Sulla divisione della Provincia nessuna irregolarità: lo sfogo di Rossi
Ascoli Piceno | Ma di che cosa stiamo parlando! Il parere del Ministero ha messo una pietra tombale sulla questione. Questa la reazione dellex Presidente della Provincia alla proposta di delibera presentata dal PD in Consiglio Regionale.
di Sara Matera
Lo sfogo di Rossi in Consiglio Provinciale
Si è discussa giovedì in Consiglio Provinciale la proposta di delibera avanzata dal PD, con la quale si chiedeva di riaprire il dibattito consiliare rispetto alle operazioni di divisione dei beni della Provincia. Su richiesta del MAP, che aveva assicurato il suo appoggio al maggior gruppo di opposizione, il voto sulla proposta è stato rinviato. I Consiglieri di Rifondazione e Sel, Rossi, Illuminati e Binari, hanno abbandonato l'aula per protesta.
Massimo Rossi, ex Presidente della Provincia bersagliato da tutti i fronti per come avrebbe condotto il procedimento di divisione dei beni tra Ascoli e Fermo, denuncia con forza la scarsa attenzione dedicata, dalla stampa e dall'amministrazione, al parere recentemente espresso dal Ministero della Funzione Pubblica. Una "pietra tombale" sulla questione, che conferma la legittimità delle operazioni svolte dalla Giunta da lui guidata.
"Ma di che cosa stiamo parlando! - sbotta l'ex Presidente - i danni per il territorio sono stati provocati da una legge votata dal Parlamento nazionale che io mi sono assunto la responsabilità di mettere in pratica, essendo un mio specifico compito".
Nel parere scritto si trova chiara conferma del fatto che la responsabilità dell'iter di ripartizione dei beni fosse esclusivamente della Giunta e non del Consiglio: "la legge 147/2004 (istitutiva della Provincia di Fermo) - si legge nel documento - stabilisce che la Provincia di Ascoli Piceno delibera lo stato di consistenza del patrimonio ai fini delle conseguenti ripartizioni, da effettuare con apposita deliberazione di Giunta".
E ancora, dal documento si evince l'assoluta assenza di specifici criteri di divisione: "in ordine ai criteri per la valutazione della consistenza del patrimonio, la legge istitutiva non richiama specifici elementi di riferimento, ma un generico principio di procedere alla ripartizione in proporzione al territorio e alla popolazione. Pertanto è da ritenersi che la valutazione è lasciata ai criteri ritenuti meglio rispondenti alla ripartizione".
Per quanto riguarda il personale, nel parere si afferma chiaramente la "natura di atto regolativo" di tale procedimento rispetto al quale, "per tale ragione, non è possibile esprimere valutazioni in ordine alla legittimità dei contenuti dell'accordo sindacale, che assunto dalle parti in attuazione della predetta legge, assume caratteristiche proprie e di diversa qualificazione rispetto agli accordi decentrati previsti dalla normativa contrattuale".
Nulla di illegittimo, dunque, nemmeno riguardo le delibere relative al trasferimento del personale. "I problemi e i ricorsi - aggiunge Rossi - sono dovuti al fatto che i procedimenti, attentamente concordati con dirigenti, sindacati e associazioni, non vengono adeguatamente applicati".
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16/04/2010
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