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La lunga storia di Amen

San Benedetto del Tronto | Da Storia del Cristianesimo un'analisi del Professor Angelo Filipponi. Su Google in home page cliccando su Storia del Cristianesimo(italiano e inglese).

di Angelo Filipponi

Storia del cristianesimo (internet italiano ed Inglese)
Noi tutti, da cristiani, conosciamo il significato di Amen e lo traduciamo come così sia e in verità: facciamo un' operazione superficiale e propria di uomini, che inconsciamente accolgono una tradizione e l'accettano, senza porsi il minimo problema della sua effettiva semantizzazione, in un momento storico, convinti della sacrosantità testuale biblica ed evangelica, veterotestamentaria e neotestamentaria.
Neanche comprendiamo né discutiamo sul perché di un amen aramaico rimasto isolato, in un contesto greco, latino e poi italiano (o lingue nazionali).
Lo usiamo in modo conclusivo, a fine di una preghiera, di una liturgia, di una serie di raccomandazioni, inviti o proibizioni, (perfino maledizioni), come adesione di un fedele, laico, a quanto precedentemente formulato recitato ordinato dal clero.
Rileviamo solo che in un rito la sua valenza arcaica aumenta il valore della comunicazione, del fatto, della memoria cristiana propria per quei segni linguistici misteriosi, che sottendono una cultura da una parte egizia e da un'altra aramaico-ebraico mishnico: questo alone arcaico è anche espressione e manifestazione di autenticità e di attestazione di verità.
Noi da cristiani crediamo e, in questo, siamo rimasti nella linea dei cristiani del periodo di Giovanni, l'apostolo prediletto, che scrisse il quarto Vangelo (crediamo!) come ultimo testimone evangelico, come ultimo inviato a bandire la buona novella della Venuta del Signore e ad attendere il ritorno, sicuri di essere stati riscattati col suo sangue, di risorgere con lui, come figli del Padre.
Noi abbiamo mostrato in altre parti della nostra opera la non storicità di questo vangelo ed abbiamo collocato il Vangelo di Giovanni discepolo prediletto in epoca antonina, dopo la morte di Adriano.
Rilevato che non ci sono rapporti effettivi tra questo vangelo e le sette lettere di Ignazio di Antiochia (morto intorno al 110), colte le analogie con gli scritti di Giustino, di Policarpo, di Marcione, si è precisata la zona di influenza nell'area di Efeso, dopo aver rilevato la nuova struttura del porto, sotto Antonino il Pio (138-161).
Il cristianesimo efesino di questa epoca è molto diverso da quello paolino e giovanneo, essendo in lotta con le impostazioni di uno gnosticismo ormai dominante ed essendo lacerato da dissidi interni e confuso ideologicamente con tanti altri credi, eresie, scismi tra cui il docetismo: il cristianesimo già combatte una battaglia per la sua stessa esistenza e ne esce vittorioso, dopo accanito combattimento, come Grande Chiesa.
Soprattutto il cristianesimo è in contrasto con il giudaismo che era arrivato al massimo parossismo e si era macchiato di incredibili misfatti nel seno dell'impero romano dopo che, sotto il regno di Traiano e poi di Adriano, vedeva persa definitivamente la propria organizzazione economica e trapezitaria, la tipica cultura oniade diocesana, collegata con la Tzedaqah e la tarsha, avendo tentato l'ultima offensiva integralista contro l'impero romano prima con la guerra di Kitos (grazie a Lukuas ed Atenione) e poi con la rivolta di Shimon bar Kokba
La galuth (la cacciata) dal sistema civile romano dei giudei come elementi perfidi, barbarici, indegni di una convivenza civile cosmopolita è l'extrema ratio di una politica, a cui giungono gli antonini che perseguitano anche i capi cristiani che non pagano le tasse comunitarie, ma solo quelle individuali.
Il cristianesimo, mantenendo la struttura organizzativa giudaica, specie il sistema veterotestamentario, credeva di poter mantenere inalterata anche la struttura oniade trapezitaria amministrativa, nonostante le opposizioni di Marcione (85-160), che voleva, dopo la separazione netta dall'ebraismo con il rifiuto del Vecchio Testamento, una nuova costituzione cristiana, pura, basata su Dio buono che aveva inviato il suo unico figlio, dopo aver condannato il dio ebraico come cattivo.
Il rigidismo di Marcione sul piano del rituale,(nuovo sabato e nuova Pasqua e il suo pensiero sulla verginità), la selezione epistolare di Paolo e il suo kerugma evangelico (simile a quello lucano) influenzarono notevolmente il cristianesimo del Quarto secolo, in senso origeniano, senza pratica e per esempio di testimonianza, data nel corso delle persecuzioni sotto Marco Aurelio, poi sotto Decio e infine sotto Diocleziano secondo la tradizione di Eusebio e degli altri autori cristiani.
Ignazio, Policarpo, Giustino, Ireneo hanno esaltato col martirio il loro pensiero ma sono uomini interessati al bene delle comunità, costrette a mantenere inalterata la loro organizzazione diocesana amministrativa: c'è un contrasto tra il fisco imperiale e l'organizzazione della Chiesa che comincia a precisarsi come Grande Chiesa, a distinguersi dalle tanti comunità cristiane acefale anatoliche e mediterranee.
La morte degli episcopoi, amministratori, testimonia solo un'evasione fiscale non una persecuzione: la spettacolarizzazione e teatralità del martirio cristiano è una dimostrazione della dignità e dell' onore della personalità del prelato che, in difesa della comunità, si immola secondo i processi tipici della cultura ancora giudaica: muoia uno per tutti gli altri.
Dopo la cancellazione del nome stesso di Gerusalemme, la lotta per la supremazia tra le comunità si restringe: Antiochia ed Alessandria sono le due metropoli orientali che si contendono il potere in senso cristiano e che rivendicano l'apostolicità delle loro sedi dapprima nei confronti di Efeso e poi di Roma , che ha perso anche la centralità amministrativa e politica nel terzo secolo a favore di Milano e Treviri e definitivamente nel IV secolo, dopo la fondazione di Costantinopoli, a favore di Ravenna.
La definizione di Tacito del popolo giudaico come gens taeterrima stigmatizza efficacemente quanto di barbarico fosse stato compiuto nel corpo comunitario ellenistico romano, nel corso della II (116-117) e III guerra giudaica (134-36) ( cfr. Angelo Filipponi,Giudaismo romano III parte, in Sito angelofilipponi.com).
Il nuovo uso semantico di Amen é quello proprio di un credente che legge il vangelo dello pseudo Giovanni che fa parlare Gesù come figlio di Dio, la cui rivelazione della verità è ribadita due volte come amen amen, in un' anadiplosi retorica di un termine che era della toledot (storia) giudaica, come manifestazione di una certa continuità dalla matrice giudaica ma anche come un diverso integralismo in quanto i cristiani ribadiscono la spiritualità del loro regno e la divinità del Christos, generato dal Paraclito e fuso in modo Trinitario con Padre e col logos ( Verbum).
Sotto questa doppia affermazione del Christos ora non  c'è più il Messia con connotazione giudaica, rifiutata secondo la logica di Marcione, ma  quella di soter dell'uomo universale (catholicos), in quanto morto e risorto per la salvezza di tutti i viventi, salito al cielo,in attesa della ricongiunzione di tutti gli spirituali (pneumatici).
Questi sono solo quelli capaci di liberarsi dalla sarchia dalla ule dagli impulsi stessi della psuché terrena e di tornare al padre sull'esempio di Gesù, che ha indicato la via mediante la sua stessa resurrezione e che attende il fedele per una vita eterna nel regno celeste.
Questo evangelion era nuovo, opposto a quello marcionita, non quello degli altri tre evangelisti il cui kerugma era di stampo ancora terreno ed ancora legato al messaggio del christos ebraico aramaico, in senso escatologfico e apocalittico (Cfr. Cosa sottende Malkuth?) finito miseramente con la cattura e morte di Bar Aqivà e di Shimon bar Kokba.
Un'eco di questa amara conclusione delle speranze messianiche giudaiche si può leggere nel Dialogo con Trifone di Giustino e la stessa apologia cristiana, presente nelle due apologie giustiniane, è segno di questa nuova impostazione di Amen amen.
La semantizzazione di amen in questo senso è quindi di stampo cristiano cattolico in epoca antonina, ma come termine che è stato trasformato con un'altra interpretazione, l'ultima da noi conosciuta di una lunga fila di lezioni interpretative da rileggere e da capire, fatte nel corso dei secoli, a seconda delle esperienze di vita, giudaiche...
Esso aveva già una sua lunga lunghissima storia che noi cerchiamo di rilevare.
La semantizzazione di Amen Amen e il pater matteano sono espressione di questa epoca, antonina, di una netta separazione dall'ebraismo del cristianesimo, che pur mantiene il Vecchio Testamento come patrimonio comune.
Amen Amen viene usato col valore di Così sia come conclusione di una verità o di un credo stabilito sulla base di quanto dice Gesù ( in latino, amen amen dico vobis, in vertà in verità vi dico ), come risulta in Giovanni,3,11 (amen amen lego soi oti o oidamen laloumen kai o eorakamen marturoumen , kai thn marturian hmon ou lambanete in verità in verità ti dico che noi annunciamo - diciamo chiacchierando- quel che sappiamo e quel che abbiamo visto testimoniamo e non accogliete la nostra testimonianza).
In effetti in greco e in latino vi sono aggiunzioni perché amen (aleph con lineetta e punto e Min con due punti e Nun ) vale in verità e deriva da aman sono saldo e quindi credo e diventa espressione di 'met (aleph men e tau) verità
Il termine viene usato come acrostico, inizio di tre termini -dio (el: aleph e lamed), re (melek:men lamed e kaf finale) e fedele (Naaman :nun aleph men nun lungo finale)- con valore di sono fedele a Dio e al re.
Per me l'uso di questo termine in latino e in greco è una ulteriore dimostrazione della falsificazione del testo di Giovanni (che viene datato nel 135-50, in epoca gnostica ).
Il termine, comunque, pur essendo aramaico, potrebbe essere inzialmente una contaminazione del termine amenhophis (Akenaton) usato, apocopato, da elementi egizi fuggiti in Canaan dopo la persecuzione contro Amenophi IV alla fine della XVIII dinastia e durante la prima fase della XIX dinastia.
Il successivo significato aramaico (di derivazione aria) ha trasformato il valore forse inziale del nome proprio, data la significatività nuova nella lingua degli aramei e data la valenza successiva dell'acrostico.
Il cristianesimo e il mondo islamico, poi avendo ripreso il termine, gli hanno dato la valenza di credo (così sia) e di in verità sulla base conciliare (nonostante le differenze fono-scrittorie iniziali lessicali di aramaico, sanscrito ed egizio, specie della lettera iniziale)
Tre, comunque, nel corso dei secoli sono gli effettivi significati di amen: uno proprio del Vecchio Testamento, con due diverse valenze a seconda del periodo e due del Nuovo testamento con due diverse accezioni (una di Matteo-Marco
ed una di Giovanni), una ancora del I secolo d. c., l'altra del II secolo, quella giovannea .Noi cercheremo di seguire le diverse semantizzazioni di Amen a seconda dei momenti storici e cercheremo di dare un valenza significativa propria in relazione ad imprestiti culturali e a situazioni specifiche.
La semantizzazione per come è avvenuta è in relazione ai diversi significati e alla cultura dell ‘epoca.
1 Amen come apocope di Amenhotep (Amenhophis) (IV) aveva un iniziale valore di sigillo lasciapassare e veniva usato come partecipazione ed accettazione di fedeltà ad una promessa (è rilevabile in questo senso in Deut.27,15-26 ; 1Re 1,36; Neh 5,13) ma entra anche nel senso di approvazione di qualcosa e come espressione di sincerità (Numeri 5,22; Tobia 8,8) e risulta anche espressione di fede nei confronti di Dio in senso liturgico (in Salmi 71,19, I Paralipomeni 16,36,Ne 8,6) ma anche come accettazione di fede in Dio ( Romani 1,25, Galati,1,5;Fil. 4,20 anche se ha già un'altra valenza in quanto il lessico deve essere ora solo ebraico, perchè l'aramaico è derivato dalla cultura mesopotamica ed achemnide ed è ad essa connesso).
Il termine avendo quei segni e quel valore durò a lungo fino alla liberazione maccabaica in cui esso assunse un altro senso che poi divenne determinante nel periodo romano, quasi una bandiera contro la romanitas.

2.Amen fu un segno di riconoscimento fra zeloti, come poi per i cristiani JKHTHUS Jesous, Christòs, Theou uios,Sother).
Il termine aveva probabilmente valore di slogan, come acrostico, il cui significato sarebbe stato quello di sii fedele a Dio ed al re ed era connesso con lo Shema (Shema, Israel,Adonai Elohenu, Edonai Echad) ...
3Terminata la guerra contro i romani,Amen ebbe nell'area efesina il valore dato dallo  pseudo Giovanni,come già detto, per una distinzione,nel corso delle questioni gnostiche...

 

18/01/2011





        
  



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