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“Dall’est all’ovest. Russia 1960, America 1964” mostra fotografica dedicata a UGO MULAS ad Altidona

San Benedetto del Tronto | La mostra, organizzata dall’associazione “Altidona belvedere” e realizzata con il patrocinio della Fondazione della Cassa di Risparmio di Fermo, del Comune di Altidona e della Provincia di Fermo,resterà aperta fino a domenica 21 agosto.

Domenica 24 luglio 2011 alle ore 19, nella piazza del Comune di Altidona (provincia di Fermo), presso la SALA DELLE MURA CASTELLANE, si terrà l'inaugurazione della mostra fotografica dedicata a UGO MULAS,
"Dall'est all'ovest. Russia 1960, America 1964", organizzata dall'associazione "Altidona belvedere". La mostra, realizzata con il patrocinio della Fondazione della Cassa di Risparmio di Fermo, del Comune di Altidona e della Provincia di Fermo,
resterà aperta fino a domenica 21 agosto.

Ugo Mulas, scomparso a Milano nel 1973 a soli 45 anni, è stato una delle figure più importanti della fotografia internazionale nel secondo dopoguerra. Conosciuto come il "fotografo degli artisti" è stato anche un grande fotografo di moda, gioielli, teatro, architettura.
La mostra, allestita in un edificio nelle mura castellane di Altidona, panoramico borgo in collina a due chilometri dal mare, in provincia di Fermo, propone una cinquantina di foto che seguono il percorso artistico di Mulas attraverso i suoi reportage in Russia, nel 1960 e in America nel 1964.

Le foto esposte sono tutte in bianco e nero. Nella sezione dedicata alla Russia, dove Mulas si reca in seguito alla collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, troviamo immagini che da un lato documentano la vita di regime e dall'altro svaghi popolari domenicali.
Mulas "non fotografa soltanto la città, come nel caso di Mosca, ma la città e la campagna...tende a rendere la dimensione, i rapporti, i percorsi, gli spazi, le persone. Così quindi, e per la prima volta, abbiamo immagini che vogliono renderci partecipi di un modello esistenziale, di una vita di relazione, non dell'ironia di un giudice soprammesso o della retorica di una partecipazione asservata sul piano dell'ideologia." (A.C. Quintavalle)

Altrettanto straordinaria è la sala della mostra in cui lo spettatore può ripercorrere la storia dell'arte dei primi anni sessanta attraverso i ritratti degli artisti americani della Pop art.
Da Lichestein a Rauschenberg (artista che più degli altri lo ha appassionato e al quale ha fatto il maggior numero di scatti), Segal, Jasper Johns, Warhol, solo per citarne alcuni. A proposito di Warhol, Mulas scrisse:
« È sicuramente riuscito a mettere in crisi le mie idee sulla fotografia, quello che pensavo del cinema, e in fondo i miei rapporti con la pittura ».
Il risultato di questo lavoro fu il volume "New York arte e persone" considerato dagli stessi artisti pop, un manifesto del movimento americano.

Di qui in poi - scrive Elio Grazioli in un suo saggio - "Mulas comincerà a considerare sempre di più la propria fotografia come ready made: il fotografo compie un'azione mentale prima di scattare la foto, mentre quando scatta è soltanto un operatore".
L'esordio di Mulas, come fotografo, è legato a Mario Dondero (grande fotoreporter tutt'oggi attivissimo). Sembra quasi una favola, ma le cronache attestano che un giorno, erano i primi anni Cinquanta, mentre erano seduti su una panchina del parco Venezia, a Milano, Mario Dondero pone la propria macchina fotografica tra le mani di Ugo Mulas e lo incoraggia ad occuparsi di fotografia. Dondero e Mulas, per un certo periodo si divideranno l'uso di quella macchina fotografica. Non poche volte, saranno costretti a sacrificarla al Monte dei Pegni per avere subito del denaro con cui sviluppare le fotografie da consegnare in tempo ai giornali. Poi, non appena le testate li retribuivano, si precipitavano a recuperare il loro prezioso e amato oggetto.
Mulas e Dondero si dividevano anche un paio di scarpe buone: le usavano a turno per cui se uno dei due doveva uscire per qualche occasione mondana, l'altro era costretto a restare in casa.
Assieme frequentavano il Giamaica, mitico bar di Brera dove si davano appuntamento gli artisti, gli scrittori, i giornalisti e i fotografi più importanti della Milano degli anni '50: da Piero Manzoni a Camilla Cederna, da Alfa Castaldi a Enrico Castellani, oltre a Luciano Bianciardi che fa di Mulas e Dondero i protagonisti del suo libro "La vita agra".

E' proprio agli aspiranti pittori e fotografi del bar Giamaica che, tra il 1953 e il 1954, Mulas scatta le sue prime fotografie, oltre che tra l'umanità dolente delle periferie, della stazione ferroviaria, di un dormitorio pubblico. In quegli anni, assieme a Mario Dondero, realizza il suo primo reportage, pubblicato su "Le Ore", presentato alla Biennale di Venezia del 1954. Con questo primo reportage Mulas dimostra di prediligere l'osservazione degli artisti e appare chiaro che lo sviluppo della sua creatività avviene attraverso un rapporto con la creatività altrui.

L'Associazione "Altidona Belvedere" da oltre dieci anni realizza esposizioni dedicate al fotoreportage, ospitando tra gli altri grandi fotoreporter come Uliano Lucas, Letizia Battaglia, Tano D'Amico, Francesco Cito, Romano Cagnoni, Mario Dondero. Quest'anno l'esposizione è dedicata a Ugo Mulas.

22/07/2011





        
  



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