resto avrebbe una destinazione flessibile sia commerciale che ristorativa: è la tanta decantata movida del sindaco Gaspari.
Può anche far piacere creare attrazione di questo tipo, ma esse non si fanno su aree a forte connotato produttivo che necessita di spazi ampi e di servizi di filiera che vanno dalle riparazioni delle reti, alla logistica, alla lavorazione, alla commercializzazione, alla ricerca, alle officine di manutenzione.
Con questa variante tutto ciò scompare, tutti gli insediamenti a nord diventano flessibili e quindi anche commerciali con effetto immediato di rialzo dei prezzi di vendita dei manufatti oggi di proprietà del Demanio statale impossibili da acquisire ad artigiani e piccole imprese e che quindi saranno oggetto di mercimonio a favore di chi dispone di una massa di denaro importante e in molti casi a nero che necessita di essere investito.
Queste operazioni devono essere fatte con calma, nella massima trasparenza e la piena consapevolezza della città e degli operatori economici e non devono dare adito a nessun sospetto di conflitti di interesse.
Così come sta succedendo alla incredibile storia dei cosiddetti "trabucchi" che rappresentano una forzatura della nostra storia e una discutibile operazione commerciale nata nelle allegre feste notturne di stabilimenti balneari alla moda.
Non si può continuare a penalizzare l' industria della pesca che ancora oggi nonostante la crisi è il comparto produttivo più importante della città con i suoi 1100 addetti diretti fra pescatori e indotto commerciale e di servizio.
L' industria della pesca locale è l' unico settore che si sta dotando di una propria strategia di sviluppo e le iniziative in atto come il Parco Marino, i Gruppi di Azione Costiera, l' aggregazione di Filiera Ittica, le GSA per la sostenibilità e la programmazione del prelievo in mare, la crescita di allevamenti in mare di mitili che nei prossimi anni necessiteranno di spazi dove provvedere alla loro selezione, lavorazione e commercio.
Questo è l' unico settore della città che ha un futuro di grande sviluppo che non può essere penalizzato da scelte dettate solo ed esclusivamente da interessi speculativi immediati e senza prospettive.
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05/08/2011
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