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Ciccanti torna sull’abolizione delle province. "Fumo negli occhi: è stato uno spot di Calderoli"

Roma | L’on. Udc annuncia un discorso alla Camera a favore dell’abolizione delle Province. E poi la Polemica: “Tutti coloro che governano ad Ascoli – populisti da quattro soldi - hanno predicato in un modo e agito in un altro".

di Redazione

Amedeo Ciccanti

L'on Udc Amedeo Ciccanti torna sulla questione dell'abolizione delle Province. "La stampa annuncia imminenti rivoluzioni in ogni parte d'Italia per salvarle, ma dopo la nascita delle regioni e la riforma del Titolo V della Costituzione - questo il ragionamento di Ciccanti - la Province non hanno ragione di esistere".

"Un sistema che produce spesa ed inefficienza" secondo l'onorevole che annuncia un discorso ragionato alla Camera, in occasione della discussione sulla Carta delle autonomie, proprio sull'abolizione delle province. La funzione di area vasta svolta ora delle province andrebbe - afferma Ciccanti - "ai comuni in forma associata, come avviene in Germania".

Tornando alla questione Ascoli-Fermo, Ciccanti, che afferma di essere stato l'unico parlamentare a battersi contro le province, ricorda le posizioni in merito del Sindaco di Ascoli Piceno Castelli, "che ha fatto la campagna elettorale nel 2006 all'allora vice ministro Baldassarri" e dell'ex Sindaco Celani, ora Presidente della Provincia di Ascoli, "che si consumò le scarpe per sostenere il Sottosegretario all'Interno D'Alì, che rivendico il merito di aver voluto la provincia di Fermo".

"Oggi assistiamo alla beffa! - prosegue l'on. - dopo che nel 2008, tutta la compagine che governa la provincia di Ascoli, PDL e MAP con in testa Celani (che mai avrebbe potuto fare il presidente in una provincia unita), ha sostenuto un programma che prevedeva la abolizione delle province, fanno le barricate per salvarle".

Insomma: "Costoro che hanno predicato in un modo e agito in tutt'altra direzione adesso minacciano barricate. Con che credibilità? Voglio aprire gli occhi agli ascolani, quelli seri e in buona fede, che hanno votato questi populisti da quattro soldi: lasciate che strillino da soli per difendere i loro scranni provinciali a cui tengono più della provincia, tanto non succederà niente! Al Ministro Calderoli di abolire le province non interessa niente se non per far vedere che la iniqua manovra aveva anche elementi di serietà".

Non bastando un decreto legge per un simile intervento, visto il carattere non urgente della misura, l'abolizione delle Province per ora non passerà. Di questo si tornerà a parlare in Parlamento, dice Ciccanti, con due possibile prospettive: "la prima, che siano abolite le province (non regionali) sotto i 200.000 abitanti, ma riguardano 12 province (di cui 9 con i requisiti) e il risparmio atteso è poca cosa rispetto alla sostanza dei tagli che si debbono fare. Prevarrà quindi la ragionevole ponderazione dei costi/benefici. Secondo scenario, si potrebbe alzare il limite degli abitanti e fare una cosa più seria: con 500.000 abitanti salterebbero 59 province su 103, allora si che la spesa pubblica si taglia! Ma ve l'immaginate voi una maggioranza che si suicida elettoralmente per fare una cosa che aveva promesso agli elettori e che produce un costo elettorale così alto? Non lo faranno mai, così come non hanno mai voluto tagliare 70 sedi inutili di Tribunale delle 176 esistenti, così vale il discorso per le sedi militari rimaste in piedi dopo la eliminazione della leva obbligatoria".

Ciccanti conclude con una nota polemica sulla scelta della soglia a 220.000 abitanti: "è stata voluta dal Ministro Calderoli per guadagnare più province rispetto alla soglia minima dei 200.000. Alzando l'asticella da 200 a 220.000 si sono guadagnate solo tre province (Belluno, Massa Carrara, Ascoli Piceno), se invece l'asticella si alzava a 225.000 abitanti se ne guadagnavano altre quattro. Perchè il Ministro Calderoli e la Lega hanno rinunciato a guadagnare più del doppio di province, ben quattro province, con soli 5.000 abitanti in più? Perchè è stata stabilità la regola delle province frontaliere quando non ci sono più confini? A queste domande sta cercando di rispondere Fini, nell'indifferenza generale dei quadri dirigenti del PDL".

31/05/2010





        
  



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