Il popolo del corteo
San Benedetto del Tronto | Analisi delle manifestazioni giovanili in Italia
di Lorenzo Picardi
Fra le varie controversie che assillano il nostro Paese, merita particolare attenzione la riforma scolastica. Al di là dei cambiamenti (condivisibili o non) che essa comporta, è stata accompagnata da un numero considerevole di cortei, organizzati sia da universitari che da liceali.
Interessanti sono state le iniziative degli studenti di Pisa e Roma, che hanno occupato rispettivamente la Torre di Pisa e il Colosseo, senza considerare l'invasione al senato.
La caratteristica, però, di molti cortei, è la diversità di motivi per cui una persona manifesta. Escludendo coloro che sono realmente convinti in ciò che fanno e danno vita all'iniziativa, alcuni si uniscono per secondi fini.
Il primo desiderio che spinge molti ad unirsi alla folla è quello di mettersi in mostra, di apparire interessante di fronte ai coetanei, di emergere. Spesso alcuni indossano baschetto e portano barba incolta e capelli lunghi nel tentativo di essere scambiati per Che Guevara, proprio a causa della mentalità dell'apparire, riscontrabile anche dall'alto numero di partecipanti a reality, talent, o anche semplici quiz televisivi.
Si cerca a volte, nel realizzare questi cortei, di tenere come termine di paragone i sessantottini perché, si sa, è nobile imitare avvenimenti passati, anche se non vi sono più le circostanze e i modi affinché ciò avvenga.
Un secondo fattore molto pericoloso che rende più popolosi certi cortei è il desiderio di violenza (fisica e verbale) di alcuni. Il corteo, in questo caso, viene sfruttato da questi elementi come semplice occasione per fare un po' di casino, per cantare cori da stadio (succede sempre più spesso) e, se si è fortunati, anche per dar luogo ad una rissa.
A livello liceale, poi, c'è un terzo, irritante fattore: quello di non entrare pur senza manifestare o prendendo parte al corteo solo per pochissimi minuti e dileguandosi alla prima occasione utile.
A questo punto, la manifestazione diventa il trionfo dei furbi, che lasciano sia le scuole che le strade semideserte.
Pur con questi suoi difetti, il corteo continua ad avere un suo ruolo nelle rivendicazioni sociali, anche se non sempre non raggiunge gli scopi prefissati.
Interessanti sono state le iniziative degli studenti di Pisa e Roma, che hanno occupato rispettivamente la Torre di Pisa e il Colosseo, senza considerare l'invasione al senato.
La caratteristica, però, di molti cortei, è la diversità di motivi per cui una persona manifesta. Escludendo coloro che sono realmente convinti in ciò che fanno e danno vita all'iniziativa, alcuni si uniscono per secondi fini.
Il primo desiderio che spinge molti ad unirsi alla folla è quello di mettersi in mostra, di apparire interessante di fronte ai coetanei, di emergere. Spesso alcuni indossano baschetto e portano barba incolta e capelli lunghi nel tentativo di essere scambiati per Che Guevara, proprio a causa della mentalità dell'apparire, riscontrabile anche dall'alto numero di partecipanti a reality, talent, o anche semplici quiz televisivi.
Si cerca a volte, nel realizzare questi cortei, di tenere come termine di paragone i sessantottini perché, si sa, è nobile imitare avvenimenti passati, anche se non vi sono più le circostanze e i modi affinché ciò avvenga.
Un secondo fattore molto pericoloso che rende più popolosi certi cortei è il desiderio di violenza (fisica e verbale) di alcuni. Il corteo, in questo caso, viene sfruttato da questi elementi come semplice occasione per fare un po' di casino, per cantare cori da stadio (succede sempre più spesso) e, se si è fortunati, anche per dar luogo ad una rissa.
A livello liceale, poi, c'è un terzo, irritante fattore: quello di non entrare pur senza manifestare o prendendo parte al corteo solo per pochissimi minuti e dileguandosi alla prima occasione utile.
A questo punto, la manifestazione diventa il trionfo dei furbi, che lasciano sia le scuole che le strade semideserte.
Pur con questi suoi difetti, il corteo continua ad avere un suo ruolo nelle rivendicazioni sociali, anche se non sempre non raggiunge gli scopi prefissati.
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27/11/2010
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