Piano regolatore a crescita zero, stop al consumo di territorio: proposta di un gruppo di cittadini.
San Benedetto del Tronto | Liniziativa si ispira alle scelte politiche effettuate in tema di urbanistica da alcuni comuni di varie regioni italiane che oggi si stanno diffondendo un po in tutta Italia.
di Maria Teresa Rosini

(da sinistra) Luca Spadoni e Giorgio Mancini
Si è tenuta sabato mattina presso la sede comunale la presentazione alla stampa dell'appello, rivolto all'amministrazione comunale e a tutti i cittadini, di cui un gruppo di sambenedettesi si è fatto promotore e che ha per oggetto l'invito ad aderire all'iniziativa "Stop al consumo di territorio per un piano regolatore a crescita zero".
L'iniziativa si ispira alle scelte politiche effettuate in tema di urbanistica da alcuni comuni di varie regioni italiane che oggi si stanno diffondendo un po' in tutta Italia.
Esse rappresentano un tentativo coraggioso di avviare un'inversione di tendenza rispetto alle logiche urbanistiche, finora imperanti un po' ovunque, che nella sempre più disinvolta utilizzazione delle aree urbane come opportunità di edificazione (e senza progetti integrati che abbiano dello sviluppo delle città una visione globale) hanno portato ad un consumo di suolo sproporzionato rispetto alla vita sociale e alle esigenze di crescita sostenibile dei territori.
Il primo dei comuni ad intraprendere questo coraggioso percorso, come documentato nell'appello, è stato un piccolo centro urbano in provincia di Milano situato nel Parco Lombardo della valle del Ticino: Cassinetta di Lugagnano. Già nel 2002 la lista civica eletta alla guida dell'amministrazione comunale aveva previsto nel suo programma elettorale il principio della "crescita zero" in base al quale si intendeva "non procedere a nessun nuovo piano di insediamenti residenziali se non attraverso il recupero di volumi già esistenti", "valorizzare il patrimonio archittettonico e artistico esistente", "promuovere la qualità dell'ambiente e il turismo", "salvaguardare l'agricoltura".
Obiettivo principale anche quello di contrastare il "meccanismo deleterio che spinge le amministrazioni ad utilizzare il territorio (concedendone la edificabilità) come risorsa per finanziare la spesa corrente".
Concedere la lottizzazione di nuove aree edificabili consente infatti ai comuni di "incassare l'ICI e assicurarsi gli oneri di urbanizzazione" come sostiene Riccardo Bedrone, Presidente dell'Ordine degli architetti di Torino che plaude all'iniziativa della Provincia di Torino di porre un freno all'edificazione continua e al consumo di suolo: "E' vero che le amministrazioni devono fare di necessità virtù rispetto ai bilanci, ma non si può fare a discapito della terra. Il bene più prezioso che abbiamo." (da "La Repubblica" 13 febbraio 2010).
Quello contro l'eccessivo consumo di suolo è diventato oggi un movimento nazionale (www.stopalconsumoditerritorio.it/) al cui manifesto hanno aderito Comitati, Associazioni, Gruppi organizzati in tutta Italia e a cui vogliono richiamarsi i cittadini che hanno presentato sabato l'appello all'amministrazione comunale.
San Benedetto del Tronto infatti non può certo dirsi estranea a queste problematiche dato che uno studio della Regione Marche presentato lo scorso novembre("Atlante sul consumo di suolo nelle aree urbane funzionali delle Marche 1954/2007), la colloca, insieme a Civitanova Marche, tra i comuni che hanno attuato, nel periodo in esame, il più elevato consumo di suolo (+ 320%), mostrandone, in sede di conferenza stampa, le immagini topografiche comparate ad esempio di modello negativo di sviluppo.
Luca Spadoni, primo dei firmatari dell'appello, dopo aver riferito della diffusione delle iniziative relative alla crescita zero a livello nazionale e del prestigio dei professionisti (in particolare architetti) intervenuti a sostegno di esse, ha invitato l'amministrazione comunale ad un confronto pubblico su questi temi.
Bloccare la edificabilità di altro suolo cittadino e puntare alla ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente è sicuramente una scelta difficile e scomoda per l'amministrazione comunale, ma gli esempi esposti ne dimostrano l'attuabilità.
Si tratta di compiere una scelta politica, che dovrebbe coinvolgere tutti i cittadini attraverso un procedimento partecipato di elaborazione del PGT.
D'altronde, afferma Spadoni, quali sono le alternative? Continuare nel consumo esasperato del suolo e nell'edificazione selvaggia nuocerà a questa città se è vero che oggi la tutela e la vivibilità dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile sono valori primari cui è necessario fare riferimento per il futuro. Quale vocazione vuole darsi questa città se non quella fondata sul recupero, la qualificazione e la valorizzazione ambientale? E come può questa vocazione non contrastare col proseguimento di una politica di sempre nuova espansione edilizia e di ulteriore consumo di suolo?
L'intervento di Serena Michelangeli, autrice di uno studio sulle relazioni sociali e il loro condizionamento da parte delle strutture urbanistiche (relativo al quartiere Ragnola), si riferisce alle problematiche sociologiche dei centri urbani e pone in campo la relazione dei cittadini con lo spazio abitativo esterno in cui sono immersi e alle cui dinamiche e contraddizioni sono esposti. Assumendo che una città, un centro abitato, è un sistema complesso in cui interagiscono fattori ed esigenze di varia natura, esiste una capacità di carico del sistema e una reazione alla pressione che gli interventi di modificazione dell'ambiente esercitano sulla qualità della vita di relazione e del benessere complessivo delle persone. Se l'equilibrio si spezza e si supera la capacità di carico del sistema, questo entra in crisi. La forma di città-dispersa o i fenomeni di conurbazione ( gli spazi tra comuni diversi finiscono con l'azzerarsi per le sempre nuove costruzioni) in cui non c'è una visibile identificazione di spazi e comunità, incide nella percezione che le persone hanno di se stesse in relazione al contesto provocando disgregazione sociale.
"La prospettiva della crescita zero" prosegue Pierpaolo Filipponi architetto e designer, altro firmatario dell'appello, "non è utopistica, ma obbligata". "Nell'economia sambenedettese il territorio non può continuare ad essere una risorsa da consumare, ma un patrimonio da preservare e incrementare sia in senso ambientale che culturale. Non abbiamo grandi alternative".
"Proseguire nell'edificazione dei residui suoli liberi è davvero nell'interesse generale della nostra comunità cittadina? Oggi San Benedetto fa rilevare i problemi di inquinamento, rumore, traffico propri di una grande città, senza però averne i vantaggi in termini di servizi moderni ed efficienti".
Il tormentato dibattito circa l'utilizzazione dell'area ex Ballarin, continua Filipponi, è un esempio di come si voglia realizzare una mega opera pubblica senza avere ben chiaro cosa dovrebbe essere, a quali esigenze della cittadinanza andrebbe a rispondere, come dovrebbe essere inserita nel contesto generale della città.
La città ha bisogno di un progetto complessivo per il futuro orientato alle esigenze dei cittadini, nella direzione della conservazione del patrimonio ambientale naturale e storico, non di interventi occasionali privi di una logica generale.
Sulla base di queste considerazioni i firmatari dell'appello chiedono:
"a chi è oggi e sarà domani al governo della nostra città di attuare una politica urbanistica diversa:
- ispirata al principio del risparmio di suolo, attraverso l' adozione di un piano regolatore a cosiddetta "crescita zero",
- che non usi il suolo ancora non cementificato come "moneta corrente" per i bilanci comunali,
- che investa sul recupero, sulla promozione e la valorizzazione del paesaggio ambientale ed architettonico,
- che indirizzi il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente
- che interrompa qualsiasi ulteriore forma di speculazione, cementificazione e consumo del territorio cittadino.
CHIEDIAMO
inoltre al Sindaco e al Consiglio Comunale di San Benedetto l'immediato ritiro e revoca della delibera n.113 del 23/12/2009*"
*(atto di indirizzo relativo alle aree da destinare gratuitamente all'opera pubblica della fondazione carisap, alla costruzione di una nuova piscina comunale, ad una sottostazione elettrica)
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06/07/2010
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